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2014: l’arsenico nell’acqua è servito
É infrazione comunitaria per l'arsenico nel Lazio. Una vicenda che da tredici anni non trova, da parte della politica, soluzioni
É una storia che dura da 13 anni, quella dell’inquinamento da arsenico nel nord del Lazio e ora dopo tre deroghe arrivano le sanzioni dall’Europa. «La Commissione europea apre una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la sua incapacitá di garantire che l’acqua destinata al consumo umano sia conforme alle norme europee. La contaminazione dell’acqua da arsenico e fluoro è un problema annoso in Italia, in particolare nel Lazio. questo è quanto si legge in una nota arrivata da Bruxelles – La direttiva sull’acqua potabile impone agli Stati membri di controllare e testare l’acqua destinata al consumo umano in base a 48 parametri microbiologici e chimici e indicatori- spiega il comunicato- Se si riscontrano nell’acqua livelli elevati di arsenico o di altri inquinanti, gli stati membri possono derogare per un periodo limitato di tempo ai valori limite fissati dalla direttiva, purchè la deroga non presenti un potenziale pericolo per la salute umana e l’approvvigionamento delle acque destinate al consumo umano nella zona interessata non possa essere mantenuto con nessun altro mezzo congruo».
Così un allarme annunciato nel lontano 2001, e non perchè ci siano stati casi particolari d’inquinamento, ma per il semplice fatto che entrò in vigore una normativa europea che imponeva limiti precisi all’inquinamento dell’acqua potabile gli unici interventi, presi da quattro giunte di colore politico diverse, anche se quella Zingaretti – in sella da circa un anno – rivendica una spesa di 40 milioni di euro per far fronte all’emergenza, si sono limitati all’emettere ordinanze di divieto di consumo nelle aree più critiche.
«La direttiva consente al massimo tre deroghe, ciascuna limitata a tre anni. Gli Stati membri possono derogare due volte e, in casi eccezionali, possono chiedere alla commissione una terza deroga – aggiunge da Bruxelles – All’Italia sono giá state concesse tre deroghe e non è possibile autorizzarne altre. Il periodo di deroga era finalizzato a consentire di trovare soluzioni durature. Tuttavia, piú di un anno dopo la scadenza della terza deroga, l’Italia continua a violare la direttiva. Le decisioni di deroga stabiliscono condizioni rigorose per tutelare la salute umana. All’Italia era stato chiesto di assicurare che fosse disponibile l’approvvigionamento di acqua salubre destinata al consumo da parte dei neonati e dei bambini fino all’etá di tre anni. Le deroghe erano subordinate al fatto che l’Italia fornisse agli utenti informazioni adeguate su come ridurre i rischi associati al consumo dell’acqua potabile in questione e, in particolare, i rischi associati al consumo di acqua da parte dei bambini. L’Italia era tenuta inoltre ad attuare un piano di azioni correttive e a informare la commissione in merito ai progressi compiuti».
Quindi per l’Unione europea non solo non si è trovata una soluzione, ma è mancata anche una comunicazione alla popolazione atta a mitigare i danni e quindi poichè «i valori limite per arsenico e fluoro non sono ancora rispettati in 37 zone di approvvigionamento di acqua in Lazio», su raccomandazione del commissario per l’Ambiente, Janez Potocnik «la commissione invia una lettera di costituzione in mora all’Italia, la prima fase formale della procedura di infrazione».
Inutile dire che ne è subito nato un battibecco politico tra opposte fazioni – dal 2001 al2006 hagovernato la Regione Lazio il centrodestra, dal 2006 al 2011 il centrosinistra, dal 2011 al 2013 di nuovo il centrodestra e dal 2013 il centrosinistra – che poco ha di costruttivo.
Vale la pena citare, però, il punto di vista di chi l’emergenza lunga tredici anni la vede da vicino: l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde).«Siamo stati come profeti nel deserto. Il problema dell’acqua all’arsenico nell’alto Lazio ha visto susseguirsi interventi non risolutivi, e il risultato è che i livelli di questa sostanza sono tutti sopra i 10 microgrammi. Un problema serio per la popolazione del viterbese, che ormai è una popolazione cavia. Gli studi si susseguono negli adulti, e noi medici oltre ai dati allarmanti vediamo l’aumento di malattie collegate all’arsenico nell’acqua. E preoccupa l’assenza di di informazioni e studi su donne incinta e bambini. – afferma Antonella Litta referente per la zona di Viterbo di Isde – A colpire è anche il fatto che la soglia di sicurezza, che è stabilita per legge, nelle altre regioni è stata raggiunta e i problemi sono stati risolti in modo definitivo. È il caso della Toscana, che si è dotata di un potente dearsenificatore e dove ormai l’arsenico nell’acqua è prossimo allo zero».
Secondo Litta la soluzione del problema arsenico nel Lazio è ancora lontana, mentre come medici vedono un aumento delle malattie probabilmente legate all’arsenico. «Dieci anni di rinvii sono intollerabili, anche considerato il fatto che l’Italia esporta da decenni i dearsenificatori in tutto il mondo. Spero – ribadisce Antonella Litta – che il pungolo Ue possa costituire una “sveglia” e chi deve faccia la sua parte».
Eppure non si tratta di evidenze nascoste. Uno studio epidemiologico del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale, per cui della stessa Regione Lazio, pubblicato nell’aprile del 2014, quindi oltre due anni fa, tracciava un quadro chiaro e inquietante: l’aumento di mortalità per malattie associate all’arsenico nelle zone interessate è del 10% per le donne e del 12% per gli uomini. E nel 2010 fu dichiarato nei 91 comuni del Lazio lo stato d’emergenza per l’inquinamento dell’acqua potabile da arsenico.
E la cronologia della vicenda inchioda alle sue responsabilità la politica. La Direttiva Unione Europea (DWD) 98/83/CE che fissa il limite dell’arsenico nell’acqua potabile a <10 µg/Litro è 1998, viene recepita con D.Lgs. 31/2001 del 2001 e l’Italia tra il 2001 e 2009 Italia chiede e ottiene tre deroghe <50 µg/Litro, scadute le quali nel Febbraio 2010 chiede una quarta deroga sempre per lo stesso valore che nell’ottobre 2010 Bruxelles rifiuta concedendo però una deroga per concentrazioni d’arsenico inferiori a 20 µg/Litro. Il tutto mentre 1.060.391 abitanti di 60 comuni nella provincia di Viterbo, 22 nella provincia di Roma e 9 nella provincia di Latina, continuavano a pasteggiare con l’arsenico. E le due soluzioni per fronteggiare l’emergenza non sarebbero nemmeno troppo complicate. La prima può essere quella di realizzare dei dearsenificatori, mentre la seconda è quella di portare tramite acquedotti acqua priva d’arsenico e miscelarla a quella locale per riportare il limite alla “sicurezza” della concentrazione inferiore ai 10 µg/Litro, anche se queste indicazioni arrivano dall’Organizzazione mondiale della Sanità dagli anni ottanta, mentre l’Epa, l’Agenzia per l’Ambiente degli Stati Uniti, indica come obiettivo l’assenza di arsenico nell’acqua potabile. Nel Lazio, nel 2014, è ancora emergenza che riemerge solo grazie all’Europa.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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