rinnovabili
Solare termico, una tecnologia che si fa in tre
I sistemi a collettori piani vetrati, rivela un’analisi dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, sono i più utilizzati in Italia
Grazie alla proroga delle detrazioni del 55% e al varo del Conto termico, il solare termico è di nuovo una tecnologia sulla cresta dell’onda, con buone prospettive di crescita nel nostro Paese.
Secondo stime di Assolterm, l’associazione di categoria del settore, l’Italia può godere di un buon livello di irraggiamento, pari mediamente a 5-6 kwh/mq/giorno, vale a dire che l’energia solare disponibile su 4mq di pannelli solari è in grado di soddisfare il 70% circa del fabbisogno di acqua calda di una famiglia di 4 persone durante tutto l’anno. L’acqua calda prodotta, accumulata in un apposito serbatoio, può essere utilizzata per gli usi sanitari di casa, ma anche per riscaldare le piscine o servire le esigenze di alberghi, scuole, camping, impianti di balneazione.
Secondo un’analisi dell’Energy & strategy Group del Politecnico di Milano (che dettagliamo nell’edizione cartacea numero 11 di Tekneco, in uscita a maggio, ndr), le soluzioni tecnologiche attualmente disponibili per le applicazioni di solare termico nel mercato italiano possono essere distinte in tre categorie: collettori scoperti (o non vetrati), collettori piani vetrati e collettori sottovuoto.
Nei collettori scoperti l’acqua passa attraverso tubi generalmente di materiale plastico (polipropilene o caucciù sintetico), che sono esposti direttamente alla radiazione solare e che, attraverso il loro riscaldamento, consentono di innalzare la temperatura del liquido che scorre al loro interno.
Con lo stesso principio di funzionamento dei collettori scoperti, i collettori piani vetrati utilizzano tipicamente materiali a più alta conducibilità termica (come ad esempio il rame, l’acciaio inox e l’alluminio anodizzato), ma sono racchiusi in un involucro (o pannello) costituito da una piastra assorbente (o assorbitore) nella parte inferiore – con l’obiettivo di trattenere il calore e massimizzare l’efficacia dell’irraggiamento – e da una lastra di vetro (o di materiale plastico) nella parte superiore.
Per quanto riguarda i collettori sottovuoto, il tubo all’interno del quale scorre il fluido da riscaldare (fluido termovettore) è racchiuso all’interno di un tubo di vetro di diametro maggiore che, nella parte inferiore, è ricoperto da materiale assorbitore (ossia l’equivalente della piastra nel collettore a piani vetrati) e nel quale viene creato il vuoto, così da ottenere un migliore isolamento termico.
Il mercato italiano, attualmente, è dominato dalla soluzione dei collettori a piani vetrati (91,5%), seguiti a grande distanza dai collettori sottovuoto (8%) e dai sistemi non vetrati.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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