Energia solare
Dumping, prove di compromesso Ue-Cina
Pechino potrebbe optare per un tetto all’esportazione dei suoi pannelli fotovoltaici verso l’Europa, fissando anche un prezzo minimo
La guerra commerciale nel fotovoltaico potrebbe finire con il più classico dei compromessi: questo almeno secondo le indiscrezioni riportate dal Shanghai Securities News, che cita un ricercatore della Commissione Nazionale per lo sviluppo e le riforme, il massimo organo di pianificazione economica cinese. Il 4 giugno scorso, come avevamo anticipato in questo articolo, la Commissione Europea aveva deciso l’imposizione di dazi provvisori nei confronti degli esportatori di pannelli solari cinesi all’11,8% per due mesi, livello destinato a salire a un tasso medio del 47,6% dal 6 agosto in poi.
L’indagine della Commissione europea, in effetti, ha accertato azioni di vero e proprio dumping, cioè i pannelli cinesi sarebbero stati venduti a prezzi inferiori rispetto a quelli praticati sul mercato interno, grazie anche ai sussidi governativi impropri ricevuti. La reazione di Pechino non si è fatta attendere, tanto che pochi giorni dopo la decisione di Bruxelles di imporre i dazi, è stata annunciata un’inchiesta contro i produttori di vino europeo.
Il rischio, insomma, è che il caso fotovoltaico possa far deflagrare una guerra commerciale in cui entrambi i contendenti avrebbero da perdere: nel 2012 le esportazioni cinesi verso i 27 Paesi Ue sono state pari a 290 miliardi di euro, mentre l’export Ue in Cina ha raggiunto quota 144 miliardi di euro. Già nei giorni successivi alle svolta protezionistica europea, le due potenze hanno avviato trattative ufficiali, prima con l’incontro tra il commissario europeo al Commercio Karel De Gucht e il ministro cinese del Commercio, Gao Hucheng, e poi con l’avvio di veri e propri tavoli tecnici. L’indiscrezione filtrata nei giorni scorsi è che la Repubblica popolare sarebbe pronta a offrire un tetto alle esportazioni e un prezzo minimo di vendita sul mercato.
Più nel dettaglio, la proposta cinese per porre fine alla diatriba con i 27 Paesi dell’Unione prevede che l’esportazione di moduli fotovoltaici in Europa non superi i 10 GW all’anno, a un prezzo minimo di 0,5 euro per watt. In cambio, Bruxelles si dovrebbe impegnare a non imporre dazi, o a stabilirli bassi, ai pannelli solari provenienti da Pechino.
D’altra parte, però, esiste una forte pressione di alcuni Stati, tra cui l’Italia, perché a dicembre vengano istituiti dazi definitivi: «Il sistema europeo del fotovoltaico sta subendo un’arrogante azione da parte dei produttori cinesi che stanno esportando in Europa pannelli a un prezzo che può essere di 100 volte inferiore a quello di mercato », ha accusato durante una recente conferenza stampa Cristiana Muscardini, eurodeputata di Fli e vicepresidente della Commissione commercio internazionale del Parlamento Ue. Prima di dicembre, probabilmente, non si avrà la certezza se si arriverà o meno a un compromesso sul fotovoltaico.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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