Biocombustibili
Biocarburanti: la soluzione è nelle microbolle
L’impiego dei carburanti biologici potrebbe migliorare l’impatto ambientale del settore dei trasporti e ridurre la dipendenza energetica dal greggio
Photo: flickr.com
Il biocarburante ricavato dalle alghe è uno dei combustibili puliti più promettenti che esistono sul mercato. Numerose compagnie aeree e alcune aziende automobilistiche ne hanno scoperto le potenzialità di recente, scegliendo per le loro flotte carburanti oil free. Così, mentre gli analisti stimano che il costo del petrolio raggiungerà i 160 dollari a barile nel 2016 (fonte: Energy Information Administration, Outlook 2012), l’impiego dei carburanti biologici potrebbe migliorare l’impatto ambientale del settore dei trasporti (responsabile del 23% delle emissioni mondiali di anidride carbonica) e ridurre la dipendenza energetica dal greggio, non solo costoso, ma anche in via di esaurimento.
Biocarburanti
Il biodiesel che proviene dalle alghe appartiene alla famiglia dei biocarburanti di quarta e ultima generazione e si può considerare una novità, soprattutto per la sua capacità di fornire energia per ettaro fino a 30 volte maggiore rispetto a mais e soia. Il tutto in modo sostenibile. Le alghe si alimentano infatti di anidride carbonica, il che le rende ancora più interessanti: catturare gas serra mentre si produce energia pulita non è un beneficio trascurabile.
Microbolle
Ma non tutto ciò che è ecologico, purtroppo, è semplice da ottenere. La principale controindicazione del carburante prodotto dalle alghe è negli ingenti costi di produzione e nell’alto consumo di energia necessari per ottenerlo. Almeno finora. Infatti, il Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biologica dell’Università di Sheffield potrebbe aver risolto definitivamente il problema. Un team di scienziati guidato dal professor Will Zimmerman ha appena individuato un metodo per rendere le alghe una fonte di energia redditizia anche dal punto di vista commerciale. Il sistema scoperto si basa su un’innovativa tecnica di raccolta che utilizza microbolle per ricavare la materia prima generata dalle alghe.
Le microbolle, “tradizionalmente” sfruttate per rendere le colture più dense e per farle crescere più velocemente, sono state impiegate per la prima volta dai ricercatori inglesi per trasportare le particelle d’alga in superficie, da dove vengono poi recuperate per essere trasformate in carburante. “Ci siamo resi conto che produrre biocombustibili dalle alghe non era abbastanza economico, a causa delle difficoltà legate ai processi di raccolta e drenaggio delle piante” – si legge sul comunicato diffuso dall’Università di Sheffield. “Ancora una volta – spiega il professor Zimmerman – “le microbolle hanno fornito la soluzione al problema”. Il sistema sviluppato dal team inglese utilizza energia fino a 1.000 volte inferiore dei sistemi tradizionali ed, inoltre, il suo costo di installazione è fortemente competitivo.
Il mercato
Un’intuizione d’oro, visto che il mercato dei carburanti bio è destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni. E’ notizia di qualche giorno fa che anche la Etihad, la compagnia aerea nazionale degli Emirati Arabi Uniti, ha fatto volare il primo aereo sul Golfo alimentato solo da biodiesel. E persino la Marina americana sembra stia sperimentando combustibili a base di alghe. Spostandoci nella più vicina Europa, è nato di recente Med Algae, un consorzio per studiare la produzione di carburante dalle alghe nei paesi dell’area mediterranea. A farne parte c’è anche l’Italia, accanto ad altri dodici organizzazioni provenienti da Cipro, Grecia, Malta, Libano ed Egitto.
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L'autore
Camilla Mastellari
29 anni, Camilla Mastellari è giornalista e si occupa di comunicazione dal 2006. In veste di redattrice freelance ha scritto e continua a scrivere di temi quali ecosostenibilità, tecnologie nei paesi in via di sviluppo e giustizia sociale. Laureata in lingue e letterature straniere è nata a Torino, ma vive a Milano da almeno un decennio.
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