Ambiente
Giornata mondiale degli oceani
Si celebra ogni 8 giugno il World Ocean Day. Obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della salvaguardia degli ambienti acquatici
Photo: NOAA
Si rivolge in modo particolare ai giovani l’edizione di quest’anno della Giornata Mondiale degli oceani con lo slogan Youth: the Next Wave for Change. Del resto nelle loro mani si trova il futuro della conservazione degli oceani.
Parola d’ordine sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della salvaguardia degli ambienti acquatici. Spesso sfugge il ruolo attivo che questi ultimi hanno per la salute dell’intero pianeta. Ricoprono infatti il 70 % della superficie terrestre, ospitano l’80% della biodiversità e producono il 50% dell’ossigeno presente in atmosfera. Buone ragioni dunque per inquinare meno. Ma in cosa consiste il cambiamento di paradigma sottolineato sul sito dedicato all’evento?
Sono quattro i punti principali: cambiare prospettiva ovvero muovere dalla riflessione individuale dell’importanza del concetto di oceano per la sopravvivenza personale; approfondire lo studio sulla diversità delle creature marine e su quanto le forme inquinanti danneggino l’ecosistema acquatico giungendo fino agli uomini; cambiare abitudini iniziando dalle piccole azioni quotidiane; celebrare il World Ocean Day poiché l’interconnessione è globale.
E’ lunga la lista dei partner internazionali che prendono parte attiva alla giornata mondiale degli oceani così come sono numerose le iniziative programmate per l’8 giugno. L’obiettivo unico è sensibilizzare e divulgare le tematiche relative alla salvaguardia degli oceani.
Annualmente gli oceani fungono da discarica per grosse quantità di sostanze inquinanti, dovute alle attività antropiche sia terrestri che marine. Sul podio dei disastri annunciati fertilizzanti e pesticidi usati dalle aziende agricole, scarichi industriali, acque reflue che da piccoli rivoli o fiumi raggiungo inevitabilmente il mare. Seguono, ma solo in ordine di elenco, le emissioni in atmosfera di composti chimici quali rame, nichel, mercurio, cadmio, piombo, zinco e composti organici sintetici in grado di rimanere nell’aria per settimane. Con i venti si spostano e ricadono anche negli oceani.
Dulcis in fundo le estrazioni di combustibili fossili, i trasporti via nave e la pesca che scaricano in mare pericolose sostanze tossiche, l’inquinamento acustico e l’inquinamento petrolifero causato da collisioni navali o navi incagliate. Infine le plastiche come i sacchetti e le bottiglie in pet, sono i rifiuti marini più diffusi al mondo e in molti mari regionali costituiscono oltre l’80% della spazzatura, secondo un recente rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.
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L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
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