Territorio e dissesto: il problema? Non solo i cambiamenti climatici
Per i geologi il dissesto idrogeologico non è causato solo dai cambiamenti climatici, ma dallo sviluppo edilizio. Occorre puntare su riqualificazione e mitigazione dei rischi
Gli ultimi giorni di pioggia, dimostrano se ce ne fosse bisogno che il territorio italiano dal punto di vista idrogeologico è fragile a prescindere dai cambiamenti climatici. Sulla Toscana e sul Lazio, infatti, non è stata sganciata la settimana scorsa la “bomba d’acqua” come è successo sulla Sardegna nell’ottobre 2013, ma semplicemente è piovuto a lungo e ha fatto più caldo del solito facendo piovere, anzichè nevicare, in quota.
Cosa che ha impedito l’accumulo di acqua sotto forma di neve. Insomma si è trattato di un fenomeno nel quale il cambiamento climatico è responsabile, ma in questo caso in misura minore. Nonostante ciò la Capitale è sprofondata nel caos, ma la responsabilità questa volta è principalmente della struttura della città, troppo a lungo cresciuta senza regole che non si è limitata ad amplificare il fenomeno.
«Paghiamo a caro prezzo uno sviluppo edilizio dissennato, che portò negli anni 70 e 80 acostruire edifici su edifici, a realizzare lottizzazioni su lottizzazioni, senza considerare la loro compatibilitá con le condizioni geologiche del territorio. Le ragioni dello sviluppo edilizio andavano di pari passo con quelle di un effimero sviluppo economico, mentre restavano inascoltate le voci di chi, i geologi tra questi, ne segnalava i rischi. – afferma Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei Geologi – Oggi quelle stesse voci segnalano che si può ancora fare qualcosa, che si può percorrere la strada di un altro tipo di sviluppo, quello della manutenzione, della mitigazione dei rischi, della pulizia dei fiumi e della rinaturazione. Ma segnalano anche che ad ogni pioggia il Paese cade a pezzi, che non si può continuare a consumare suolo, che non si può perdere altro tempo. Il dissesto idrogeologico è un’emergenza nazionale e non si accetti l’attenuante che non ci sono soldi, perchè quando si vuole i soldi si trovano, e non accetti che è tutta colpa dei cambiamenti climatici, perchè sta solo piovendo».
E alla voce dei tecnici se ne aggiunge una, dissidente, della politica, visto che l’impegno del governo su questo fronte è irrisorio, mentre gli enti locali fanno i conti con il patto di stabilità. «Spero che quanto sta accadendo in questi giorni produca finalmente un’inversione di rotta nelle politiche del governo e delle istituzioni. La manutenzione del territorio, la messa in sicurezza e la qualificazione del patrimonio edilizio esistente siano al centro del patto di governo e del piano per il lavoro del Pd. Oltre a garantire maggiore sicurezza per i cittadini e per il nostro fragile suolo, queste politiche rappresentano una straordinaria occasione per produrre occupazione legata al territorio. – afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera – Proprio per mettere in sicurezza il territorio nazionale, la Commissione Ambiente della Camera aveva chiesto con una risoluzione approvata all’unanimità di cui sono primo firmatario di stanziare almeno 500 milioni annui per la difesa del suolo, ben piú dei soli 30 milioni previsti allo scopo nella Legge di Stabilitá per il 2014. Giá ora il credito di imposta per le ristrutturazioni e l’ecobonus in edilizia rappresenta la piú importante misura per l’occupazione visto che nel2013 ha prodotto 19 miliardi di investimenti e oltre 280 mila posti di lavoro tra diretti e indotto».
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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