Efficienza energetica
Quanti ostacoli allo sviluppo dell’efficienza
L’Energy Efficiency Report 2014 rileva gli aspetti che limitano lo sviluppo dell’efficienza energetica in Italia
Photo: Pixabay
Quando si parla di efficienza energetica a volte sembra si stia trattando della pietra filosofale: tutti la cercano, nessuno la trova. Ora, esagerazioni a parte, l’efficienza è un tema cruciale: è un autentico “pilastro” del Framework europeo 2030 ed è la principale “priorità d’azione” all’interno della SEN (Strategia Energetica Nazionale). Peccato, però, che a fine 2012 l’Italia abbia raggiunto solo il 15% dell’obiettivo nazionale che si era data e pari a 15,50 Mtep. A segnalarlo è l’Energy & Strategy Group, team di docenti e ricercatori del Politecnico di Milano, a seguito di una ricognizione in occasione della stesura del Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica 2014.
Quali sono i fattori che ostacolano la diffusione dell’efficienza energetica in Italia? Il pool di docenti e ricercatori dell’ateneo milanese ne ha individuati alcuni, cruciali, e li ha presentati attraverso l’Energy Efficiency Report 2014, giunto alla sua quarta edizione.
Essi sono: la gestione del rischio nei progetti di efficienza energetica; l’energy intelligence, ossia le soluzioni tecnologiche in grado di raccogliere e analizzare dati sui consumi energetici degli edifici e dei processi produttivi, e quantificare i benefici ottenibili dall’utilizzo di queste informazioni; la filiera degli interventi specifici in Italia; il tema del finanziamento dei progetti dedicati; infine l’isolamento industriale.
Si parte dagli approcci alla gestione del rischio nei progetti di efficienza energetica, fattore essenziale in quanto – si segnala nel report – «una errata stima, valutazione e gestione delle fonti di rischio connesse ad un progetto di efficientamento energetico può compromettere in maniera significativa l’ammontare di benefici energetici e, di conseguenza, economici ottenibili per il cliente finale». L’analisi del settore italiano dell’efficienza energetica condotta nel rapporto dimostra come il tema del risk management sia poco noto agli operatori del settore e le strategie di mitigazione adottate siano ancora ad uno stadio “embrionale”.
Il secondo cruciale ostacolo da superare per la diffusione pervasiva degli interventi di efficienza energetica in Italia riguarda le modalità di finanziamento, a livello pubblico e privato. «Un corretto strumento di finanziamento a fronte delle caratteristiche dello specifico intervento di efficienza energetica sia una componente fondamentale del successo del progetto», spiegano gli analisti nel report, segnalando che gli strumenti attualmente disponibili nel panorama nazionale sono molteplici sia in ambito pubblica sia in quello privato. Ciò che il report evidenzia è che a fronte di molteplici soluzioni permangono barriere che ostacolano l’ottenimento di finanziamenti “alternativi” al prestito bancario, finora preponderante. Basti considerare che tra il 2007 ed il 2013 sono stati realizzati interventi di efficienza energetica attraverso l’utilizzo di finanziamenti pubblici per meno di 50 milioni di euro con l’utilizzo di leasing per circa 74 milioni di euro, contro i circa 585 milioni rappresentati dai prestiti bancari “tradizionali”.
Sui motivi ostacolanti ci sono principalmente i complessi iter burocratici, per i finanziamenti pubblici, oltre che dalle modalità di concessione del leasing «condizionate dalle peculiarità della tecnologia per l’efficienza energetica che deve essere “amovibile” e “fungibile”» e dalle difficoltà organizzative e gestionali per i meccanismi di recente formazione.
Nonostante le premesse non siano le migliori, dall’indagine che ha coinvolto sia un buon numero di ESCo sia di istituti di finanziamento, appare una significativa volontà di invertire questa tendenza nel futuro, anche attraverso l’auspicato sviluppo di un “fondo di garanzia”. «In merito a questa possibile evoluzione, anche il Legislatore appare allineato con gli operatori del settore. Ne è dimostrazione il Decreto Legge 102/2014, che recepisce in Italia la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica e che ha istituito il cosiddetto Fondo nazionale per l’efficienza energetica», sottolinea il report.
La terza importante «barriera» per la diffusione dell’efficienza energetica in Italia, riguarda la conoscenza dei consumi energetici e delle possibili aree di intervento, in altre parole una corretta realizzazione dell’energy audit. In questo caso si assiste alla crescita di soluzioni ICT mirate, la cui diffusione capillare di tali sistemi potrebbe portare ad un notevole beneficio energetico ed economico. Sul quanto, è presto detto:
- per i sistemi di monitoraggio, il potenziale di risparmio energetico annuo, ovvero la quantità di energia che può essere mediamente risparmiata ogni anno grazie all’adozione di tali soluzioni, è stimabile in circa 10 TWh termici, in grado di generare un volume di mercato medio annuo di circa 480 milioni di euro;
- per i sistemi di controllo, tale potenziale di risparmio energetico medio ammonterebbe a circa 24,8 TWh termici, a cui si associa un volume di mercato annuo medio di circa 810 milioni di euro;
- con i sistemi di supervisione la quantità di energia che potrebbe essere mediamente risparmiata ogni anno sarebbe di circa 40,7 TWh, in grado di generare potenzialmente un volume di mercato medio annuo di circa 1.680 milioni di euro.
Sulla filiera degli interventi in efficienza energetica quello che emerge, in estrema sintesi, anche in questo caso si rileva la mancanza di una consapevolezza dei benefici tecnico-economici derivanti dalle soluzioni per l’efficienza energetica.
Il rapporto, da ultimo, si focalizza sull’analisi dell’coibentazione termica industriale, poco menzionata ma che, «ha invece un potenziale notevole di riduzione dei consumi di energia termica del comparto industriale italiano». Considerando i settori industriali nei quali si riscontrano i maggiori benefici a seguito di interventi di coibentazione termica, la relativa convenienza economica e il parere degli operatori di settore, lo studio stima il potenziale di risparmio “atteso” di questa tipologia di soluzioni per l’efficienza energetica fra il 2015 ed il 2020, che ammonta a circa 6,8 TWh termici all’anno a cui è associabile un volume d’affari medio annuo di circa 80 milioni di euro. Il raggiungimento di tale potenziale contribuirebbe in modo significativo agli obiettivi prefissati al livello nazionale, andando a coprire circa il 9,8% dell’obiettivo di risparmio di energia finale definito dalla SEN per l’ambito industriale.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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