Project financing: opportunità e chimere
Viene oggi considerato la panacea degli investimenti per creare infrastrutture sostenibili. Vantaggi e svantaggi di questa nuova formula finanziaria.
Nei primi mesi del 2010, a solo un anno dalla presentazione dei progetti, sono state concluse importanti operazioni di project financing nel settore delle energie rinnovabili, in Puglia, Calabria e Toscana.
Un bel record se si considera che normalmente, la sola fase preliminare di istruttoria dura oltre un anno. Per prima cosa, bisogna sapere che il project financing è una operazione di finanziamento a lungo termine. Consiste nell’utilizzo di una società neocostituita per mantenere separati gli asset del progetto da quelli dei soggetti proponenti l’iniziativa (i cosiddetti “promotori”), cioè le aziende. In pratica, è un sistema che permette di costruire infrastrutture isolando i flussi di cassa specifici del progetto dal bilancio generale. È, a prima vista, uno strumento finanziario innovativo e a basso rischio: viene, infatti, erogato totalmente dalle banche. Eppure i risvolti negativi ci sono, eccome. Anzitutto i progetti devono essere consistenti, almeno 10 milioni di euro, e iniziano a essere veramente vantaggiosi sui 50 milioni di euro. I costi dell’operazione sono, infatti, molto alti, soprattutto quelli relativi alla consulenza dei professionisti che devono avvallarne la fattibilità: avvocati, tecnici, assicuratori, la parcella può arrivare oltre i 500 mila euro. Questo significa che accedono a questo strumento per lo più imprese in grado di progettare e gestire infrastrutture complesse e molto costose, non proprio la definizione delle Piccole e Medie Imprese italiane secondo l’Università Bocconi. Poi c’è il fattore tempo: uno studio preliminare per un progetto finanziato può durare oltre un anno, quindi chi ha fretta o vuole cogliere un’opportunità di mercato è tagliato fuori. Inoltre, le credenziali richieste a copertura del “debito contratto” sono dettagliatissime e vanno dai terreni su cui sorgerà l’infrastruttura, al privilegio speciale sugli impianti, al vincolo sui certificati verdi, ai conti bancari della società costituta fino ai ricavi del progetto. Ulteriore esempio del fatto che l’azienda abbatte il rischio di impresa spendendo comunque tanto tempo e tanta fatica e non perché le banche siano, invece, particolarmente vicine alla condivisione del rischio stesso, come succede in altri paesi. E a proposito di banche va considerata anche la scelta limitata: solo i maggiori istituti di credito hanno esperienza con questo tipo di finanziamento. Le banche medie si affacciano sul mercato adesso con tutte le conseguenze in termini di capacità di credito, know-how sulle procedure e utilizzo dei consulenti. E qui ecco la prima buona notizia: diverse banche italiane si stanno dotando di strutture interne per velocizzare il processo e abbattere i costi.
Le altre due buone notizie, che fanno ben sperare in un utilizzo futuro più massivo dello strumento, sono i campi di applicazione e la trasparenza dei progetti. I primi sono tutti quelli in cui il flusso di cassa generato sia certo. Significa parchi eolici e fotovoltaici, ma anche ospedali, parcheggi, piscine: in pratica i servizi al cittadino. La trasparenza, invece, è garantita dall’ispezione cui sono sottoposti tutti i documenti in fase di istruttoria: permessi di costruzione, fornitori e tempistiche sono analizzati al microscopio, per trovare tutti i possibili intoppi. Quindi, una volta ottenuto il finanziamento, il progetto verrà certamente realizzato, non rimarrà solo carta stampata, come succede spesso.
Eolico in Puglia e Calabria
Due progetti del valore complessivo di oltre 250 milioni di euro sono stati approvati tra fine 2009 e marzo 2010 per la creazione di due centrali eoliche, una in Puglia e una in Calabria, che prevedono 80 turbine per una potenza globale di oltre 130 MW. Il pool di finanziatori si compone di oltre 9 banche suddivise sui due progetti tra cui figurano Banca Intesa e Monte Paschi.
Grandi opere pubbliche in Toscana
Sono alla stretta finale di approvazione i project finance rispettivamente dal Comune di Firenze e dalla Regione Toscana. Il Comune ha promosso in project finance la realizzazione delle linea 2 e 3 della Tramvia a opera di Rapt per un valore di 400 milioni di euro, mentre la Regione ha promosso la realizzazione della “bretellina” autostradale Prato-Signa a opera di Autostrade spa (9, 4 km per un valore anch’esso di 400 milioni di Euro).
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L'autore
Liliana Bossi
Liliana è giornalista pubblicista alla fine degli anni 90. Dal 2002 è iscritta all’Albo dei Giornalisti della Lombardia e collaboratrice de Il Sole24ore.com/job24. Si interessa di problematiche legate all’ambiente sociale e lavorativo oltre ad avere una passione per la tecnologia industriale e i suoi sviluppi ecocompatibili.
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Ing. Piero Ruina
scrive il 21 luglio 2010 alle ore 17:11
Ho letto con interesse l'articolo sul Project financing che ho trovato di notevole interesse. Ritengo anche che sia opportuno svolgere ulteriori approfondimenti sull'argomento. La invito quindi a voler rilasciare una Sua intervista a riguardo da pubblicare sul nostro sito: www.polyconsulting.it. Potrà contattarmi al numero:Tel:392/5391565 ovvero a 080/9904757 per accordi a riguardo. Cordialità e complimenti per l'iniziativa di Tekneco Ing. Piero Ruina