Energia perpetua grazie alle nanotecnologie
Un professore della Louisiana Tech University ha creato un dispositivo che recupera la sua energia di scarto grazie all'uso di cristalli piezoelettrici
Photo: ENEA
Il futuro della microelettronica è applicare la nanotecnologia ai dispositivi per fare in modo che recuperino il più possibile l’energia e siano in grado di auto alimentarsi. Una scoperta significativa in tal senso è stata pubblicata lo scorso mese dalla rivista scientifica Applied Physics Letters ed è stata svolta dalla Louisiana Tech University.
Long Que, professore di ingegneria elettrotecnica presso la Louisiana Tech University, insieme al suo staff ha creato un dispositivo in grado di recuperare la sua stessa energia di scarto: questa tecnologia utilizza cristalli piezoelettrici che creano elettricità da ogni minima distorsione meccanica. Questi cristalli sono rivestiti da un film di nanotubi in carbonio (CNF) che quando ricevono luce e calore proveniente dall’ambiente assorbono energia provocando una flessione: in questo modo la struttura si piega in avanti e indietro più volte.
I cristalli piezoelettrici sono separati dai nanotubi da una struttura a strati fatta di elettrodi in nichel e riescono a generare un potenziale elettrico di 10V finchè c’è una sorgente esterna di luce e calore ancora attiva. Con una intensità di luce pari a 0.13 W/cm2 questo dispositivo riesce a generare 2.1 μW, potenza necessaria ad alimentare circuiti integrati e micro sensori a bassa potenza.
Uno degli aspetti più interessanti di questo sistema energetico è la possibilità di produrre energia in maniera perpetua senza dover consumare altre fonti di energia esterna al sistema: quella che è sempre stata considerata dalla fisica un’utopia potrebbe diventare realtà grazie alle proprietà dei nanotubi. I ricercatori della Louisiana University sono solo all’inizio della loro ricerca: l’esperimento ha dimostrato il processo di auto assorbimento costante dello sbalzo di fotoni e le proprietà di alta conducibilità e dissipazione termica.
Questa tecnologia potrebbe quindi raccogliere anche diversi tipi di energie come le vibrazioni e l’energia del vento. Di certo ciò che ha scoperto il professore Que rappresenta una nuova frontiera nello stoccaggio dell’energia solare e termica in un unico chip e potrebbe quindi portare ad una modifica nel design di molti componenti e prodotti.
Commenti
È stato inserito 1 commento.
Rispondi
Condividi
Tag
- Energia Alternativa
- Long Que
- Louisiana Tech University
- microelettronica
- nanotecnologie
- nanotubo di carbonio
L'autore
Dario Salvelli
Dario Salvelli, 27 anni, blogger e freelance, studia ingegneria elettronica alla Seconda Università di Napoli. Collabora con Nòva 24 de Il Sole 24 ore, WIRED, Excite Italia. Segue i temi legati all'innovazione e all'ICT e si occupa di comunicazione, marketing e consulenze per i social media.
Ultimi articoli
Più letti della settimana
- Come scegliere una stufa a pellet : Consumi, costi e dati tecnici sono i parametri riportati sull’etichetta dell’apparecchio e le caratteristiche della stan...
- NovaSomor vince la prima edizione del Klimahouse Startup Award : La startup di Rimini ha ideato un motore solare termodinamico a bassa temperatura applicato al sollevamento delle acque...
- Tutti gli studi : ...
- Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa : Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra...
- Come si vive in una casa in legno nel Salento? Il racconto di Nadia : Abbiamo chiesto ad una giovane mamma salentina come si vive in una casa in legno a Nardò (Le). La costruzione è stata af...
bertupg
scrive il 14 ottobre 2010 alle ore 09:38
Ad una lettura superficiale, sembrerebbe quasi che tu stia dicendo che stiano per inventare il moto perpetuo, mentre è ovvio che in realtà si tratta più semplicemente di un ulteriore avvicinamwento al traguardo (questo si ancora utopico) del 100% di efficienza.