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La lunga e accidentata strada verso il sole | Tekneco

semplificazione

La lunga e accidentata strada verso il sole

Secondo il dirigente dell’Autorità per l’energia, per i piccoli impianti le procedure autorizzative sono oggi più semplici, ma rimane comunque necessario rivolgersi a un’azienda per l’installazione di un impianto

Scritto da il 10 aprile 2015 alle 6:00 | 0 commenti


Anche se ci sono stati alcuni passi in avanti negli ultimi tempi, l’opinione di chi sta dall’altra parte della barricata – ossia che le regole contribuisce a elaborarle – è che effettivamente il percorso delle rinnovabili in Italia sia lastricato da una serie di ostacoli burocratici di varia natura. Come racconta, infatti, Federico Luiso dell’Autorità per l’energia, direzione osservatorio vigilanza e controlli (*): ”Il mio giudizio è che sia complesso realizzare in Italia un impianto da fonti rinnovabili, c’è una burocrazia che è senza dubbio molto elevata, ossia il numero di richieste di autorizzazioni che si deve presentare per impianti anche non molto grandi è significativo. Nonostante ci siano dei procedimenti che dovrebbero essere semplificativi, di semplice nella realtà dei fatti c’è ben poco. Anche perché ci sono tantissimi interlocutori: dal gestore di rete per la connessione, al Gse per le qualifiche, all’Agenzia delle Dogane per la parte fiscale (sopra i 20 kW)”. Uno scenario complicato, tra l’altro, dai continui cambiamenti normativi che interessano il settore: “Sicuramente il proliferare delle normative confonde gli operatori e i comuni cittadini, soprattutto per le modifiche che hanno interessato i sistemi di incentivazione. Insomma, in Italia non si è stati capaci di effettuare una programmazione nel lungo termine, siamo andati a ondate, provocando incertezza e confusione, perché difficilmente un comune cittadino riesce a stare dietro a tutto, a capire qual è l’incentivazione vigente in quel preciso momento, quali siano le procedure da seguire. Le stesse delibere dell’Autorità non sono facili da digerire, non nego che alcune siano scritte in maniera abbastanza complessa, probabilmente si potrebbe fare di meglio”, conferma il dirigente dell’Autorità. Secondo cui l’unico vero elemento di semplificazione ha riguardato l’autorizzazione degli impianti da pochi kW: secondo quanto previsto dal Dlgs 28/11 , a meno che siano costruiti in zone caratterizzate da vincoli ambientali o architettonici, è sufficiente l’invio di una semplice dichiarazione di inizio lavori al Comune interessato. Però, anche in questi casi, la procedura di connessione dell’impianto alla rete è abbastanza complessa e bisogna richiedere numerose autorizzazioni. “Su questo punto so che il ministero dello Sviluppo economico sta lavorando a un decreto che dovrebbe ulteriormente semplificare la situazione e consentire a un cittadino di inoltrare un’unica richiesta al Comune, senza necessità di interloquire con altri soggetti. Si tratterebbe di un traguardo importante per gli impianti domestici, che anche noi dell’Autorità abbiamo da tempo invocato”. L’Autorità è intervenuta ripetutamente sull’iter della connessione, innanzitutto introducendo una serie di indennizzi automatici. “Ovvero: se il gestore di rete non rispetta il tempo per la messa a disposizione del preventivo e per la realizzazione della connessione è tenuto a versare un corrispettivo, un certo tot di euro, per ogni giorno di ritardo (variabili a seconda delle dimensioni dell’impianto). Se il ritardo supera certi limiti superiori a quanto stabilito dalla normativa che abbiamo elaborato è possibile un intervento diretto e sostitutivo da parte dell’Autorità. Una possibilità che, a dire il vero, non abbiamo ancora mai messo in atto, perché il sistema degli indennizzi ha complessivamente funzionato: i ritardi ci sono stati, ma questo sistema è, tutto sommato, riuscito a contenere il disagio. Diverso è il discorso del Gse, per il quale non esistono dei tempi vincolanti, anzi, non è neppure un argomento di nostra competenza. Quindi il Gse in teoria ha dei termini temporali, ma se non li rispetta di fatto non succede niente, non deve pagare nulla ai diretti interessati, quindi, è come se questi limiti non ci fossero”. Rispetto ad alcuni anni fa, però, il problema del congestionamento della rete elettrica sembra essere venuto meno: “La vera modifica avvenuta negli ultimi tempi e che ha fatto ridurre il problema della congestione è che, semplicemente, si è ridotto il numero delle domande di connessione. Ai tempi d’oro del fotovoltaico, nelle prime quattro edizioni del Conto energia, c’era stato un vero e proprio boom, con decine di migliaia di domande, spesso non corrispondenti neanche a veri e propri progetti di realizzazione, quindi si era verificata una situazione di saturazione virtuale. Con il termine degli incentivi, moltissimi progetti non sono stati realizzati e si è liberata capacità. Certo c’è stato anche lo sviluppo della rete, che però è sempre più lento rispetto alla dinamica delle richieste, perché è molto più semplice installare impianti piuttosto che costruire decine di chilometri di linee elettriche”, osserva Luiso. Insomma, pur in un contesto mutato rispetto ai tempi d’oro delle rinnovabili elettriche, l’iter per la costruzione di un impianto resta caratterizzato da un certo grado di complessità, tanto che “da soli è molto difficile riuscire a gestire questa complessità, che è complessa da affrontare anche per un’impresa, che non può certo stare a perdere giornate intere con le scartoffie burocratiche. Le società che si occupano di installazione, le stesse Esco, grazie all’esperienza maturata negli anni, dovrebbero avere oggi le competenze necessarie per gestire le problematiche burocratiche e tecniche legate alla realizzazione e gestione di questo tipo di impianti”, evidenzia Luiso. Che, però, mette in luce un aspetto importante: né da parte dell’Autorità, né da altri soggetti esiste un controllo sul rendimento effettivo degli impianti di produzione e, più in generale, sulle prestazioni promesse dalle imprese installatrici. “Di fatto questo aspetto è lasciato alla negoziazione tra le parti. Esistono comunque della garanzie di produzione e di rendimento degli impianti sull’intera vita utile, che sono garantite perlomeno dai produttori più seri”, conclude il dirigente dell’Autorità.

*Le opinioni riportate in questo articolo sono espresse a titolo personale e non impegnano l’Istituzione di appartenenza.

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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