rinnovabili
La green economy chiede una nuova normativa
Il Coordinamento Free, che raggruppa le maggiori associazioni del settore, sostiene che l’attuale contesto non consente un reale sviluppo del settore
In attesa di un nuovo Governo che prenda di peso i problemi che riguardano la green economy italiana, le principali associazioni di categoria italiane, raggruppate nel Coordinamento Free, hanno elaborato un documento comune.
Secondo il Coordinamento, l’attuale contesto normativo non consente alle aziende del settore di proseguire la propria attività e di contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici. Le diverse tecnologie a basso impatto ambientale e a zero emissioni sono ostacolate da barriere amministrative che ne discriminano lo sviluppo ed è per questo che, attraverso il documento, viene chiesto un intervento istituzionale.
Il riferimento è ovviamente, agli ultimi sistemi di incentivazione per le rinnovabili elettriche varati dal Governo Monti, che hanno ridotto gli incentivi e, soprattutto, aumentato le complicazioni burocratiche per l’installazione degli impianti. Eppure, secondo Free, è possibile raggiungere già nel 2013 quota 30% dei consumi elettrici con produzione da fonti rinnovabili (oggi siamo intorno al 27%), mentre sul lungo periodo sarebbe possibile coprire il 50% del fabbisogno elettrico, il 50% del fabbisogno termico, il 30% del fabbisogno relativo ai trasporti.
Per raggiungere questi ambiziosi target, si legge nel documento, sono necessari interventi adeguati sulla normativa di settore, traducendo in atti concreti le indicazioni contenute nella Sen con l’ausilio di un tavolo permanente di confronto con gli stakeholder nazionali.
Per quanto riguarda lo spinoso tema degli incentivi, secondo il coordinamento gli obiettivi al 2030 vanno realizzati superando i sistemi di incentivazione attuali e sostituendoli con adeguati strumenti finanziari, fiscali e normativi e con adeguate politiche industriali.
In particolare, per il settore delle rinnovabili sarebbe necessario esentare i produttori dagli oneri della Robin Tax e dagli alti tassi di interesse, con la creazione di un fondo di garanzia ad hoc per i finanziamenti della attività produttive. Fondamentali sono poi ritenute la semplificazione delle procedure e delle norme in vigore, sia per gli impianti nuovi che per i rifacimenti di quelli esistenti e la velocizzazione dei tempi di allacciamento alla rete degli impianti.
Commenti
Ci sono 2 commenti.
Rispondi
Condividi
Tag
L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
Ultimi articoli
Più letti della settimana
- Come scegliere una stufa a pellet : Consumi, costi e dati tecnici sono i parametri riportati sull’etichetta dell’apparecchio e le caratteristiche della stan...
- NovaSomor vince la prima edizione del Klimahouse Startup Award : La startup di Rimini ha ideato un motore solare termodinamico a bassa temperatura applicato al sollevamento delle acque...
- Tutti gli studi : ...
- Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa : Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra...
- Come si vive in una casa in legno nel Salento? Il racconto di Nadia : Abbiamo chiesto ad una giovane mamma salentina come si vive in una casa in legno a Nardò (Le). La costruzione è stata af...
Marco
scrive il 17 aprile 2013 alle ore 13:03
La semplificazione delle procedure e delle norme deve valere solo per gli impianti realizzati per autoconsumo su edifici. Per altri tipi di impianti (eolico, biomasse industriali, fotovoltaico a terra) ci vogliono norme ancora più severe e restrittive (che tutelino i territori e limitino le speculazioni).
Gianluigi Torchiani
scrive il 19 aprile 2013 alle ore 17:29
Gentile Marco, concordo anche io che la generazione distribuita sia la tipologia più adatta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. Mi pare però che per i grandi impianti le norme e anche i sistemi di incentivazione siano già abbastanza "dissuasivi" al momento, scoraggiando anzi in alcuni casi investimenti che potrebbero rivelarsi utili alla nostra (boccheggiante) economia. Un saluto