Ecomondo 2013
L’eolico ha ancora spazio per crescere
In occasione di Ecomondo-Key energy, l’Anev ha ribadito la necessità di un cambio nell’attuale regime di incentivazione
L’eolico rappresenta forse la fonte di generazione rinnovabile elettrica con le maggiori potenzialità su scala globale, ma da tempo è anche la più discussa per via del suo presunto impatto su paesaggio e territorio. Di questi temi si è parlato in occasione del convegno “Eolico e competitività” organizzato dall’Anev in occasione dell’evento nazionale di settore Key Wind, a sua volta in programma nell’ambito di Ecomondo.
I punti positivi a favore dell’eolico non sono pochi: in questi anni lo sfruttamento dell’energia del vento ha permesso al nostro Paese di ridurre le importazioni di materie prime fossili, rafforzando l’indipendenza energetica, creando sviluppo economico e occupazione, con un potenziale di circa 35.000 nuovi posti di lavoro al 2020.
Come ha ricordato Oreste Vigorito, presidente onorario Anev , «il settore eolico in venti anni ha portato risultati importanti in termini di occupazione, crescita economica, benefici ambientali e contribuendo alla sicurezza dell´approvvigionamento energetico, subendo tuttavia attacchi ingiustificati da una minoranza e dai media a causa della disinformazione sulla fonte eolica. L’impatto di questa fonte sull’ambiente e sul paesaggio è decisamente minore rispetto alle ricadute provocate dalle infrastrutture tradizionali delle fonti fossili ed è opportuno che vengano divulgate informazioni corrette. È necessario puntare ancora sullo sviluppo dell’eolico in Italia, soprattutto attraverso il potenziamento di impianti già esistenti e sfruttando il grande potenziale eolico non ancora sfruttato e in grado di creare ulteriori benefici per il Paese».
Una visione confermata dalle parole di Massimo Derchi, managing director di Erg Renew, secondo cui «Il business eolico, soprattutto nel nostro Paese, è una realtà in via di consolidamento. La sfida attuale si sposta quindi sull’eccellenza nella gestione dei parchi, presidiando in modo efficiente e integrato i diversi anelli della “catena del valore” (costruzione, gestione operativa, capacità di previsione e dispacciamento dell’energia prodotta). In questo contesto è importante che la regolazione sia stabile e capace di premiare i player industriali più solidi, affidabili e qualificati e che le infrastrutture siano dimensionate opportunamente e tempestivamente. Allo stesso tempo, un operatore industriale strutturato non può trascurare le possibilità di sviluppo al di fuori dei confini nazionali, selezionandole in base alla propria propensione al rischio, agli obiettivi di ritorno sull’investimento e alla sostenibilità in termini di capex: le opportunità, sia in Europa che – soprattutto – in Paesi più lontani, non mancano di certo».
Lo sviluppo sul territorio nazionale, però, in attesa del raggiungimento dell’agognata grid parity è ancora molto legato alle condizioni normative. L’attuale sistema di aste e registri non è mai piaciuto all’Anev, che propone di superarlo passando a meccanismi di incentivazione basati su meccanismi di sgravi fiscali e fondi rotativi che incidano sulla realizzazione delle infrastrutture energetiche, cosa che eviterebbe di appesantire ulteriormente gli oneri di sistema.
Un’apertura in tal senso è arrivata anche dal ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, secondo cui «Obiettivi del Governo sono la riduzione del costo dell’energia e la definizione di una politica mirata a rendere il quadro regolatorio più certo anche per l’eolico, evitando interventi retroattivi e consentendo agli operatori di proseguire iter già avviati».
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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