Analisi
Siemens dice addio al solare
La multinazionale tedesca lascia per i cattivi risultati nel settore, che riguardano praticamente tutti gli operatori del Vecchio Continente
Nuovo campanello di allarme per l’industria del solare: dopo i fallimenti che hanno interessato nei mesi scorsi alcuni tra i nomi più importanti del settore (Solon, Q.Cells, Sovello), questa volta è il turno del gigante industriale tedesco Siemens, che ha annunciato l’addio alle sue attività nell’energia solare, raggruppate nella Division Solar & Hydro (fotovoltaico, solare-termico).
La multinazionale ha deciso di concentrarsi su eolico e l’idroelettrico, a causa “dei mutamenti del contesto globale, di una crescita più debole del previsto e della forte pressione sui prezzi nel mercato del fotovoltaico, che non hanno permesso di soddisfare le attese del Gruppo nel solare”.
La vendita potrebbe concludersi in tempi rapidi, dato che sono già in corso discussioni con non meglio precisati acquirenti. L’addio di Siemens al solare non è certo un caso isolato ma, al contrario, è l’ennesimo capitolo di una crisi che ormai interessa tutti i principali produttori europei di celle e moduli.
Le difficoltà hanno origine dall’invasione asiatica: grazie a una politica aggressiva di prezzi low cost, gli operatori di Cina e Taiwan sono arrivati a controllare oltre il 60% della produzione mondiale di pannelli, lasciando le briciole all’industria comunitaria.
Non solo: l’eccesso di moduli offerti al ribasso dai cinesi ha trascinato giù i prezzi dei prodotti fotovoltaici in tutto il pianeta, provocando una drammatica perdita di margini soprattutto per gli operatori a monte della filiera. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con i tanti casi di aziende in difficoltà economica e dolorosi licenziamenti per migliaia di dipendenti. L’addio di Siemens conferma quanto il futuro della produzione europea del solare sia incerto.
C’è però chi non si arrende: l’associazione Eu Pro Sun, che rappresenta le industrie del Vecchio Continente, ha promosso una causa a Bruxelles, con l’intento di frenare le importazioni asiatiche attraverso l’imposizione di tasse e dazi all’ingresso. Le industrie cinesi sono accusate di violare le norme del Wto attraverso il massiccio ricorso al dumping e ai sussidi statali. Un primo verdetto provvisorio è atteso per giugno 2013.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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