Energia solare
Fotovoltaico, i pannelli europei sono più green
I moduli di fabbricazione asiatica hanno invece un impatto ambientale maggiore per via degli standard inferiori seguiti dalle fabbriche cinesi
Il fotovoltaico è comunemente e giustamente ritenuto come una fonte di elettricità pulita. Quasi sempre, però, ci si dimentica che la produzione dei pannelli solari è un’attività industriale come le altre, che comporta dunque un certo dispendio di energia e un inevitabile livello di emissioni. Un’attività che, ormai, a livello globale è circa per il 70% in mano delle imprese asiatiche, nonostante le polemiche sul dumping e il compromesso sui dazi approvato un anno fa. Questo dato di fatto, se da un lato ha permesso al solare una discesa dei costi repentina che ne sta assicurando le fortune a lungo termine, nasconde un rovescio della medaglia: l’impatto ambientale.
Uno studio condotto dalla Northwestern University e dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ( DOE ), ha messo in luce come i pannelli solari fabbricati in Cina abbiano una maggiore impronta complessiva di carbonio e utilizzino sostanzialmente più energia durante la produzione rispetto a quelli realizzati in Europa.” Abbiamo stimato che la carbon footprint di un pannello solare è circa due volte più alto quando è fatto in Cina e utilizzato in Europa, rispetto a quelli costruiti a livello locale e utilizzati in Europa”, ha detto Fengqi Lei, professore di ingegneria chimica e biologica presso la Northwestern.
Per arrivare a questo dato il team di ricerca ha eseguito una valutazione sistematica del ciclo di vita dei pannelli, che prende in considerazione tutta l’energia utilizzata per realizzare il prodotto. Dunque dall’estrazione del silicio dalle miniere, al carburante consumato per trasportare i materiali e prodotti, l’energia elettrica impiegata per alimentare la fabbrica di elaborazione, ecc. La ragione principale del gap è che la Cina ha un minor numero di standard ambientali e di efficienza per le sue fabbriche e impianti; inoltre produce più elettricità da carbone e da altre fonti non rinnovabili rispetto alla Ue. Lo studio, inoltre, non ha incluso il costo energetico del trasporto di un pannello solare sino alla sua destinazione finale, fattore che sicuramente avrebbe aumentato ancora di più il divario tra i moduli di fabbricazione asiatica e quelli continentali.
La notizia positiva è che questo divario sarà probabilmente si ridurrà nel tempo, con il rafforzamento delle normative ambientali cinesi. Per il momento, per favorire una produzione più sostenibile di celle solari , gli autori suggeriscono l’introduzione di una carbon tariff. Che però, data la tregua faticosamente raggiunta sul solare, ha davvero poche possibilità di essere introdotta.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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