rinnovabili
Incentivi, si profila un intervento retroattivo
Le ultime bozze del Governo profilano meccanismi negativi per chi non accetterà la spalmatura dei sussidi su più anni
Come dice un famoso detto popolare, alla fine i nodi vengono al pettine. In questo caso i nodi sono rappresentati dal costo dell’incentivazione alle fonti rinnovabili elettriche, ormai superiore ai 10 miliardi di euro l’anno (di cui oltre 6,5 miliardi per il solo fotovoltaico) e avviato a toccare quota 12 miliardi entro i prossimi anni, che pesano direttamente sulla bolletta elettrica degli italiani. Una cifra enorme, se si pensa che il famoso aumento dell’Iva, su cui si è dibattuto per settimane sui media nazionali, riguardava un paio di miliardi di euro l’anno.
Una cifra, inoltre, non assolutamente messa in conto all’inizio della stagione dell’incentivazione alle fonti pulite. Le colpe, in questo caso, sono da dividere tra i vari esecutivi che si sono succeduti, incapaci di tenere sotto controllo la spesa, ma anche degli operatori, troppo impegnati per anni in un’azione di lobbying fine a se stessa. Come noto il Governo, sempre che riesca a sopravvivere all’imminente verifica parlamentare, è intenzionato a intervenire sugli incentivi rilasciati negli scorsi anni e, a quanto risulta dalle ultime bozze, una sorta di intervento retroattivo ci sarà.
In buona sostanza, se i proprietari degli impianti non accetteranno una spalmatura degli incentivi su più anni, saranno esclusi da altre due importanti forme di sostegno indiretto, lo scambio sul posto e il ritiro dedicato. Sul tavolo del Governo c’è anche l’ipotesi di cancellazione dei prezzi minimi garantiti, che colpirebbe retroattivamente un numero molto elevato di piccoli impianti.
Le associazioni di categoria, comprensibilmente, si oppongono fortemente a questo tipo di interventi, che rischiano di incidere sui business plan approntati a suo tempo dagli operatori. Altro rischio è che questa sorta di intervento retroattivo pregiudichi l’immagine dell’Italia presso gli investitori internazionali, che potrebbero congelare i futuri investimenti nelle rinnovabili nazionali.
D’altra parte, un qualche tipo di intervento su quanto assegnato negli anni passati sarà prima o poi inevitabile, vista la situazione complessiva delle finanze italiane e il costo della bolletta elettrica per imprese e famiglie, che pesa inevitabilmente sulla competitività del sistema economico nazionale. L’auspicio è che si evitino accanimenti ideologici anti fonti pulite e che ci si concentri su quelle tipologie di impianti (di grande taglia) che poco hanno a che fare con la generazione distribuita, ma più con la mera speculazione finanziaria.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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