Rinnovabili, una crescita a passo lento
Aumentano le domande per nuovi impianti, ma la crescita del settore è rallentata da burocrazia e lunghi iter autorizzativi. La situazione in un rapporto del CRIET
Photo: CC by flickr.com - tjtrewin
Sono circa 7mila i comuni italiani in cui esiste almeno un impianto in grado di produrre energia da fonti rinnovabili. 6.993 comuni, per la precisione, su un totale di circa 8.100 in tutto il Paese. E’ un dato che emerge da quanto rilevato dal CRIET – Centro di Ricerca in Economia del Territorio – in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Potrebbero essere di più: la crescita di questo settore, infatti, subisce un freno tirato da vari fattori, tra cui spiccano la burocrazia e gli estenuanti iter autorizzativi.
I dati della ricerca saranno la base da cui partiranno le attività di analisi del nuovo Osservatorio sulle public utilities nell’ambito di CRIET, presentato dai professori Anna Marzanati e Massimo Beccarello e a cui prenderanno parte operatori, economisti, ricercatori e giuristi, per studiare la situazione italiana e capire in che direzione sta procedendo un settore che, nonostante i fattori frenanti, è in crescita: negli ultimi due anni il numero degli impianti è raddoppiato.
Entro il 2020 si prevede che il contributo offerto dalle energie rinnovabili raggiunga 131,2 milioni di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) e coprire il 6,38% del consumo energetico del settore trasporti, il 28,97% per l’elettricità e il 15,83% per riscaldamento e raffreddamento. Camilla Buzzacchi e Luciano Salomoni, ricercatori presso la facoltà di Economia dell’ateneo milanese, tengono però a mettere in evidenza le difficoltà che già oggi allontanano dall’orizzonte il conseguimento di questi obiettivi attesi per il prossimo decennio: “Da un lato sono previsti generosi incentivi, evidentemente a carico degli utenti, per chi produce energia da fonti rinnovabili, dall’altro i procedimenti autorizzativi continuano a essere troppo lunghi, cosicchè l’amministrazione è incapace di dare risposte in tempi rapidi”.
Eclatanti, in termini di testimonianze di latenza autorizzativa, i casi relativi alla regione Sicilia, che ad ottobre 2009 avrebbe dovuto esprimersi in merito a 1.198 istanze relative alla realizzazione di nuovi impianti (per la maggior parte fotovoltaici) e alla Puglia, in cui tra il 2006 e il 2008 sono state avanzate oltre 7mila richieste per nuovi impianti di sfruttamento dell’energia eolica.
“Una volta realizzati i piccoli impianti, ai quali sono stati in ogni caso corrisposti gli incentivi, è spesso impossibile che una pluralità di enti locali si accordino per autorizzare le linee elettriche necessarie a connettere efficacemente le singole unità di produzione: gli impianti vengono così realizzati senza potere poi immettere l’energia prodotta nella rete di distribuzione e di trasmissione” hanno aggiunto Buzzacchi e Salomoni.
Dai dati presentati emerge infine la scarsa convenienza del sistema italiano: i sistemi di incentivazione comportano oneri – che gravano sugli utenti e non sul sistema fiscale – che entro il 2020 si stima possano raggiungere circa 7 miliardi di euro, a fronte di una produzione elettrica da fonti rinnovabili di circa 90 TWh. Per via dei costi da sostenere per l’energia convenzionale e degli elevati incentivi per le rinnovabili, il sistema italiano è tra i più cari al mondo per kilowattora di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile.
Una marcia in più, utile a ridurne gli effetti negativi, potrebbe arrivare da una riforma del sistema di incentivi, definito “molto inefficiente” anche dal presidente dell’Authority dell’Energia Alessandro Ortis nella sua relazione annuale, in cui non ha mancato di osservare come il costo sostenuto dagli utenti sia “superiore a quello necessario”. La sua proposta consiste nel dare all’Autorità la facoltà di definire i metodi di incentivazione per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Governo, o quantomeno di configurare il sistema con un metodo di cost sharing affinché una parte dei costi da sostenere per le incentivazioni ricada sulla fiscalità generale. Un auspicio che, in tempi come questi, sembra difficile da esaudire.
Condividi
Tag
L'autore
Dario Bonacina
Tecnico informatico, è collaboratore di alcune aziende industriali e si interessa di Internet e di tecnologia, con riguardo al loro impatto a livello economico e sociale, nonché di comunicazione e telecomunicazioni. E' autore di servizi e articoli per varie testate, emittenti radiofoniche e siti di informazione tecnologica.
Ultimi articoli
Più letti della settimana
- Come scegliere una stufa a pellet : Consumi, costi e dati tecnici sono i parametri riportati sull’etichetta dell’apparecchio e le caratteristiche della stan...
- NovaSomor vince la prima edizione del Klimahouse Startup Award : La startup di Rimini ha ideato un motore solare termodinamico a bassa temperatura applicato al sollevamento delle acque...
- Tutti gli studi : ...
- Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa : Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra...
- Come si vive in una casa in legno nel Salento? Il racconto di Nadia : Abbiamo chiesto ad una giovane mamma salentina come si vive in una casa in legno a Nardò (Le). La costruzione è stata af...
Commenti
È stato inserito 1 commento.