Clima
Clima di fallimento
L'ultimo incontro di Bonn sul clima prima della Cop21 registra una battuta d'arresto. E gli indicatori mostrano una strada in salita
S’avvia a grandi passi verso il fallimento la Cop21 sul clima di Parigi. I segnali che arrivano dall’ultimo round dei negoziati di Bonn, non sono per niente incoraggianti. Già dopo il primo giorno infatti, denuncia Maria Grazia Midulla responsabile Clima ed Energiadel WWF, sulla Stampa «La bozza di accordo sul Clima da raggiungere nel Summit ONU di Parigi, di cui discutono per tutta la settimana a Bonn i negoziatori di tutti i Paesi, già al primo giorno è passata da 231 a 921 parentesi quadre». Le parentesi quadre sono le parti sulle quali non c’è accordo e bisogna tenere conto del fatto che quello di Bonn è l’ultimo round prima della Cop21 di Parigi. Oltre a ciò è arrivato il report di 18 grandi Organizzazioni non governative “Fair Shares: A Civil Society Equity Review of INDCs”, che analizza i contributi nazionali (Intended Nationally Determined Contributions – INDCs) con focus su scienza ed equità ha verificato che gli impegni volontari presentati dalle nazioni sono assolutamente insufficienti a mantenere la temperatura sotto i 2°C entro il 2100. Per intenderci gli Stati Uniti e l’Unione Europea fanno il 20% di ciò che dovrebbero fare, il Giappone il 10%, la Russia lo 0%, mentre la Cina, dovrebbe e il condizionale è d’obbligo, fare entro il 2030 più di quella che sarebbe la sua parte. Discesa del Pil del gigante asiatico permettendo.
«È chiaro come vi sia ancora molto lavoro da fare perchè si raggiunga a Parigi quell’accordo equo, ambizioso e innovativo che il mondo chiede – ha detto Mariagrazia Midulla – Bisogna lasciare Bonn con un draft di accordo piú robusto di quello che c’è ora, soprattutto per assicurare che sia davvero in ogni sua parte ambizioso ed equo. Quello che deve uscire da Bonn è un draft per un accordo che possa facilmente essere utilizzato come base per decidere sui temi chiave per impegni politici in linea con quanto è emerso dalle ultime evidenze scientifiche sul cambiamento climatico».
Secondo il WWF servirebbero, impegni chiari per il finanziamento del Fondo Verde per il Clima anche dopo il 2020, equitá e giustizia come asse dell’accordo in tutte le sue parti, forte processo di revisione e taratura degli obiettivi, un piano per affrontare le emergenze (Loss & Damage) dovute al cambiamento climatico, l’adozione esplicita di un forte obiettivo globale per l’Adattamento per indirizzare un’azione crescente di adattamento e sostegno a coloro che stanno affrontando quegli impatti del cambiamento climatico giá ora inevitabili. Oltre a ciò dalla comunità scientifica arrivano analisi che impongono di fare azioni prima del 2020. Ossia domani. Queste azioni dovranno, afferma il WWF «essere solide, in modo da sostenere gli impegni, oltretutto ancora inadeguati, presi dai governi attraverso gli INDC’s (in pratica gli obiettivi e i piani per ciascun Paese) per il periodo post 2020. Il draft posto in discussione dai presidenti del gruppo di lavoro sull’accordo contiene molti degli elementi utili all’azione pre-2020. Se si vuole colmare il gap di emissioni, occorre procedere verso un’implementazione attuata con sforzi sempre maggiori sull’energia rinnovabile e l’efficienza energetica e nel settore dell’uso del suolo», conclude il Wwf Italia. Ancora più incisiva fu la Iea qualche anno fa. Nel 2012, infatti disse che ai ritmi d’emissione d’allora, che sono quelli di oggi, si sarebbe esaurito lo stock di CO2 disponibile al 2030 per stare sotto i2°C, entro il 2017.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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