Infrastrutture
Un dibattito poco pubblico
Il "Debat public" poteva essere l'occasione per avviare percorso partecipato con i cittadini, ma sembra essere l'ennesima occasione mancata
Il “Debat public” ossia il meccanismo con il quale in Francia riescono a fare “digerire” all’opinione pubblica anche le centrali nucleari arriva anche in Italia. Si tratta di una misura, concretizzatasi con un disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che dovrebbe facilitare la realizzazione di opere nei settori delle infrastrutture, dei trasporti, dell’edilizia e del territorio. Si tratta di una consultazione pubblica, che in Francia dura sei mesi con un dibattito molto serrato, per aumentare il coinvolgimento dei cittadini nella realizzazione delle grandi opere che però dai primi segnali sembra avere delle pecche.
La consultazione con i cittadini non sarà, infatti, vincolante ma dovrebbe consentire alle popolazioni interessate esclusivamente una valutazione e una conoscenza delle scelte già fatte. In ultima analisi da dibattito vincolante a operazione di semplice informazione, visto che sul fronte delle infrastrutture è stata perfezionata la nuova procedura d’approvazione unica da parte del Cipe, introdotta a suo tempo con il Salva Italia, inserendo una tempistica definita per le decisioni degli Enti Locali, le azioni in caso di mancato rispetto dei termini e il termine di trenta giorni per le osservazioni sulla Valutazione d’impatto ambientale. Mentre già si guarda alla riforma del Titolo V della Costituzione con l’intento di centralizzare le decisioni sulle opere strategiche che oggi sono materia concorrente tra Stato ed Enti Locali.
“L’introduzione, nel disegno di legge su infrastrutture, trasporti, edilizia e territorio approvato dal Consiglio dei Ministri, dello strumento della consultazione pubblica non serve per rimettere in discussione quanto già approvato. ha affermato a commento del provvedimento il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Mario Ciaccia – La consultazione pubblica non serve per rimettere in discussione quanto già approvato. Non è una norma deceleratoria di progetti già avviati: guarda al futuro”.
E non basta. Si introduce una maggiore flessibilità sulla ripartizione tra imprese, rafforzando la pratica del subappalto e si riduce la percentuale d’accantonamento non svincolabile, dal 25 al 20%, fino al momento del collaudo. Cosa che potrebbe portare a un maggiore abbandono delle opere, aumentano le “incompiute” di cui l’Italia è piena.
Positiva, invece, la riduzione degli oneri di costruzione relativi a ristrutturazioni e recuperi edilizi, per incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, cosa che però si è sempre scontrata con l’estrema parcellizzazione della proprietà immobiliare in Italia fenomeno che si sta accentuando con la dismissione del patrimonio abitativo pubblico.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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