intervista
«Finanziamenti per idee e progetti? Ci vuole metodo»
Franco Rabezzana, esperto in bandi UE, spiega gli aspetti da considerare per presentare una proposta di finanziamento di successo
L’attenzione alle tematiche green non manca certo nella visione dell’Unione Europea: energie rinnovabili, efficienza energetica, smart city trovano adeguato spazio tra le voci e i bandi nel programma Horizon 2020, che finanzia ricerca e innovazione. Ma dall’avere un’idea al riuscire a ottenere un sostegno economico comunitario c’è di mezzo il mare… «Innanzitutto va considerato che su 20 proposte presentate alla Commissione Europea solo una viene approvata e finanziata», spiega Franco Rabezzana, presidente di una società di consulenza, la Metec Innovation Consulting, che ha partecipato a diversi progetti di ricerca italiani e soprattutto europei, in qualità di partner o coordinatore dei progetti.
Gli aspetti dei finanziamenti da esaminare sono molti e non solo a livello di contenuti, ma anche di forma. Ma come si prepara una proposta di successo?
Lo stesso Rabezzana lo ha spiegato in occasione del convegno intitolato “Energia, Innovazione ed Efficienza Energetica – Opportunità e finanziamenti”, presentato dal Polo di Innovazione Enermhy, in collaborazione con la Consulta per l’Imprenditorialità Giovanile e l’Unione Industriale.
Opera da più di trent’anni nel settore, avendo ottenuto il primo finanziamento europeo a un progetto nel 1983 e avendo vissuto la realizzazione di otto programmi quadro. «Il primo dettaglio su cui occorre fare molta attenzione è come cambiano i programmi europei e quali sono le tendenze. Horizon 2020 in questo senso ha una propensione più vicina al mercato rispetto al Settimo programma quadro: tutti i progetti devono avere una connotazione industriale. Il concetto di business plan è da mettere subito in conto, insieme all’analisi dei competitor attivi su una determinata tematica in sede di presentazione del progetto. Vanno considerate bene le tre fasi dell’euro progettazione: il project design (la matrice di finanziabilità, la fase che va dall’idea alla possibile richiesta di finanziamento o proposal), il proposal management (la costruzione della proposal, la gestione del formulario, la selezione e attivazione del partenariato) e il project management (la gestione operativa, amministrativa e dei rischi). Occorre anche capire se il mio progetto è giusto che sia finanziato da un programma europeo o se sia il caso di orientarmi su un altro tipo di bando. Va poi considerato il budget di una determinata call per capire le percentuali di successo. Non ultimo: è bene ponderare anche bene la scelta del partner». In pratica più si può contare, oltre che su un’idea efficace, sui partner più forti più possibilità ci sono che l’idea e il progetto relativo siano finanziati.
Quali sono i parametri da considerare per riuscire a preparare una proposta di successo e quali, in particolare per le piccole e medie imprese?
Premesso che le piccole e medie imprese, rispetto alle grandi, possono partecipare a tutti gli strumenti di Horizon 2020 il primo, fondamentale, parametro, è che si deve avere un’innovazione, tecnologica o di prodotto, da presentare. Più è elevata a livello internazionale più ha speranze di venire finanziata. Secondo aspetto, si deve avere un business consolidato alle spalle e deve essere molto dettagliato in termini di competitor, di nicchie di mercato che posso aggredire, di strategia commerciale futura, che tipi di accordi si prenderanno per la commercializzazione e distribuzione internazionale. Se il lato business manca non ci sono possibilità di svilupparla e promuoverla.
Partiamo dal presupposto che si ha una nuova idea: cosa occorre fare?
Innanzitutto domandarsi quale programma può finanziarla, chi può farlo, chi scriverà la proposta e chi potrà rivederla, se è necessario un partner di un altro paese e, se sì, come costruire una partnership. Altre domande da porsi: chi presenta il progetto? Quali saranno i costi di preparazione della proposta?
E cosa fare una volta individuata una call?
Occorre prestare attenzione agli obiettivi del programma e della call specifica, considerare le attività richieste, il budget disponibile e l’eleggibilità.
Quanto è importante la forma con cui si presenta un progetto?
Moltissimo. Spesso le peggiori proposte vengono da Grecia, Portogallo ed Italia. Qualche consiglio: usare la griglia di valutazione come controllo alla redazione; andate diritti al punto; se in possesso di un po’ di budget, farsi seguire da un professionista che abbia già presentato altri progetti; ripetere alcuni concetti chiave in 2/3 punti diversi della proposta; avere un’attenzione costante alla struttura logica della redazione (problemi e soluzioni).
Nell’insieme dei progetti, ci sono anche quelli sospesi, ossia quelli che hanno passato diversi parametri richiesti, ma poi non hanno avuto accesso al finanziamento. Come fare a riattualizzarli?
In questo caso, la prima valutazione da fare è capire la motivazione per cui non hanno avuto il finanziamento. Ci sono casi in cui non vi sono più fondi oppure la valutazione del mio progetto, seppure buona, non è nei parametri ammessi al finanziamento. Occorre considerare la valutazione della Commissione Europea, comprendere il report con i commenti dei valutatori e ottimizzare di conseguenza la proposta. Nella mia esperienza ho assistito a tantissimi progetti non ammessi la prima volta che, debitamente sistemati, sono stati poi finanziati alla seconda o alla terza volta che sono stati ripresentati.
Come spiega la media di insuccesso italiana più alta rispetto a quella europea?
Da una parte le proposte non presentate in modo adeguato e dall’altra ci manca l’apporto come lobby, intesa in modo positivo, presenti in paesi come Inghilterra, Germania, Francia e Spagna che, anche per questo, riescono a imporre i loro progetti a Bruxelles e raccogliere i necessari finanziamenti.
In termini di energie rinnovabili, efficienza energetica e altri temi green, come ci si deve regolare?
Innanzitutto capire cosa è stato fatto finora nel mondo e proporre un’idea innovativa, quindi non ancora presente. A questo riguardo la collaborazione con università e centri di ricerca è fondamentale perché sono loro che possono fornirmi gli imput. La collaborazione è fondamentale e molte volte le proposte nascono da qui.
Quanto tempo serve per predisporre bene un progetto?
Circa 5-6 mesi. Per questo è bene sapere in anticipo, attraverso le agenzie preposte (camere di commercio, società di consulenza ecc.) per muoversi poi di conseguenza. In questo senso, ribadisco, è bene anticipare gli eventi, il ciclo della programmazione comunitaria. Andare su internet per orientarsi, informarsi sulle giornate di presentazione dei vari programmi e sotto programmi a livello Europeo, contattare se necessario i servizi della Commissione, studiarsi i documenti di riferimento.
A che tipo di evoluzione si è assistito negli ultimi trent’anni in termini di finanziamenti europei?
A livello formale tantissimo direi: trent’anni fa presentare un progetto per il finanziamento europeo era semplicissimo perché erano davvero pochi coloro che lo facevano. All’epoca lo si preparava con una macchina da scrivere e si portava a Bruxelles la copia cartacea, oggi viene svolto tutto online.
Ma l’evoluzione più sensibile è legata al fine con cui nascono questi programmi di finanziamento, dettati dalla necessità da parte dell’Unione Europea di fornire soluzioni a problemi concreti: più tali problemi sono complessi più si evolve la complessità dei bandi, mirati a sostenere le idee in grado di fornire risposte concrete.
A proposito di efficienza energetica e, in generale, di eco sostenibilità, ravvede un’evoluzione significativa dell’Unione Europea verso queste tematiche?
Certamente. La tematica del risparmio energetico, collegato anche alla riduzione delle emissioni, è ben presente e considerato in modo adeguato. L’industria della produzione di energia in questo senso è molto indietro e possono fare ancora molto perché ancora molto tradizionali e poco innovative come può essere, per esempio, il settore aerospaziale. Per cui occorrerebbe fare uno sforzo per fare innovazione.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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