Smart City - intervista
Internet of Things, una rete di vantaggi calerà su Milano
Il coordinatore del primo gruppo italiano The Thing Network spiega le opportunità aperte con la futura rete IoT, dall’efficienza energetica alla mobilità
«Siamo in missione per costruire una rete Internet of Things aperta, condivisa e globale». È il motto che campeggia nel sito web di The Things Network (http://thethingsnetwork.org) dell’iniziativa che si sta diffondendo in tutto il mondo e di cui fanno parte gruppi di lavoro in 31 città sparse in tutti i continenti. Da poco ne fa parte anche Milano, prima città in Italia, grazie al lavoro portato avanti da un team di persone e di aziende coordinato da Giovanni Besozzi, Channel & Business development manager di iNebula. È con lui che approfondiamo caratteristiche e opportunità prospettate dall’applicazione dell’“internet delle cose” per rendere più smart le città.
Secondo stime di Gartner, nel 2020 ci saranno 26 miliardi di oggetti connessi nel mondo. Secondo ABI Research saranno più di 30 miliardi, mentre altri istituti si sbilanciano prospettandone circa 100 miliardi. Ma, dati a parte, quali sono i riflessi pratici per i cittadini dell’Internet of Things nella vita quotidiana?
Partiamo da una premessa: la tecnologia è giunta a un avanzamento tale che oggi si riesce a miniaturizzare le funzionalità principali di un computer. Da qui si arriva alla possibilità di dotare qualsiasi oggetto di capacità sensoristica e trasmissiva. In pratica qualsiasi prodotto non intelligente e non interconnesso può essere dotato di una “intelligenza elettronica”, inserendo un banale sensore in grado di fornire indicazioni varie, che possono spaziare dal posizionamento dell’oggetto stesso al momento della sua attivazione nel corso della giornata all’invio di dati sul suo funzionamento.
Una volta inseriti i sensori si possono ottenere dati utili per gestire la termo regolazione degli ambienti, per rendere “intelligente” il traffico cittadino, l’illuminazione pubblica o il sistema parcheggi fino alla possibilità di monitorare la qualità dell’aria o dell’acqua.
Come entra in gioco questa capacità di interconnessione in termini di efficienza energetica, specie in edilizia?
Esistono soluzioni – che stanno incontrando un lusinghiero riscontro commerciale – riguardanti l’energy management, in ambito residenziale e industriale, permettendo di tenere sotto controllo i consumi energetici. Solo in ambito domestico, avere la percezione dei propri consumi consente di adottare un comportamento più attento, tenendo in considerazione che già solo 1° C in meno in un determinato locale consente risparmi dell’8-10% con benefici economici e ambientali.
Cosa si prefigge The Things Network? Come si caratterizza, in particolare, il gruppo di lavoro milanese?
TTN è un’iniziativa partita ad agosto 2015 ad Amsterdam da un team che nel giro di sei settimane ha “coperto” l’intera area urbana cittadina con meno di 10 punti di accesso wireless. Ha una tipologia di approccio che punta a creare una rete globale obbedendo al concetto di crowdsourced, cioè “dal basso” – con la partecipazione sia di singole aziende del territorio sia di cittadini interessati – aperta a tutti e decentralizzata.
La proposta ha preso piede in altre città e personalmente mi sono attivato a cavallo di agosto e settembre, riuscendo a mettermi in contatto successivamente con il network di Amsterdam e ho cominciato a ragionare con una serie di persone e di aziende (tra queste iNebula, per cui lavoro, e GFMnet) per capire se potessero essere interessate a sviluppare un’esperienza analoga su Milano. Non si tratta di una startup, ma di una community free in evoluzione costante che ha portato all’inizio dell’anno all’avvio di un gruppo di lavoro vero e proprio.
La rete IoT milanese sarà realizzata utilizzando il sistema Lo.Ra. WAN (Long Range WAN), quale tecnologia radio di accesso. Le ragioni di questa scelta?
È una tecnologia trasmissiva di accesso in modalità wireless dedicata all’Internet of Things particolarmente indicata per trasportare dati provenienti da moltissimi oggetti che trasmettono poche cose durante l’arco temporale di una giornata. È stata scelta anche perché richiede punti di accesso realizzati con costi hardware molto bassi in grado di coprire un territorio molto ampio. Quindi con investimenti decisamente limitati, ma con tecnologie di ultima generazione: con meno di dieci gateway abbiamo la ragionevole certezza di coprire l’intera città di Milano.
C’è poi da dire che sugli standard tecnologici si assiste a dispute continue su quale sarà o saranno quelli prevalenti nel prossimo futuro. È una situazione in costante evoluzione.
Che costi comporta creare una copertura IoT per una città come Milano?
Presto detto: l’azienda per cui lavoro ha previsto che per attivare un gateway sul tetto del proprio stabile dovrà stanziare un investimento di circa 1800 euro con cui è possibile coprire qualche chilometro. Per creare la rete di accesso cittadina ne potrebbero servire dieci o anche meno. Avvieremo comunque indagini sul territorio per verificare, ma l’infrastruttura completa è abbastanza semplice: consta di una rete, sensori, una centrale di raccolta dati e su questa piattaforma una soluzione perché tali dati siano resi disponibili su web, su mobile eccetera.
Quali le applicazioni pratiche?
Come in parte detto, fra i possibili utilizzi si va dal controllo della qualità dell’aria, ai sensori per favorire una mobilità intelligente, dal monitoraggio di aree soggette ad allagamenti (soluzioni di resilienza) al controllo energetico degli stabili comunali (smart building), fino alla gestione intelligente della pubblica illuminazione (smart lighting).
L’aspetto interessante di questo tipo di tecnologia è che rende possibile, con costi sempre più limitati, la possibilità di rendere intelleggibili dati utili a vari scopi e ambiti.
Quali sono le prossime fasi del gruppo di lavoro meneghino?
Questo mese cercheremo dei contatti con la pubblica amministrazione cittadina e regionale perché mi piacerebbe che questi due enti potessero portare avanti una sponsorship su questo genere di iniziativa tecnologica.
A livello operativo, contiamo di avere qualche gateway operativo già a marzo-aprile ed entro l’inizio estate contare su qualche servizio già fruibile e una copertura ragionevole della città. In tutto questo sarà importante capire quale risposta si avrà dagli enti pubblici perché loro potrebbero svolgere un ruolo trainante.
Il cittadino come potrà venire a conoscenza e fruire di questa struttura?
A livello concettuale avverrà un po’ come con il wifi free che si trova in albergo, in una piazza o in un locale, o con l’adsl: si potrà usufruire di un servizio a disposizione, ottenendone dati e benefici. Ad Amsterdam il primo servizio erogato, supportato dall’amministrazione locale, è stato quello di utilizzare un sistema di sensoristica per segnalare la presenza di acqua nelle barche, un servizio certamente utile in una città costruita su una rete di canali artificiali (lunga più di cento chilometri – nda). Ora che nel network vi sono una trentina di città aderenti, si assisterà a un’espansione di iniziative simili di utilità pubblica e potenzialmente replicabili.
In Italia, oltre Milano c’è già qualche altra città aderente?
Potenzialmente sì, ma ufficialmente in questo momento non c’è. Tuttavia non escludo che ci sia già qualcuno che ci stia pensando.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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