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Casa Maloni, un recupero di valore | Tekneco

Tekneco #12 – Progetto di edilizia bio

Casa Maloni, un recupero di valore

Il recupero di un piccolo complesso agricolo e abitativo sulle colline del piacentino rivela quanto sia doveroso mantenere i valori dell’architettura vernacolare

Scritto da il 20 agosto 2013 alle 8:30 | 0 commenti

Casa Maloni, un recupero di valore

Il recupero del patrimonio edilizio esistente rappresenta, secondo i più autorevoli stakeholders, la sola prospettiva di uscita dalla crisi per il settore delle costruzioni. In Italia la quota di edifici abbandonati e disabitati sfiora la quota 2 milioni (fonte Cescat – Centro Studi Casa Ambiente e Territorio di Assoedilizia), alcuni dei quali si raggruppano in borghi rurali “fantasma”. Le opzioni che vanno dalla semplice ristrutturazione al riuso implicano una serie di vantaggi noti che afferiscono alla sfera economica ed ambientale, e nel caso si riferiscano all’architettura rurale comportano anche il recupero di valori culturali che oggi, purtroppo, nella maggior parte dei casi rimangono disconosciuti. Questo genere di manufatti sono espressione della cultura e delle tecniche costruttive passate e testimoniano la capacità di realizzare una sintonia tra ambiente naturale e costruito ormai divenuta assai rara

Il recupero dei valori

L’architettura vernacolare, come sostiene Bernard Rudofsky nel suo libro “Architettura senza architetti”, è il frutto dell’adattamento “storico” degli abitanti alle caratteristiche del luogo, capace di risolversi in una sintesi tra clima, forma e materia. Tra i suoi valori più significativi (e quindi da preservare) vi è la capacità di adeguare il costruito alle caratteristiche geologiche e climatiche del luogo, in modo da ottenere condizioni di comfort termico all’interno degli edifici con un basso dispendio di energia, dettando le regole che oggi sono state tradotte in una “moderna” disciplina che chiamiamo bioclimatica.

Il progetto di recupero della cascina denominata “Casa Maloni”, immersa nel verde ondulato della Val Tidone in provincia di Piacenza, è una dimostrazione di come sia possibile riadattare con tecnologie attuali e gusto contemporaneo un nucleo di edifici abbandonati risalenti ai primi del Novecento, rispettandone in pieno il valore di testimonianza storica ed architettonica, oltre che mantenere il delicato rapporto con il paesaggio circostante.

Si tratta di una piccola corte irregolare definita da tre corpi distinti: la stalla ed il granaio, le parti più antiche, a cui sono stati aggiunti nel tempo l’abitazione, il portico ed un piccolo deposito. La successione temporale delle costruzioni ha implicato una certa disomogeneità e una particolare articolazione tra i volumi dei singoli corpi di fabbrica, oltre ad una serie di superfetazioni. Queste caratteristiche sono state assunte dai progettisti come punto di partenza dell’operazione di recupero ed hanno disegnato una nuova residenza impiegando gli stessi materiali locali che caratterizzavano originariamente il complesso. Un secondo obiettivo strategico del progetto è stata l’adozione di scelte architettoniche di natura diversa per ogni edificio, in modo da caratterizzare maggiormente l’intervento e, soprattutto, mantenere quel senso di eterogeneità che caratterizzava la corte

Il corpo principale

Il corpo principale è composto da 2 livelli: al piano superiore la zona notte e al piano terreno le attività diurne, integrate da una piccola unità abitativa autonoma atta ad accogliere il personale di servizio o eventuali visitatori. La zona giorno è stata ampliata sfruttando l’ampio porticato preesistente sul fronte Sud-Est, che oggi è diventato un soggiorno a doppia altezza delimitato da un sistema di pareti vetrate completamente apribili al piano terreno. Questa soluzione ha permesso da un lato di mantenere visibile la struttura originaria del porticato e dall’altro di offrire agli abitanti la vista sulle colline circostanti.

Tutte le parti precedentemente aperte del fabbricato agricolo sono state rivestite esternamente da pannelli composti da doghe orizzontali di legno di larice di dimensioni variabili, in modo da rispettare il preesistente rapporto pieni-vuoti che scandiva gli spazi per il ricovero temporaneo o stagionale degli attrezzi e dei prodotti agricoli. La texture di questo originale rivestimento ricorda, nelle intenzioni del progettista, le chiusure in legno realizzate artigianalmente nel passato per chiudere ampie superfici, come anche i sistemi di stoccaggio del materiale nei granai.

I grandi pannelli di legno caratterizzano fortemente l’intervento e nel contempo sono funzionali alla definizione di un sistema di facciate ventilate atte a contenere la domanda energetica dell’involucro opaco. In corrispondenza delle ampie vetrate che caratterizzano la maggior parte degli spazi di soggiorno, gli stessi pannelli di legno diventano grandi portali apribili automaticamente in senso orizzontale, in modo da realizzare una pensilina temporanea capace di proteggere dal sole gli spazi interni in certi giorni dell’anno e di proteggere le vetrate durante la notte o in assenza dei proprietari. L’attenzione al risparmio energetico non si è esaurita nell’applicazione di principi bioclimatici al rivestimento esterno dell’involucro, ma è proseguita nella realizzazione di murature spesse e ben coibentate e di una copertura ventilata ed altrettanto isolata, corredata di una serie di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria.

Il fienile, la rimessa ed il giardino

L’intervento sul fienile è stato orientato a mantenere inalterata, almeno dal punto visivo, la struttura originaria, per cui in questo caso il progettista ha deciso di tamponare “dall’interno” gli importanti pilastri in laterizio che definiscono questo genere di edifici con un involucro trasparente in vetro e acciaio. Il risultato è una grande scatola di vetro trasparente che mantiene leggibili gli open space ricavati su due livelli e collegati da una scala centrale interna, i quali sono ombreggiati durante le giornate più calde da una serie di pannelli scorrevoli composti da listelli in legno e da tende. La privacy è garantita da una serie di veneziane poste invece all’interno del guscio trasparente.

Il piccolo deposito in pietra che completa il complesso ha mantenuto la sua funzione di ricovero attrezzi ed è stato restaurato mantenendo l’originale involucro in pietrame a vista. Lo stesso rivestimento caratterizza anche parte dell ‘involucro dell’edificio principale sul fronte Ovest, quello che si affaccia sulla corte interna, oltre che il muretto che funge da recinzione sulla strada e quello di contenimento, il quale si è reso necessario per portare in piano una piccola porzione di terreno antistante la casa. Da qui il giardino degrada dolcemente verso un torrente sottostante, arricchito da alcuni alberi esistenti e da una fila di pioppi argentati che servono a nascondere la vista della strada provinciale.

“Sfoglia Tekneco #12″


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L'autore

Beatrice Spirandelli

Divisa tra le professioni di architetto, ricercatrice e giornalista free lance, Beatrice Spirandelli congiunge queste diverse forme di espressione con un filo verde, la passione sostenibilità. Questa passione arriva dalle sue radici in quanto, nonostante viva a Milano, è nata nella campagna veneta e vanta un padre e un nonno falegnami.


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