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La pessima aria dell'Europa | Tekneco

Unione europea

La pessima aria d’Europa

Qualità dell'aria e rifiuti. L'Europa rottama, due fondamentali normative ambientali. E guarda al passato

Scritto da il 18 dicembre 2014 alle 14:17 | 0 commenti

La pessima aria d’Europa

Tira una brutta aria in Europa, e non solo in senso figurato. La “nuova” Commissione europea del presidente Juncker ha avviato una campagna di rottamazione di normative e direttive tra le quali ne spiccano due squisitamente di carattere ambientale: la qualità dell’aria e l’economia circolare. Si tratta di un’operazione che appare essere stata fatta sotto dettatura di Business Europe, la confederazione degli industriali europei, della quale fa parte Confindustria, che con una lettera del 25 novembre 2014, come rileva Renzo Consoli in una nota di Akanews, aveva chiesto di depotenziare una serie di provvedimenti.
Oltre le due proposte legislative, sulla qualità dell’aria che prevedeva limiti maggiori per l’anidride solforosa, il particolato e gli ossidi d’azoto e quella sul riciclo dei rifiuti (economia circolare) che fissa nuovi obiettivi al 2030 sul recupero dei rifiuti al 70% per quelli urbani e dell’80% per quelli da imballaggi, – nonchè il divieto di gettare in discarica i materiali riciclabili – la “semplificazione normativa” della Commissione europea riguarda anche la parità di genere, che impone la presenza delle donne ai vertici delle società e la proposta di aumentare di quattro settimane il congedo di maternità.
Presentando l’operazione al parlamento europeo il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, ha affermato che le disposizioni ambientali saranno ripresentate «in modo che siano in migliore sinergia con il nuovo pacchetto clima/energia per il 2030». Ma ci sono ragioni di dubitare di ciò visto che Timmermans dovrebbe spiegare quale sia la connessione tra emissioni inquinanti come quelle locali delle polveri sottili e i relativi limiti di concentrazione, spesso in ambito urbano e le emissioni climalteranti nella maggior parte prodotte dai grandi impianti manifatturieri ed energetici.
«Juncker ha giustificato la sua decisione di eliminare le leggi ambientali – spiega Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente – con l’esigenza di concentrarsi sull’essenziale nel 2015 rispetto al programma ereditato dalla precedente legislatura comunitaria. Fa veramente impressione sentire dal presidente dell’esecutivo Ue che la salute dei cittadini degli Stati membri e l’ambiente non sono delle priorità. Una posizione quanto meno paradossale, se pensiamo che, secondo le valutazioni della stessa Commissione, i nuovi limiti per ridurre lo smog (proposti nel dicembre 2013) potrebbero evitare di qui al 2030, 58.000 morti premature, mentre le misure per l’economia circolare (proposte nel luglio 2014) potrebbero supplire alla carenza di materie prime nel Vecchio Continente e generare 580.000 nuovi posti di lavoro. Purtroppo hanno vinto le lobby industriali che temono i costi aggiuntivi associati ai nuovi limiti di emissioni e agli obblighi di riciclaggio dei rifiuti. E forse ne escono vittoriose anche le aziende farmaceutiche, visto che la prevenzione delle malattie respiratorie sembra non essere tenuta in alcun conto».
E aumentano i dubbi se si legge la nota di Federauto con la quale il 16 dicembre l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi auto commercializzati in Italia ha detto che: «serve un cambio di rotta della nostra Ue, un segnale di rottura con le politiche austere che oggi penalizzano tutti, anche i Paesi chiave dell’economia europea. È necessaria una trasformazione, orientata alla crescita, che vogliamo riscontrare già oggi con il piano che il presidente Juncker presenterà questo pomeriggio al Parlamento europeo».
«Mai ci saremmo aspettati di dover rimpiangere Barroso, ma ora la Commissione Europea ha toccato il fondo: il ritiro delle direttive sul pacchetto aria e sull’economia circolare, annunciato dal vicepresidente Timmermans è una decisione ad uso e consumo di lobby e blocchi di potere economici che vogliono produrre secondo vecchie logiche, voltando le spalle al processo d’innovazione garantito dalla green economy», affermano gli esponenti di Green Italia, Monica Frassoni – Copresidente del Partito Verde europeo – e Francesco Ferrante.
Se si mettono in fila, infatti, i modesti obiettivi in fatto di clima al 2030, la debolezza della posizione europea durante la recente Cop 20 di Lima e questi provvedimenti appare chiaro che il modello di “sviluppo” dell’Unione europea oggi guarda al passato.
«La retromarcia di Jean Claude Juncker sulle direttive ambientali è pericolosa e inaccettabile. Si tratta di un attacco frontale senza precedenti alle politiche ecologiche fatte negli ultimi anni dall’Europa. Il Governo italiano e Renzi, in qualitá di presidente di turno del Consiglio europeo, chiedano con urgenza alla Commissione Ue di rispettare i patti giá presi per i limiti anti smog e il riciclaggio dei rifiuti. Juncker non si nasconda dietro i presunti alleggerimenti burocratici: cancellare i programmi sulla qualitá dell’aria e sull’economia circolare data dal riciclo dei rifiuti, rappresenterebbe il ritorno al Medioevo industriale con pericolose conseguenze per l’ambiente e la salute umana. – afferma il senatore del Movimento 5 Stelle, Gianni Girotto – Evidentemente il duo Juncker-Timmermans hanno piú a cuore gli interessi delle vecchie lobby industriali, che quelli dei cittadini europei e dei settori economici green piú avanzati che si stanno facendo largo in Europa».
«In ogni caso, – ha concluso il vicepresidente della Commissione Timmermans – vogliamo eliminare gli oneri superflui, e lo faremo senza abbassare gli standard». Ma il dubbio che l’Europa voglia puntare a uno “sviluppo” fossile, poco attento ad ambiente e welfare per uscire dalla crisi è netto.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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