Rinnovabili: i tagli agli incentivi fermano il boom in tutta Europa
Il calo dei costi di produzione non giustifica i tagli drastici degli ultimi mesi
I tagli agli incentivi pubblici, motivati soprattutto dai debiti degli Stati, frenano il boom delle rinnovabili, a partire dal fotovoltaico. Negli ultimi sei mesi, complice la crisi economica globale, molti Paesi hanno deciso di dire addio a queste forme di aiuto. Il problema non riguarda, quindi, solo l’Italia, ma la maggior parte delle nazioni del mondo. In Gran Bretagna, per esempio, il governo – per mano del ministro per l’Energia Greg Barker – ha deciso di decurtare del 50 per cento gli incentivi per gli impianti solari, con un pacchetto di misure definite “urgenti”. La preoccupazione è che il boom esponenziale di questi sistemi – in tutto il Regno Unito sono stati installati ben 16mila impianti soltanto a settembre – possa svantaggiare le altre fonti di energia “green” e gravare eccessivamente sulle tasche dello Stato e degli stessi cittadini. Ha fatto molto discutere anche il caso italiano, con la manovra finanziaria che prevede una riduzione del 30 per cento, nel 2012, di “tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni” presenti, fino a questo momento, nelle bollette di chi ha scelto il fotovoltaico. Una decisione, questa, che potrebbe mettere seriamente in crisi un settore fino a questo momento considerato in ottima salute, grazie al boom di impianti solari installati in tutto il Paese.
Crisi in tutto il continente
Ma non sono solo gli Stati maggiormente colpiti dal dissesto finanziario a ripiegare sul tema delle rinnovabili. Anche la Germania ha annunciato una riduzione dei contributi pari al 15 per cento. Il governo di Berlino ha fatto sapere che, a causa della crescita troppo rapida delle installazioni, nel 2012 ci sarà una contrazione degli incentivi. In pratica, il prossimo anno verranno abbassate le quote assegnate per kWh prodotto, che oscilleranno da un minimo di circa 18 centesimi di euro, per gli impianti a terra, fino a un massimo di 24 centesimi, se gli impianti sono istallati sui tetti. Tutto questo perché, secondo le stime ufficiali, da ottobre 2010 a settembre 2011 in tutto il Paese stati istallati circa 5.200 Mw di nuova capacità solare, quota che ha superato il tetto dei 4.500 Mw, ovvero il limite che ha fatto scattare un taglio del 15 per cento delle tariffe incentivanti future.
Conseguenze a cascata
In Francia la decisione di tagliare sul fotovoltaico ha, addirittura, provocato conseguenze difficili da prevedere. Il governo di Parigi ha di fatto cancellato gli incentivi per gli impianti su tetto con potenza superiore a 100 Kw e per tutte le centrali a terra, impedendo di fatto a tutti gli imprenditori di recuperare gli investimenti già fatti. Per questo uno di loro, Franck La Borgne, ha deciso di cominciare uno sciopero della fame in segno di protesta. A fine 2010 l’esecutivo aveva anche deciso di bloccare per tre mesi tutte le richieste di collegamento alla rete elettrica di nuovi impianti fotovoltaici. Anche la Spagna, per tradizione “amica” delle energie rinnovabili, ha cominciato la sua retromarcia. Il governo ha deciso di tagliare, a partire dal 2013, gli aiuti ai produttori del 35 per cento. A partire da quella data, gli impianti termosolari dovranno rinunciare ai tassi creditizi agevolati che, attualmente, ricevono nel primo anno di attività. I tagli spagnoli riguardano anche l’eolico, con l’obiettivo dichiarato di diminuire drasticamente il costo dell’elettricità. Ma come risponde a questa stretta il segmento economico che sulle fonti rinnovabili in questi anni ha costruito la sua fortuna? Naturalmente si sposta in Cina. A confermarlo è l’European photovoltaic industry association, secondo la quale molte aziende si sono trasferite dall’Europa in Asia e il mercato si è di conseguenza fermato.
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L'autore
Daniela Uva
Giornalista pugliese, vive fra Bari e Milano e si occupa di cronaca, tecnologia e temi legati all'ambiente.
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