mobilità
La trasformazione delle città e la mobilità urbana
Il Libro bianco dell’Eurispes affronta, anche in chiave storica, il tema del trasporto nelle aree urbane, nodo cruciale per l’ambiente e lo sviluppo
Le grandi aree metropolitane, che nel mondo sono circa 600 e che nelle prossime due decadi assorbiranno oltre il 70% della popolazione del Pianeta, costituiscono la sfida più rilevante per il progresso e la sostenibilità. L’era della città dell’auto facile, consolidata a partire dal secondo dopoguerra, ha oggi raggiunto la sua maturità, i sui livelli massimi di saturazione dello spazio e di consumo dell’energia disponibili. Nella sua evoluzione questo modello di mobilità urbana ha visto crescere drammaticamente le sue esternalità negative, sopportate ma non dichiarate.
Il trend e le modalità di crescita delle aree urbane, in relazione alle dinamiche del traffico e ai relativi impatti, ambientali ma non solo: è il complesso e importantissimo tema del Libro bianco sulla mobilità e i trasporti dell’Eurispes. Il problema della mobilità, in particolare urbana, è infatti un nodo fondamentale sia sul fronte dell’inquinamento che del risparmio energetico.
Il nostro Paese testimonia, al pari di ogni altra nazione della Terra, il processo di disarticolazione urbana che va compiendosi dal dopoguerra ad oggi: le città hanno perso progressivamente la loro caratteristica compattezza spaziale e funzionale che derivava loro dagli impianti storici delle vecchie cinta murarie, e hanno assunto una fisionomia frammentata e dispersa in cui il confine tra città e campagna si assottiglia fino a scomparire. Frammentazione e dispersione crescenti hanno ridotto la sostenibilità del paradigma urbano e abitativo principalmente per le alte esternalità ambientali, sociali ed economiche concretamente testimoniate dai costi crescenti di infrastrutturazione delle reti (fognarie, energetiche, idriche, viarie) e dei servizi (di smaltimento, di trasporto, pubblici, ecc.). L’Italia non solo mostra un maggiore uso del territorio rispetto alle medie continentali, ma paga l’aggravante di una minore organizzazione delle funzioni interne, da cui discende verosimilmente una maggiore necessità di connessioni tra aree differenti: il maggiore tasso di infrastrutturazione viaria territoriale rispetto al dato medio europeo ne è diretta conseguenza.
Lo Sprawl urbano (questa la rapida e disordinata crescita delle città) riduce l’accessibilità ai servizi per le popolazioni residenti nelle grandi aree urbane, esalta la parcellizzazione della domanda di mobilità, riduce le opportunità di organizzare secondo economie di scala la pianificazione delle infrastrutture e dei servizi; con il risultato di un aumento dei costi a carico della collettività, di una congestione delle reti e costi ambientali crescenti e con un’offerta dei servizi pubblici di trasporto sempre meno in grado di soddisfare la domanda di mobilità. L’insufficienza del trasporto pubblico locale ha determinato la preminenza del trasporto privato su quello collettivo e pubblico. In Italia sono oltre 600 le automobili ogni mille abitanti con i picchi costituiti dalle aree metropolitane di Roma e Firenze che ne registrano oltre 700 ogni mille abitanti. La conseguenza immediatamente percepibile è il traffico: secondo l‘indice Inrix (che ogni anno calcola la classifica delle città più trafficate), Milano è addirittura al primo posto nel mondo, mentre l’Italia si piazza al quarto posto nella classifica degli Stati.
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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