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BrExit dal clima
Dopo il voto per la Brexit, uno dei primi atti del nuovo governo britannico, è stata l'abolizione del Dipartimento per l'energia e il clima
Venerdì, 15 luglio 2016, la mattina a Roma l’ambasciatore del Regno Unito a Roma mi ha rassicurato personalmente, durate un evento sulla Brexit organizzato da Eunews e Hdrà, circa la continuità delle politiche relative ai cambiamenti climatici, perchè in nel regno di Sua Maestà “c’è una forte pressione dell’opinione pubblica su ciò”.
Passano ventiquattrore e, sabato 16 luglio,ed ecco che sia sul Guardian sia sull’Indipendent arriva la notizia dell’abolizione del “Department for Energy and Climate Change” (Decc). Il dipartimento è stato creato nel 2008 dal Labour ed Ed Milliband, esponente di punta del Labour Party ne fu il primo responsabile.
«Uno dei primo atti di Theresa May, come primo ministro è staro quello di spostare la responsabilità per i cambiamenti climatici al nuovo Department for Business, Energy & Industrial Strategy», così l’Indipendent da dato la notizia che lo stesso Ed Milliband ha commentato su Twitter dicendo: «E’ semplicemente stupido. I cambiamenti climatici non sono nemmeno menzionati nel nome del nuovo dipartimento. è chiaro, quindi, che non sono una priorità».
Valutazione a parte di Milliband in pratica si piazzano i cambiamenti climatici in secondo ordine di priorità all’interno di un nuovo dipartimento nei quali non sono nemmeno citati. Un arretramento chiaro, un sistema all’italiana dove, forse, i cambiamenti climatici dipendono dal dicastero dell’ambiente, ma non hanno un nesso diretto con le attività produttive. Insomma un comodo sistema per separare la produzione energetica al clima.
Ancora più netto Ed Davey che ha guidato il Decc tra il 2012 e il 2015. «Si tratta di una battuta d’arresto importante circa gli sforzi sui cambiamenti climatici del Regno Unito. Con il declassamento dei cambiamenti climatici , Theresa May ha colpito il settore della bassa intensità di CO2 e, ancora una volta la fiducia degli investitori», ha detto al Guardian Davey.
Le funzioni del Decc, che includono il rappresentare il Regno Unito agli appuntamenti internazionali sul clima, come le Cop 21, il controllo degli obiettivi di riduzione delle emissioni e gli incentivi alle fonti d’energia rinnovabili, sono state quindi trasferite e messe in un cono d’ombra, rispetto alle politiche energetiche del Paese. E Stephen Devlin , economista ambientale presso la New Economics Foundation (Nef) , ha affermato: «l’abolizione del dipartimento è stata una mossa terribile per il nostro nuovo primo ministro». Il problema di fondo, infatti, è il coordinamento delle azioni dei cambiamenti climatici e per questo motivo serve un organismo che tracci un’agenda, politica e industriale, che abbia una priorità su questo tema. «Affrontare i cambiamenti climatici è una sfida nella quale è necessario dirigere e determinare quali sono le direzioni dello sviluppo industriale, quali quelle delle infrastrutture di trasporto che costruiamo, come gestiamo l’agricoltura – ha detto Devlin – . È necessaria una strategia centrale coordinata. Se lasciamo tutto ciò ai ripensamenti di altri dipartimenti falliremo».
Questo tto del primo ministro inglese potrebbe avere degli effetti sugli obiettivi al 2050 del Regno unito che è dell’80% di riduzione delle emissioni al 2050, mentre sarà fondamentale osservare ciò che farà la nazione in tema di politiche energetiche. Durante Cop 21 la ministra britannica per l’Energia Amber Rudd aveva detto, «La sicurezza energetica è la nostra prima priorità inoltre nessun governo responsabile dovrebbe prendere rischi in tema di cambiamenti climatici. Il gas è al centro del nostro futuro sicuro per l’energia, così come il nucleare. Si farà ricorso ad una energia nucleare “sicura“». Poche rinnovabili, quindi e la chiusura del Decc sembra confermare una strategia energetica per la riduzione delle emissioni “business as usual”.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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