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Il Senato boccia lo spalma incentivi
Confindustria rilancia: al posto del contestato provvedimento, meglio l'emissione di bond
Dopo settimane di polemiche, tira aria di revisione sullo Spalma incentivi, il meccanismo entrato in vigore lo scorso fine giugno per coprire il taglio del 10% delle bollette delle Pmi. Entro il 23 agosto, infatti, il decreto del Governo che contiene il discusso provvedimento deve essere convertito in legge ordinaria dalle Camere. Nei giorni scorsi è così iniziato l’esame da parte della Commissione Bilancio di Palazzo Madama che ha emesso nel fine settimana il suo verdetto.
In buona sostanza si tratta di una bocciatura: il problema principale, secondo i senatori, è rappresentata dal carattere retroattivo obbligatorio di questo strumento che potrebbe portare ad “un cospicuo contenzioso”. Ossia ricorsi giuridici che, a dire il vero, sono già partiti.
Su altri punti del provvedimento i senatori sono stati più allineati al Governo: la spalmatura degli incentivi con il taglio dell’8% delle tariffe luce “implica in ogni caso una riduzione degli incassi delle società produttrici di energia con il fotovoltaico” ma ciò non dovrebbe determinare un impatto negativo in termini di gettito fiscale, correlato alla conseguente riduzione degli utili d’impresa per tali operatori, “atteso che le corrispondenti riduzioni delle tariffe elettriche sono a vantaggio, ai sensi dell’articolo 23, di soggetti a loro volta esercenti attività d’impresa, i quali usufruiranno di un equivalente impatto positivo in termini di minori costi, con pari riflessi sugli utili d’impresa”. Molti dubbi, invece, sul sistema di la garanzia della Cassa depositi e prestiti sui finanziamenti compensativi per gli operatori potrebbe presentare “profili problematici”.
Oltre alla bocciatura della Commissione bilancio a pesare è anche la posizione assunta da Confindustria, che si è schierata contro lo Spalma incentivi ed ha presentato una proposta alternativa, che sembra incontrare il favore degli operatori delle rinnovabili. L’idea è quella di ridurre il peso degli oneri per l’incentivazione nel breve e medio periodo e il suo incremento, invece, nel lungo termine, grazie all’utilizzo del sistema dei bond, che in pratica coprirebbero il debito dello Stato verso gli operatori, consentendo una diminuzione immediata del peso degli incentivi del 15-20%. Per coprire i bond il Gse dovrebbe ricorrere a una raccolta di risorse sul mercato finanziario, il cui ammontare sarebbe fissato annualmente dal ministro dello Sviluppo Economico sulla base dei trend economici e della differenza di prezzo dell’energia elettrica tra Italia e altri Paesi europei. Su tali risorse sarebbero pagati, attraverso la componente A3 della bolletta, i soli interessi annuali e, soltanto a scadenza, il capitale. È possibile che, dunque, nei prossimi mesi il Governo abbandoni il pericoloso Spalma incentivi e sposi una proposta di questo tipo, che ricorda molto il progetto avanzato dalll’ex ministro Flavio Zanonato più di un anno fa.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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