incentivi
Rinnovabili non fotovoltaiche, in arrivo altri incentivi?
Il tetto dei 5,8 miliardi di euro di spesa annuo è vicino. Dal Governo è arrivata la promessa di un provvedimento tampone
Sul mondo delle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche (dunque eolico, biomasse, idroelettrico, ecc) pende ormai da tempo una spada di Damocle: la fine degli attuali meccanismi di sostegno da un giorno all’altro. Come infatti previsto dalle normative attuali, infatti, il conto complessivo dei contributi spettanti a queste installazioni non potrà superare quota 5,8 miliardi di euro l’anno, mentre al momento siamo a 5,4 miliardi di euro l’anno. Insomma, come già capitato a suo tempo al fotovoltaico ai tempi del Conto energia, i soldi destinati alla costruzione di nuovi impianti potrebbero terminare entro i prossimi mesi.
Il condizionale è però d’obbligo, anche perché di recente è arrivata un’apertura da parte del viceministro allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, che ha annunciato un provvedimento “tampone” per ridefinire il tetto di 5,8 miliardi di euro. Il viceministro ha dichiarato “abbiamo bisogno di accompagnare le rinnovabili alla grid parity anche perché è importante consolidare le filiere che si stanno formando in Italia”. In effetti, la grande maggioranza dei progetti in queste fonti non avrebbe seguito, senza la necessità di poter contare su alcun tipo di incentivo.
La possibilità del provvedimento tampone però non convince Amici della Terra, da tempo ultra critica contro queste risorse: “ Il tetto di spesa di 5,8 miliardi verrebbe rialzato a favore delle sole fonti rinnovabili elettriche, principalmente pale eoliche che deturpano i crinali degli Appennini e grandi impianti a biomassa o geotermici non cogenerativi, ovvero che producono solo elettricità senza recupero di calore e che, nel caso di quelli a biomasse, sono generalmente alimentati con olio di palma o altra materia prima proveniente dall’estero. L’obiettivo del 17%, assegnato dal’Europa al 2020 per la produzione di energia da fonti rinnovabili, è già quasi raggiunto con 6 anni di anticipo e, in particolare, quello stabilito a livello nazionale per l’energia elettrica (29% del totale dei consumi elettrici) è stato abbondantemente superato arrivando a coprire quest’anno circa il 36% dei consumi elettrici”.
Al di là delle critiche, è difficile pensare che il Governo possa mettere in campo altre risorse fresche (prelevate dalle bollette dei consumatori) per aiutare gli investimenti nelle rinnovabili non fotovoltaiche, considerati anche gli obiettivi al ribasso previsti al 2030. Più probabile che si agirà sulla leva fiscale, approvando una serie di sgravi per gli investimenti (così come fatto in varie forme con il fotovoltaico).
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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