Energia alternativa
Mini-idro, grandi potenzialità e molti ostacoli
Gli impianti idroelettrici sotto i 10 MW sono cresciuti molto negli ultimi 10 anni. Ma incentivi e burocrazia rischiano di frenare il loro sviluppo
Photo: ElectroRhemes Srl / F.LLI RONC S.r.l.
L’energia idroelettrica è stata da sempre importante per l’Italia, uno dei pionieri nell’utilizzo di questa fonte energetica sin dai primi del Novecento. Accanto alla produzione dei grandi impianti ha preso piede da 30 anni, grazie a specifiche leggi e misure incentivanti, l’utilizzo del mini-idroelettrico, ossia gli impianti di potenza inferiore ai 10 MW. Sicuramente è una positiva tendenza che si assiste anche in Europa.
C’è poi da considerare una dimensione ancora più contenuta, ossia quella degli impianti inferiori ai 3 MW, cresciuti in maniera esponenziale. Come segnala Legambiente nell’ultimo rapporto “Comuni Rinnovabili” i Comuni del mini-idroelettrico sono 1.053, con una potenza totale installata di 1.179 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 4,7 TWh (pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,8 milioni di famiglie). Se si pensa che nel 2008 erano 114 i Comuni del mini-idroelettrico, si comprende il salto effettuato.
Tutto bene quindi? Non proprio. Secondo Flavio Sarasino, presidente di Federpern (Federazione dei produttori idroelettrici), «Sebbene negli ultimi 10 anni si sia assistito a imponenti opere di riammodernamento e di realizzazioni ex novo, sempre più concentrati su impianti di piccola taglia (potenza inferiore a 3MW) il problema dello sviluppo futuro è dato dal contingentamento degli incentivi».
Il problema, spiega Sarasino, è rappresentato dalle misure previste dal decreto 6 luglio 2012: «A fronte delle richieste presentate dalle associazioni di categoria, è stato fissato un tetto annuale di potenza incentivabile pari a 70 MW per il 2013, 2014 e 2015 per gli impianti che accedono agli incentivi attraverso l’iscrizione al registro. Se consideriamo che a fronte di un’implementazione di 150 MW negli ultimi 10 anni ne chiedevamo altrettanti di incentivi, quanto meno sui primi due anni, si può comprendere la gravità della situazione creatasi. Non solo: i primi due registri dell’anno confermano che ci sono 162MW di richieste all’iscrizione. Quindi circa il 60% di impianti non possono essere realizzati per mancanza di incentivi. Si tratta di impianti che hanno impiegato mediamente sette anni di fase progettuale per ottenere il procedimento necessario, ossia l’Autorizzazione Unica».
I problemi, infatti, per chi investe nel settore, soggetti privati o pubblici, non sono solo gli incentivi, come evidenzia il presidente Federpern, dato che «a fronte di costi di progettazione, tra i più cari d’Europa, si deve anche sottostare a pesanti laccioli burocratici con complicanze farraginose e di fatto inutili per l’ottenimento dell’Autorizzazione Unica oppure della sola Concessione di derivazione delle acque pubbliche per le potenze inferiori a 100 kW elettrici, nonché, in certi asset regionali, a deleteri ritardi di ottenimento dei preventivi di connessione-allaccio alle reti da parte dei gestori di rete locali».
Le notizie positive sono sicuramente che i primi 70 MW, previsti a “registro 2013”, sono tutti in fase di costruzione, unitamente all’interesse dal segmento del cosiddetto pico-idroelettrico, ossia gli impianti di potenza tra 5-10 kW: «Si tratta di impianti interessanti per le famiglie, per alpeggi di montagna o piccole aziende, su cui si registra una sensibile attenzione, parallelamente a un rinnovato interesse per il prossimo futuro a riprendere piccoli salti idraulici abbandonati, quali i vecchi mulini, con potenzialità di sviluppo significative in termini di investimenti economici-occupazione nel nostro Paese, che in questo periodi di recessione industriale non possono essere di certo dimenticati», conclude Sarasino.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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