incentivi
Il decreto Passera boccia l’efficienza energetica
Il provvedimento intende aiutare l’edilizia penalizzando, senza rendere strutturali, gli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici
Il 15 Giugno scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sviluppo, un provvedimento volto a creare “crescita sostenibile” e “occupazione di qualità”. A seguito di questa decisione la detrazione Irpef per le ristrutturazioni sale, anche se solo fino al 30 giugno 2013, dal 36 al 50%, ed aumenta anche il tetto massimo di spesa da 48000 a 96000 euro.
Dopo la carota però arriva il bastone: il bonus del 55% per l’efficienza energetica rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2012, per poi essere prorogato solo di sei mesi ed essere equiparato a quello per le ristrutturazioni.
Due domande sorgono spontanee :
Ma non è la domanda o l’offerta che determina il mercato?
E l’Europa non ci ha insegnato che l’energia più preziosa è quella non consumata?
A fronte del continuo aumento del prezzo dell’energia sarebbe meglio incoraggiare i cittadini verso l’efficienza energetica in modo da creare un mercato attraverso incentivi alla domanda e non alle imprese, soprattutto in Italia dove l’80% degli abitanti abita in una casa di proprietà e quindi prende decisioni in merito.
L’attuale Governo italiano non la pensa così e, invece di rendere strutturali gli incentivi alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti (che rappresentano lo zoccolo duro dei consumi civili in Italia), ha previsto di sbloccare la costruzione di nuove infrastrutture energetiche, ovvero di aumentare la produzione di energia invece che incentivare alla diminuzione dei consumi.
A breve lo stato italiano richiederà, sotto la spinta dell’Unione Europea, che i nuovi edifici in costruzione siano a energia quasi zero. Ciò servirà ben poco a ridurre i consumi civili, visto che se la nostra edilizia ha un futuro lo ha nel recupero dell’esistente.
Rendere gli incentivi, che interessano specificatamente il settore delle ristrutturazioni, più sicuri nel tempo avrebbe significato dare ulteriore impulso al mercato da parte della domanda e nel contempo contribuire ad una ulteriore riduzione dei consumi, oltre che fornire un motivo più lungimirante alle imprese del settore per procedere ad un aggiornamento tecnologico che si rivela sempre più necessario.
Il decreto agisce direttamente sulle imprese, puntando più sulla offerta di energia e di risparmio energetico che sulla domanda. Esso contiene una voce dedicata alle “Misure per lo sviluppo dell’occupazione giovanile nel settore della green economy” e identifica la green economy legandola soprattutto alla produzione di energia (benché verde), oltre che alle azioni di protezione e sicurezza del territorio e del rischio idrogeologico e come “incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia nei settori civile e terziario, compresi gli interventi di social housing”.
Una risposta a nostro avviso troppo generica che può essere intesa in riferimento agli impianti. Ma la bioedilizia dove la mettiamo? Non è abbastanza green?
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L'autore
Beatrice Spirandelli
Divisa tra le professioni di architetto, ricercatrice e giornalista free lance, Beatrice Spirandelli congiunge queste diverse forme di espressione con un filo verde, la passione sostenibilità. Questa passione arriva dalle sue radici in quanto, nonostante viva a Milano, è nata nella campagna veneta e vanta un padre e un nonno falegnami.
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