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Ancora discordia sulla Concordia
La vicenda dell'ultimo viaggio della Concordia si è risolta bene anche sul fronte ambientale, ma ci sono ancora polemiche e non da parte degli ambientalisti
La vicenda della Concordia è finita “bene” anche sotto al profilo della tutela ambientale. Il viaggio verso Genova, infatti, è stato sottoposto a una speciale vigilanza, dal nome “Costa ti tengo d’occhio”, da parte di Legambiente e Greenpeace che a fine operazione hanno dato il semaforo verde sul fronte del possibile inquinamento.
«In lieve anticipo rispetto alla tabella di marcia, grazie al meteo favorevole e all’ottima tenuta del progetto ingegneristico che ha rimosso la Concordia dal Giglio, si è conclusa una vicenda che è costata la vita a 33 persone e ha inflitto una ferita all’ambiente del Giglio e dell’Arcipelago Toscano e all’immagine del nostro Paese. I nostri monitoraggi non hanno fatto emergere alcun sversamento di idrocarburi o sostanze inquinanti. Adesso però dobbiamo rivitalizzare il Santuario dei cetacei, rendere efficace il Decreto anti-inchini e inaugurare una nuova stagione dello smantellamento delle navi europee nel vecchio continente», affermano Alessandro Gianni e Stefano Ciafani, Direttore delle Campagne di Greenpeace il primo e Vice Presidente di Legambiente il secondo, alla conclusione del viaggio a bordo della Maria Teresa, l’imbarcazione della Fondazione Exodus di Don Mazzi che ha seguito ininterrottamente la Concordia dal Giglio a Genova Voltri e a bordo della quale c’era anche un esperto di Petroltecnica, azienda specializzata in indagini ambientali che ha messo a disposizione un kit che per fortuna non è servito, per eventuali monitoraggi da sversamento di idrocarburi.
In pratica le associazioni plaudono al successo dell’iniziativa, ma rilanciano su più fronti, compreso quello della demolizione che da anni viene condotto senza regole nei paesi in via di sviluppo. «È significativo che per la prima volta, da decenni, una grande nave venga smantellata in Italia. Ovviamente non possiamo aspettare tragedie come queste per fermare la vergognosa pratica dello smantellamento delle navi in cantieri fatiscenti in Paesi come la Turchia, l’India e il Bangladesh. Ci auguriamo che questa sia l’occasione per ripensare un modello industriale aberrante e garantire sul serio lo smaltimento in Europa delle imbarcazioni comunitarie», rimarcano i due esponenti ambientalisti. Un plauso, per niente scontato, da parte delle associazioni ambientaliste che però suscita polemiche.
«Mi ha dato un po’ fastidio il fatto che abbiamo profuso uno sforzo pazzesco per proteggere l’ambiente e oggi, leggendo le notizie, sembra che il controllo lo abbiano fatto Greenpeace e Legambiente. A me risulta che sulla nave, come da trenta mesi a questa parte, ci fossero Ispra, Arpat e Istituto Speriore della Sanitá, i massimi organismi di tutela pubblica che hanno svolto in maniera impeccabile il lavoro. Qualcuno si è fatto la gita in barca e poi diventa il tutore dell’ambiente. – afferma il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli – Meglio rivolgere l’attenzione a tutti i problemi ambientali del paese, ce ne sono tanti, nell’economia complessiva la Concordia è stato un tema molto marginale, invece in giro per l’Italia ci sono scempi che magari meriterebbero un’attenzione maggiore. E quante golette ci sono attorno alla nave americana che sta facendo l’idrolisi delle armi chimiche siriane nel Mediterraneo? Mi piacerebbe saperlo, io ne ho viste tante per la vicenda Concordia, dove c’erano tutti i controlli pubblici».
Evidentemente Gabrielli si “scorda” che nel nostro paese sono proprio le istituzioni a essere deficitarie in campo ambientale, come dimostrano le emergenze ambientali irrisolte da decenni quali, la Terra dei Fuochi e i Sin e la “Concordia” su questo fronte rappresenta un’eccezione, positiva, ma pur sempre un’eccezione.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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Teo
scrive il 28 luglio 2014 alle ore 14:21
Gabrielli si è giustamente stancato di gente che pur di prendere notorietà e consensi si nasconde dietro a slogan tanto minacciosi quanto ridicoli del tipo "Costa ti tengo d'occhio" Non dimentichiamo che Greenpeace voleva fare smantellare la Concordia direttamente sul Giglio perchè a loro parere il viaggio sarebbe stato troppo rischioso per i cassoni. (Da ricordare le famose scritte..."e se si stacca un cassone?") Senza dimenticare il danno economico causato all'Islanda che non potendo più cacciare foche (loro fonte primaria di sostentamento) hanno subito una disoccupazione di oltre il 90% e indovina un pò? All' Islanda è poi stata data la possibilità di cacciare foche, direttamente dagli organi competenti, ma intanto il danno era fatto e la gente da quelle parti soffre ancora il tam tam mediatico di Greenpeace... Ci sono cose serie da fare per salvare l'ambiente, di sicuro non stare su una barca proclamandosi salvatori di Madre Natura... Bravi tutti coloro che hanno lavorato "attivamente" alla rimozione della Concordia con un intervento senza precedenti.