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Gela, la raffineria green sarà una base per le trivelle
La riconversione produttiva del sito siciliano prevede anche una parte importante legata allo sfruttamento delle risorse di idrocarburi dell’area
Nei giorni scorsi è stata annunciata, con un’approvazione pressoché unanime, l’intesa per la riconversione “verde” della raffineria Eni di Gela. È stata infatti sottoscritta un’intesa tra i rappresentanti del cane a sei zampe, la Regione Sicilia e il ministero dello Sviluppo economico per la riconversione della raffineria siciliana. In buona sostanza il sito sarà riconvertito in una bioraffineria, così da garantire il mantenimento di tutti i posti di lavoro. Alla base della decisione c’è, fondamentalmente una precisa ragione economica, ossia la grave crisi del settore petrolifero che, per via della crisi ma anche della concorrenza asiatica, deve fare i conti con una riduzione dei consumi del 30% rispetto al 2006, tanto che ormai diverse raffinerie sono a rischio chiusura.
In questo contesto, anche il sito di Gela ha subito perdite per oltre 2 miliardi di euro dal 2009 ad oggi. La sola via di uscita appare, quasi sempre, la riconversione produttiva di questi impianti, riadattandoli alla produzione di biocarburanti e bioplastiche, ossia prodotti che – anche per via degli obblighi europei – hanno ancora un mercato. Dunque, dopo 60 anni di petrolchimica, a Gela cambierà praticamente tutto, grazie a un investimento di oltre 2 miliardi di euro in quattro anni, tanto che il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, parla di “investimento strategico per la Sicilia, per il sistema energetico nazionale e per la difesa dei livelli occupazionali”.
Tutto bene allora? In realtà, sull’accordo la trasparenza non regna certo sovrana. Innanzitutto, anche per quanto riguarda la produzione di biocarburanti, nelle note ufficiali non si fa riferimento alla tipologia (prima, seconda o terza) né ai possibili mercati di sbocco né ai possibili livelli produttivi. Insomma, il piano produttivo appare quantomeno in divenire. Inoltre, Gela sarà utilizzata come base logistica per l’on e l’offshore: in buona sostanza, quindi, Eni potrà avviare a partire da questo sito nuove attività di esplorazione e produzione di idrocarburi in Sicilia, sia su terra che in mare. Insomma, Gela sarà la base per la trivellazione petrolifera dell’Isola e dintorni, mettendo così un altro pezzo al disegno strategico già ratificato dallo Sblocca Italia e contestato dalle associazioni ambientaliste.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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