Rinnovabili: l’Italia mancherà gli obiettivi europei. Perchè tagliare ancora?
Giovedì ci sarà un nuovo incontro tra Governo e Regioni per discutere del Quarto Conto Energia, ma i margini di trattativa sono esigui
A legislazione immutata, l’Italia non riuscirà a centrare gli obiettivi europei, che fissano per il 2020 una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili non inferiore al 17%. Perché, allora, intervenire a gamba tesa sul settore mettendo a rischio gli investimenti già fatti dalle aziende e riducendo sensibilmente i contributi pubblici per quelli futuri?
E’ la domanda che gira tra gli addetti ai lavori alla luce di un documento messo a punto dal Parlamento Europeo. La forte crescita registrata dal mercato negli ultimi anni aveva permesso alla Penisola di colmare, almeno in parte, il gap con gli altri paesi europei, ma l’incertezza normativa e la previsione di un brusco taglio con l’arrivo del Quarto Conto Energia rischiano di interrompere il circolo virtuoso.
Senza dimenticare che il Governo italiano ha indicato come obiettivo di medio termine un mix energetico composto per il 25% da energia prodotta attraverso fonti rinnovabili e un altro 25% dal nucleare, con la restante metà ancora di competenza delle fonti fossili. Messi nel congelatore i piani per il nucleare, non è dato sapere da cosa sarà rimpiazzata la quota inizialmente prevista dall’atomo, se anche le rinnovabili non potranno più contare sui sussidi generosi degli ultimi anni.
Intanto, giovedì prossimo il sottosegretario allo Sviluppo Economico incontrerà nuovamente le Regioni per definire nel dettaglio i contenuti del nuovo schema di incentivi per il fotovoltaico. Anche se tra gli operatori cresce la disillusione sugli spazi di trattativa.
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L'autore
Pierluigi Fanghella
Editore. La passione per le tematiche legate alla sostenibilità ambientale l’ha spinto a progettare una rivista: Tekneco. Lo studio e l’approfondimento di questi temi lo impegnano in prima persona per sensibilizzare alla responsabilità e al rispetto delle risorse comuni. Un impegno che costruisce, giorno dopo giorno, grazie all’informazione.
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Giuseppe
scrive il 26 aprile 2011 alle ore 16:07
A. Rota e G. Manzoni1 tratto da "L'Energia Elettrica" maggio/giugno 2009, numero 3 - volume 86, pag. 31-25: "La direttiva europea sulle fonti rinnovabili, non facendo distinzione tra energia elettrica e calore, rende molto più conveniente incentivare questa seconda forma di energia per raggiungere le quote di FER fissate per ciascun paese. Per valutare, anche se con larga approssimazione ed in via del tutto preliminare, tale possibilità si è potizzato uno scenario alternativo estremo, che prevede un drastico ridimensionamento dell’attuale impostazione “elettrocentrica” delineata da PP e contemporaneo maggior sfruttamento delle biomasse e della geotermia a bassa temperatura per produrre calore. La tabella 1.3 illustra come, ridimensionando pesantemente lo sviluppo del solare fotovoltaico ed altre FER “elettriche” a favore delle FER “termiche”, si potrebbe verosimilmente raggiungere il 17% di rinnovabili sui consumi finali di energia con oneri di investimento dell’ordine dei 40 miliardi di euro, a fronte delle stime IEFE di sopra ricordate di 88 miliardi di euro per solo il 6-7% di rinnovabili."