Decreto Romani: i timori degli imprenditori pugliesi
Giuseppe Bratta, socio fondatore della Geatecno, rivolge un appello ai rappresentanti parlamentari pugliesi e in particolare al Governatore Vendola.
Entro la settimana potrebbe diventare legge. Il decreto legislativo presentato dal ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani in attuazione della direttiva 2009/28/CE se approvato, sospenderebbe gli incentivi al fotovoltaico una volta raggiunto il tetto degli 8 GWp (la sola Germania prevede una quota sei volte superiore) e ciò potrebbe verificarsi già entro l’estate perché tra impianti collegati e in via di collegamento si sono raggiunti i 7 GWp. Uno stop che metterebbe in crisi le aziende del settore, ma con una inevitabile ricaduta sul sistema economico e finanziario. Non ultimo e non meno importante, il significativo passo indietro nell’ecosostenibilità ambientale.
La Puglia, al primo posto per potenza installata (dati al 31 gennaio 2011 forniti dal GSE, Gestore Servizi Energetici) con i suoi 550.000 Kilowatt contribuisce al taglio di circa 490.000 tonnellate di anidride carbonica, pari alla quantità prodotta in un anno da 248.000 automobili a gasolio.
Tra operatori diretti e indotto (componentistica, studi tecnici e legali, imprese edili, trasporti, agenzie di comunicazione) significherebbe rinunciare a un fatturato di circa 40 miliardi di euro che nel 2010 ha contribuito al PIL nazionale per oltre il 2%. Se non ci fosse stato il Conto Energia, ipotesi ora futuribile per il 2014 con l’approvazione del decreto, le aziende avrebbero mandato a casa un numero tale di persone che, come cassa integrati, sarebbero pesati per miliardi di euro sui bilanci statali.
Un accorato appello ai rappresentanti parlamentari pugliesi e in particolare al Governatore Vendola è quello di Giuseppe Bratta, socio fondatore della Geatecno, azienda made in Puglia attiva dal 2005 e che oggi vanta una “storia” in consulenza, progettazione, realizzazione e manutenzione di impianti solari fotovoltaici, eolici e biomasse. “Il timore è che al raggiungimento del tetto previsto dal decreto quanto autorizzato alle tariffe incentivanti secondo l’attuale Conto Energia, rischi di non essere più tale nemmeno per gli impianti già autorizzati, con un effetto retroattivo. Contiamo su quanto dichiarato dal ministro Prestigiacomo ieri a Palazzo Chigi, ovvero detto che il tetto di 8 GW è solo un’indicazione tecnica che si è data il nostro Paese e che gli incentivi saranno confermati. Se la preoccupazione fosse solo quella di ridurre i costi della bolletta, in prospettiva questi saranno minori perché influenzati dalle graduali riduzioni degli incentivi per i nuovi impianti e dal consolidamento del settore italiano che, garantita la continuità del quadro normativo attuale, potrebbe vedere l’evoluzione delle nostre aziende in ambito internazionale. Negli ultimi nove anni gli italiani abbiano pagato 33 miliardi di euro per la produzione di energia da fonti assimilate e inquinanti. Il fotovoltaico attiva un circolo virtuoso i cui benefici vanno alle società che vi operano, ma soprattutto agli attuali 200.000 autoproduttori”.
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