Biodiversità
Biodiversità, l’Onu chiede maggiori sforzi
La XII Conferenza delle parti della Convenzione sulla biodiversità ha preso atto dei miglioramenti raggiunti, ma gli obiettivi di Aichi sono lontani
Sono urgenti azioni forti e innovative per poter raggiungere gli obiettivi fissati per il 2020 dalla Convenzione sulla biodiversità (Cbd). Questo richiamo ad un’opera più incisa dei governi viene dalla XII Conferenza delle parti della Cbd: circa ventimila rappresentanti di 194 paesi si sono riuniti a PyeongChang, in Corea del Sud, per fare il punto sul Piano strategico per la biodiversità 2011-2020 e sui 20 obiettivi di Aichi, sottoscritti con il Piano strategico per la biodiversità 2011-2020 di Nagoya. In questa occasione è stato pubblicato il rapporto delle Nazioni Unite Global Biodiversity Outlook 4, che illustra i risultati ottenuti e suggerisce le azioni da intraprendere. Sono stati fatti significativi progressi verso il raggiungimento degli obiettivi fissati, si legge nel rapporto; ad esempio, è a buon punto il target del 17% di protezione delle zone di terra e di acque interne. Ma per raggiungere gli obiettivi fissati servono misure addizionali.
L’analisi degli indicatori ha rilevato che, sulla base dei trend attuali, le pressioni sulla biodiversità continueranno ad aumentare, peggiorandone il declino in atto; e ciò nonostante il crescente impegno per la sua salvaguardia. Ciò può essere dovuto, secondo gli analisti, sul fatto che serve tempo perché i miglioramenti siano visibili, ma solo in parte: è infatti probabile che le misure prese siano insufficienti. Il quadro degli obiettivi di Aichi è strettamente interconnesso, e il raggiungimento di alcuni obiettivi avrà una forte influenza sulla realizzazione di altri. Secondo l’Onu, il conseguimento di questi obiettivi darà un grande contributo anche alla soluzione di problemi urgenti di carattere mondiale come la riduzione della fame e della povertà, il miglioramento della salute umana, la sicurezza di una fornitura sostenibile di energia, acqua e cibo.
I punti caldi su cui è necessario intraprendere azioni più incisive sono diversi, a cominciare dalla salvaguardia degli habitat naturali, di cui occorre dimezzare il tasso di perdita; e poi la riduzione dell’inquinamento, anche quello da eccesso di nutrienti, una grave minaccia per la biodiversità e per i servizi ecosistemici a livello globale; la riduzione delle molteplici pressioni sugli ecosistemi vulnerabili ai cambiamenti climatico, come le barriere coralline; la protezione delle specie minacciate di estinzione e il migliorare del loro stato di conservazione; il ripristino di almeno il 15 per cento degli ecosistemi.
«I fattori che spingono i responsabili politici a proteggere la biodiversità sono sempre più di natura economica – sottolinea Achim Steiner, sottosegretario generale dell’Onu e direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) -. La diversità biologica è una pietra angolare delle economie sviluppate. In assenza di una sana biodiversità, i mezzi di sussistenza , i servizi ecosistemici, gli habitat naturali e la sicurezza alimentare possono essere gravemente conpromessi».
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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