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L’innovazione è tutta green | Tekneco

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L’innovazione è tutta green

Sostenibilità a tutto campo da parte del distretto della ceramica, che con un Festival ha fatto il punto sul futuro, nonostante il terremoto

Scritto da il 27 febbraio 2013 alle 8:30 | 0 commenti

L’innovazione è tutta green

Le aziende si interrogano da tempo sulla green economy come leva per uscire dalla crisi. E il distretto della ceramica dell’Emilia Romagna si pone la stessa questione e ha organizzato durante l’autunno a Fiorano Modenese la seconda edizione del Festival della Green Economy di Distretto che quest’anno ha aggiunto alla crisi economica anche quella provocata dal terremoto.

L’evento è durato cinque giorni durante i quali si sono tenuti 40 eventi in otto comuni della zona con oltre 120 relatori, sei convegni, nove workshop, otto tavole rotonde e seminari, corsi di formazione, laboratori didattici e diverse mostre permanenti. «La sinergia tra le istituzioni e le imprese e tra le stesse istituzioni è fondamentale. – ha affermato il sindaco di Sassuolo Luca Caselli – Soprattutto quando si ha unità di intenti per problematiche trasversali che coinvolgono tutti i cittadini. In un periodo dove le risorse sono sempre meno, investire in iniziative come il Festival della Green Economy è necessario oltre che strategicamente molto rilevante».

Il Festival è stato un’occasione per una riflessione comune sull’ottica di innovazione, di rilancio, di opportunità di un territorio colpito in maniera profonda dal terremoto, ma ha voluto anche rappresentare uno stimolo per tutti quei soggetti che vogliono riqualificarsi, utilizzando le buone pratiche e guardando a un futuro incentrato sulla sostenibilità declinata a 360 gradi, dal settore industriale a quello ambientale, non trascurando la governance. E non sono mancati i colpi di scena, che per quanto riguarda il settore dell’edilizia non capitano spesso.

«Basta costruire, in Italia bisogna riqualificare il patrimonio abitativo. La crisi economica, gli obiettivi europei da raggiungere entro il 2020, un deciso calo delle nuove costruzioni, il bisogno di risparmio delle famiglie e quello di far ripartire lo sviluppo impongono una svolta: quella di risistemare, riqualificare l’esistente e farlo velocemente.

Per consumare meno, per dipendere meno dall’estero, per le fonti energetiche, per consumare meno territorio – a esprimersi in maniera così netta è stato Francesco Toso del Cresme che è intervenuto al convegno “Scenari internazionali per l’edilizia sostenibile e la rigenerazione urbana in chiave green” –. Il mercato delle costruzioni, in Italia e in Europa è saturo. Oggi il nuovo, in Italia, conta per il 49,4%, mentre il rinnovo dell’esistente pesa per il 50,6%. Lo scivolone dei redditi, il credit crunch, la domanda immobiliare debole privilegia due soli fattori: la selezione e la qualità. Il che significa case meno energivore e significa capire che questa è l’era della gestione e dell’ottimizzazione».

Le cifre degli obiettivi e degli investimenti sono notevoli. Il raggiungimento degli obiettivi posti dall’Unione europea al 2020 impongono una riduzione dei consumi di 1,5 megatep nel terziario, di 2,7 megatep nel settore abitativo, cosa che “costerebbe” 56 miliardi di investimenti in dieci anni, una cifra che in realtà può fare da leva per sviluppare il settore edilizio, così come lo è stata la detrazione del 55%, ma il problema di oggi è che la liquidità sia delle imprese, sia delle famiglie si è ridotta, cosa che mette i bastoni tra le ruote agli investimenti in efficienza energetica.

RINNOVABILI CONTROVERSE

Il Festival è stato anche un momento per un confronto sulle rinnovabili e il loro utilizzo, questione sulla quale il fronte delle imprese sembra diviso. «Il fotovoltaico non è il modo corretto di promuovere lo sviluppo sostenibile per le imprese perché gli incentivi statali finiscono per pesare sulle bollette delle aziende e i pannelli sono prodotti all’estero. Comprarne molti, come sta facendo l’Italia, causa una sorta di lecita esportazione di capitali – ha detto il presidente di Confindustria ceramiche, Franco Manfredini –. Agire green è altro, almeno per le imprese del settore ceramico e delle piastrelle del distretto modenese e reggiano. Significa ottimizzare i processi produttivi, usare materie atossiche e prodotti antibatterici».

L’opinione di Confindustria ceramiche, se da un lato appare comprensibile visto che si tratta di un comparto energivoro, sotto un altro punto di vista sembra essere un discorso “datato” poiché gli incentivi del V Conto energia sono in via d’esaurimento. Di tutt’altra opinione Carlo Sinatra che con Conergy sta avviando un progetto per l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle aziende ceramiche.

«Il distretto ceramico della provincia di Modena può diventare un’area d’eccellenza energetica autosufficiente, basterebbero due modifiche normative per dar vita a un polo destinato a produrre e vendere energia oltre i confi ni dell’Emilia-Romagna. – afferma Sinatra – Proprio nel distretto ceramico si potrebbe sanare la grande dicotomia fra soggetti energivori e produttori. Anche in questo territorio si può ragionare in termini di smart grid. Il futuro della grid-parity (l’equivalenza del prezzo di produzione e quello della vendita in rete) in Italia sono i villaggi energetici».

Le due modifiche normative a cui si riferisce Sinatra riguardano lo scambio sul posto e i Seu (Sistema di efficienza di utenza, ossia il meccanismo attraverso il quale il produttore e il consumatore di elettricità da rinnovabili sono connessi attraverso una rete dedicata con la quale non si è soggetti agli oneri di sistema): due norme che, secondo Sinatra, oggi penalizzano grandi investimenti di questo tipo, ma che se modificate potrebbero dare il via alla realizzazione della grid-parity nella produzione di energia, ossia, nell’abbassamento del costo di produzione da fonti rinnovabili.

TERREMOTO SOSTENIBILE

Naturalmente non poteva mancare al dibattito l’argomento terremoto che in Emilia Romagna ha colpito sopratutto le imprese per le quali la sfida è stata quella di riprendere la produzione il più presto possibile e con la classica pragmaticità degli emiliani-romagnoli il dibattito si è incentrato su quali debbano essere gli interventi da privilegiare per la salvaguardia degli edifici.

«È necessario fare attenzione alla differenza tra miglioramento e adeguamento sismico – ha detto il docente dell’Ateneo di Bologna, Tommaso Trombetti –. Il secondo è più sicuro e andrebbe applicato in particolare per alcuni edifici pubblici, come gli ospedali. Chi si accinge a intervenire sugli stabili dopo i terremoti, come accade ora in Emilia-Romagna, deve comprendere la differenza tra le due scelte. Migliorare può andare bene per gli edifici storici, perché l’adeguamento è talmente stringente da stravolgere, talvolta, un edificio».

Il miglioramento costa meno e quindi si tratta di un intervento che necessita di minori investimenti, ma è importante, secondo il docente, conoscere la differenza, in quanto il rischio in caso di ulteriori scosse è differente e la questione coinvolge anche i capannoni industriali lesionati ma ancora recuperabili. L’obbligo di adeguamento a norme stringenti, infatti, comporta tempi e costi che potrebbero portare alla chiusura di aziende già affaticate dal sisma.

Tornando alla questione delle bollette energetiche, che nel settore della ceramica pesa per un 20% sui costi di produzione, percentuale tra le più alte dell’intero manifatturiero, le aziende chiedono regole più chiare per quanto riguarda la cogenerazione. Il distretto della ceramica di Modena e Reggio Emilia spende ben 500 milioni di euro l’anno per l’energia di cui 380 milioni in gas, cifre che rendono evidente quale sarebbe il ritorno economico dell’efficientamento energetico.

«È per questo che, già da anni, le imprese del territorio si impegnano per la riduzione dei consumi – afferma Andrea Canetti, responsabile Ambiente Confindustria ceramica – Dagli anni Settanta a oggi il consumo di gigajoule per tonnellata di prodotto che va in magazzino è passato da dieci a sei, grazie a innovazioni tecnologiche, cicli di produzione migliori, efficienza energetica delle macchine. Ma non è solo una questione di virtuosità, perché per un settore energivoro, fortemente vocato all’export (che pesa per l’80%), il controllo dei costi energetici rappresenta un elemento essenziale per il mantenimento della propria competitività».

Il distretto della ceramica lamenta il fatto che per investire ulteriormente sull’efficienza mancano gli strumenti normativi adeguati alle nuove tecnologie. «In questi anni si sono adottate macchine e impianti a minore consumo energetico: c’è stato un vero e proprio cambio tecnologico col passaggio a forni molto più efficienti e per i quali si usano materiali refrattari e isolanti e sono stati installati bruciatori di nuova concezione, con maggior efficienza dello scambio termico. – prosegue Canetti – E ancora, nelle aziende ceramiche del distretto di Modena e Reggio Emilia si è realizzata l’automatizzazione dei cicli termici e si è avviato il recupero: sia quello del calore dei fumi, dell’aria di raffreddamento, sia il calore da condensazione del vapore acqueo ».

Per quanto riguarda l’energia ad alta efficienza, sono trenta i sistemi di cogenerazione e quattro quelli fotovoltaici, ma è sul primo aspetto che ha una potenza installata di 120 megawatt, per una produzione di 450 gigawatt annui, che il settore vuole concentrarsi. «Lo spazio per l’implementazione c’è – conclude Canetti – ma per farlo servono investimenti e quindi, a livello di norme, occorre un contesto chiaro, stabile e favorevole ». Insomma il segnale è chiaro: dateci normative certe, stabili nel tempo e chiare. Una volta fatto ciò il distretto è pronto a fare da solo, come del resto l’industria manifatturiera fa ormai da decenni, in attesa di una seria politica industriale.

 

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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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