Scuola
Edilizia scolastica, la “pagella” negativa del Censis
L’istituto di ricerca offre numeri impietosi sullo stato delle scuole italiane ed evidenzia problemi già noti: burocrazia e lavori scadenti.
Torniamo a parlare di scuola, più precisamente di edilizia scolastica. L’ennesimo spunto per trattare di un tema tanto delicato quanto importante arriva dal Centro Studi Investimenti Sociali (Censis) e dai risultati del quinto numero del “Diario della transizione”. L’Italia, sotto l’aspetto infrastrutturale, ne esce davvero male: degli oltre 41.000 edifici scolastici statali, il Censis stima che in 24.000 gli impianti (elettrici, idraulici, termici) non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma. «Sono 9.000 le strutture con gli intonaci a pezzi. In 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. Sono 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle strutture portanti (tra queste mura 580.000 ragazzi trascorrono ogni giorno parecchie ore) e 2.000 le scuole che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto. Edifici malandati e vetusti: più del 15% è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano tra il ’45 e il ’60, il 44% risale all’epoca 1961-1980, e solo un quarto degli stabili è stato costruito dopo il 198,0» segnala l’istituto di ricerca.
Urgono interventi, quindi: secondo i 2.600 dirigenti scolastici consultati sempre nell’ambito di un’indagine del Censis, per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l’esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria.
Ma anche sullo stato dei lavori fatti emerge un altro punto negativo: «secondo le valutazioni dei dirigenti scolastici, che hanno considerato la qualità degli interventi realizzati in più di 10.000 edifici scolastici pubblici negli ultimi tre anni, sono più di un quarto le strutture in cui sono stati effettuati lavori ritenuti scadenti o inadeguati», evidenzia ancora il Centro Studi Investimenti Sociali.
Veniamo al capitolo spese. Di recente il Governo ha fatto sapere di aver assegnato quasi il 96% degli interventi dopo la proroga decisa dallo stesso Esecutivo (150 milioni di euro per l’avvio immediato di 603 progetti di edilizia scolastica). Lo stesso Censis ha valutato tale intervento «un cambio di passo rispetto alle lunghe e farraginose procedure degli anni passati». Ma la strada è lunga se pensiamo che sulla base delle risorse stanziate e dei ritardi di spesa accumulati, alla fine del 2013 il Ministero delle infrastrutture stimava in 110 anni il tempo necessario per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici italiani, ricorda sempre l’istituto, segnalando i “notevoli ritardi” nell’attuazione degli interventi straordinari programmati dopo la tragedia causata dal crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia (Campobasso) del 2002. Noi di Tekneco ci siamo occupati diverse volte di edilizia scolastica in affanno, di fondi inutilizzati, di soldi mai spesi. Annotiamo anche come il premier Renzi abbia ribadito lo scorso 16 maggio come l’edilizia scolastica sia «uno dei punti qualificanti dell’agenda del governo sin dal primo giorno», segnalando la questione in occasione del via alla seconda fase dell’”Operazione edilizia scolastica” operazione per censire le priorità d’intervento e le risorse necessarie, cui hanno aderito 4.400 amministrazioni comunali.
Una via per sveltire le procedure potrebbe essere quella di dotare le scuole di un budget specifico per garantire la tempestività della manutenzione ordinaria e accelerare la realizzazione dei piccoli interventi necessari: il Censis registra che il 54% dei dirigenti scolastici interpellati si dichiara favorevole alla possibilità. Ma gli stessi dirigenti favorevoli condiziona tale eventualità alla semplificazione delle procedure per l’affidamento dei lavori.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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