innovazione
Idrogeno casalingo
La Fondazione Bruno Kessler (Fbk) di Trento guida un progetto Europeo d'accumulo che potrebbe aprire la strada all'accumulo energetico domestico
Nonostante i tentativi di utilizzare l’idrogeno come vettore energetico e sistema di stoccaggio vadano avanti da oltre dieci anni con risultati per ora lontani da una vera maturità tecnologica e di mercato, le sperimentazioni proseguono anche in vista di uno sviluppo dell’accumulo domestico.
Un centro di ricerca italiano, infatti, la Fondazione Bruno Kessler (Fbk) di Trento, coordinerà il progetto europeo EDen (High Energy Density Mg-based Metal Hydrides Storage System) per lo stoccaggio di idrogeno in nuovi materiali, cosa che potrebbe dare un impulso all’impiego dell’idrogeno come vettore energetico e d’accumulo da impiegare anche a livello di singola unità abitativa.
“A medio e lungo termine – spiega Luigi Crema, ricercatore dell’Unità REET (Renewable Energies and Environmental Technologies) del Centro Materiali e Microsistemi FBK che coordinatore del progetto – i sistemi di accumulo soprattutto per soluzioni di piccola scala saranno un elemento determinante per l’introduzione e la diffusione di tecnologie sostenibili alimentate da fonti rinnovabili”.
Si tratta di un obiettivo, che sarà perseguito insieme ad altri sei partner europei, MBN Nanomaterialia SPA (Italia), Cidete Ingenieros SL (Spagna), Matres SCRL (Italia), Panco GmbH (Germania), Universidad de la Laguna (Spagna), EU Joint Research Centre – Institute for Energy and Transport (Olanda), per riuscire a immagazzinare l’idrogeno in un materiale allo stato solido, a base di magnesio, in grado di catturarne e trattenere gli atomi sulla sua superficie. In questo modo non saranno più necessari i recipienti sotto pressione odierni e sarà possibile accrescere la sicurezza dello stoccaggio.
“In un contenitore dal volume di pochi litri – affermano i ricercatori della Fondazione Bruno Kessler – si potrà avere un accumulo di idrogeno in grado di fornire l’energia necessaria ad un’abitazione per 24 ore, sia dal punto di vista elettrico sia termico, e renderla disponibile a seconda delle esigenze dell’utente”.
L’esperienza però non si ferma qui, poichè tra le intenzioni del team di ricerca c’è quella di sviluppare un sistema integrato che generi energia utilizzando fonti rinnovabili come il Sole e il vento e stoccando quella in eccesso, superando così l’intermittenza di queste fonti.Il progetto durerà tre anni e riceverà un finanziamento di circa un milione e mezzo di euro dall’Unione europea.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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