Agroenergie
Biomasse e biogas, tra incentivi e polemiche
I decreti sugli incentivi alle rinnovabili, in materia di biomasse e biogas, non soddisfano diversi esperti del settore. Ecco le loro ragioni
Photo: GreenRon
Pubblicati i decreti sulle rinnovabili, è giunta l’eco dei pareri degli addetti ai lavori. Non mancano, in questo senso le voci dei rappresentanti del settore delle biomasse e biogas, fonti energetiche “pulite” sempre più importanti in Italia.
Un’autentica miniera, stando alle stime calcolate da Althesys, come segnalava l’ad Alessandro Marangoni: «Dai sottoprodotti agricoli si potrebbero ricavare oltre 10 Mtep annui di energia aggiuntiva, pari al 49% circa della produzione di energia primaria da fonti rinnovabili e al 5% dei consumi primari».
Non solo: stando ai dati raccolti in un rapporto Srm-Svimez dedicato alle energie rinnovabili, presentato di recente, in materia di biomasse liquide, solide e biogas, in Italia si contano circa 670 impianti in Italia, di cui 97 sono nel Mezzogiorno (la potenza installata al Sud, tra l’altro, è pari al 32% del totale nazionale). E sono numeri in costante crescita.
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, sull’argomento, è tornato proprio in questi giorni: a suo parere «Sui decreti per rinnovabili il confronto è stato abbastanza difficile, qualche volta rude, ma il conto per le biomasse dovrebbe essere positivo, perché ci sono maggiori possibilità di sviluppo rispetto al passato, e lo stesso vale per il biogas. Tenendo conto che abbiamo dovuto trovare un equilibrio tra l’uso energetico e alimentare delle colture». Lo stesso ministro ha comunque ammesso che «il meccanismo incentivante è un aiuto all’investimento ma non lo copre, e va quindi messo in relazione con l’accesso al credito e altre misure».
Le critiche dalle associazioni
Ed è proprio sull’entità degli incentivi che sono arrivate le critiche da parte degli addetti ai lavori. Secondo il Comitato dei produttori di energia rinnovabile da biomasse liquide «gran parte degli incentivi finiscono a tecnologie importate, mentre per le biomasse i valori sono stati fissati quando erano la metà. I costi delle biomasse sono raddoppiati rispetto agli ultimi 50 anni per l’aumento generalizzato dei prezzi degli oli vegetali e della materia prima extra-Ue. E con margini stretti di guadagno molte aziende sono a rischio chiusura. Eppure si tratta di un tassello importante del mondo delle rinnovabili, un ponte tra le fonti tradizionali e le verdi, che ha visto crescere il numero di impianti di cogenerazione a bioliquidi molto rapidamente in Italia a partire dal 2008, con una capacità installata di circa 650 MW, il 25% del totale delle bionergie».
Anche l’Assocazione nazionale Comuni italiani ha evidenziato criticità sulle misure incentivanti al settore: Filippo Bernocchi, delegato Anci alle politiche energetiche ed ai rifiuti, ha evidenziato il pensiero dell’associazione: «Mentre le richieste avanzate dall’Anci sul V Conto Energia in sede di Conferenza Unificata sono state fondamentalmente recepite dal Governo, registriamo una totale indifferenza dei tre Ministeri rispetto alle proposte di emendamento relative al Decreto di incentivazione delle altre FER elettriche».
E motiva la delusione, affermando che sono rimaste «inascoltate» le richieste «sul DM Incentivi Fer elettriche non fotovoltaiche al fine di ottenere una maggiore valorizzazione delle risorse territoriali attraverso un supporto specifico per le biomasse da filiera forestale per le quali si richiedeva una soglia di 300 kW per l’accesso diretto agli incentivi, purché in abbinamento con cogenerazione e trasporto di calore ad un’utenza dedicata pubblica o di pubblico interesse». Inoltre, secondo Bernocchi, «Le richieste dell’Associazione non hanno trovato un riscontro da parte del governo nemmeno nel riconoscimento come sottoprodotto delle biomasse da filiera forestale».
Il mondo agricolo è quello a cui biomasse e biogas sono più legati: per questo è importante rilevare le critiche mosse da Confagri, secondo cui «ancora una volta vengono penalizzati proprio i piccoli impianti, come quelli a biogas, fondamentali per il settore agricolo».
Le lacune evidenziate dalla Confederazione generale dell’Agricoltura italiana in materia di incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche (di cui le biomasse per le imprese agricole sono una voce particolarmente significativa) sono legate: «Alle tariffe base, comunque insufficienti per realizzare gli investimenti; ai premi, che richiedono tecnologie non facilmente applicabili agli impianti di potenza inferiore ad 1 MW; e alle procedure di accesso, sia in relazione al registro, sia alla tipologia di alimentazione dell’impianto (nella categoria sottoprodotti rimane il vincolo di poter utilizzare solo il 30% di coltivazioni dedicate)».
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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