Analisi
Rinnovabili, l’Europa può accelerare?
L’invito è stato rivolto da Greenpeace con la pubblicazione dello studio 'Energy 'R'evolution'. Ma nel mondo nessuno fa come la Ue per le fonti pulite
Nel mondo non esiste nessun altro organismo politico che ha preso impegni tanto chiari e vincolanti in materia di energia rinnovabile quanto l’Unione europea. Il target del 20% di generazione pulita al 2020, inoltre, non è solo rivolto al settore elettrico ma, fatto praticamente unico al mondo, anche ai consumi elettrici e ai trasporti.
Una rivoluzione che, tra l’altro, potrà senza dubbio assicurare a lungo termine dei vantaggi dal punto di vista dell’indipendenza energetica, ma nel breve periodo comporta dei costi non di poco conto, tra incentivi e, soprattutto, il rifacimento delle reti di trasporto (smart grid).
Eppure, periodicamente, salta fuori uno studio o rapporto elaborato da qualche associazione ambientalista che invita i governanti europei a fare di più, anche se altrettanto zelo non si è ancora intravisto per le politiche energetiche dei Paesi in via di sviluppo. L’ultimo, in ordine di tempo, è ”Energy ‘R’evolution” di Greenpeace: secondo lo studio l’Europa potrebbe creare quasi mezzo milione di nuovi posti di lavoro nel settore energetico entro il 2020 rendendo prioritarie le rinnovabili e l’efficienza, invece di puntare su nucleare e fonti fossili (anche se in realtà non esiste nessun piano comunitario per la promozione di queste tecnologie, a differenza di quanto succede per le fonti pulite, ndr).
«Ogni aumento di un euro del prezzo del petrolio costa oltre 400 milioni di euro al mese ai consumatori europei. L’Ue può dimezzare questa dipendenza entro il 2030 con più efficienza e più rinnovabili», ha spiegato Sven Tesk, di Greenpeace International.
Attualmente le fonti verdi forniscono già il 12,5% del fabbisogno energetico Ue, ma secondo gli ecologisti bisogna già guardare oltre il 2020, stabilendo un obiettivo vincolante per il 2030 del 45% di rinnovabili e addirittura del 90% al 2050, prevedendo la cancellazione dei sussidi al nucleare e ai combustibili fossili.
I costi di questo sforzo sarebbero ampliamente ripagati dalle minori spese per i combustibili fossili. Lo studio ha senz’altro una logica ma c’è un ma, almeno per quanto riguarda l’Italia (e non solo): come hanno più volte in messo in luce i rapporti del Nimby Forum, la maggioranza dei progetti ostacolati nel nostro Paese sono proprio quelli per la generazione da fonti pulite.
Eolico offshore, impianti a biomasse, biogas e solari, insomma, finiscono a livello locale sotto il tiro di “comitati” di oppositori, spesso partecipati direttamente o supportati da queste stesse associazioni che pubblicano questi rapporti pro rinnovabili. Una contraddizione che andrà risolta al più presto, se si vorrà veramente arrivare all’Energy revolution.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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Pier Luigi Caffese
scrive il 05 novembre 2012 alle ore 11:24
Italia arretrata 20 anni in energia. Se l'Eu-27 accelera sulle rinnovabili,l'italia torna indietro di 20 anni anche per ignoranza in energia moderna.Tutti i giorni un petroliere si sfila dai progetti hubs,rigassificatori italiani ed invece noi proponiamo 4 gasdotti e 17 hubs quando ormai un hubs lavora al 30%.Ma se sulle infrastrutture fossili siamo spreconi,sulle infrastrutture rinnovabili-ibride non abbiamo niente perchè ragionare su impianti vento-sole-biomasse senza sinergizzarli con l'hydro modulare significa essere dei perdenti a vita in rinnovabili perchè care.Difatti i gasisti oggi hanno pretese che uno Stato serio rimanda a quel paese perchè invece di pagare capacity payment,take or pay con i famoso pizzo's Scaroni o bilanciamenti inutili,non cominciamo a produrre syngas e biofuels da rinnovabili che costano meno degli importati.
Gianluigi Torchiani
scrive il 05 novembre 2012 alle ore 13:12
senza dubbio, la Strategia energetica nazionale (Sen), che prevede investimenti negli idrocarburi e rilancia l'Italia come hub del gas, suscita più di una perplessità. I consumi energetici sono in declino da anni e la stessa Sen prevede di puntare sull'efficienza energetica. Per rinnovare il parco di generazione esistente logica vorrebbe che si puntasse esclusivamente (o quasi) sulle rinnovabili.