Tekneco# 16 - Costruzioni
Case vecchie, case da ricostruire
L’Associazione nazionale degli industriali dei laterizi lancia una proposta per rivalutare il patrimonio immobiliare, per il 55% costruito più di 40 anni fa
Quarant’anni e non sentirli. Beh, non è sempre vero: basti pensare a più della metà delle case degli italiani. Infatti, il 55% dei 7 milioni di edifici del nostro Paese risale agli anni Settanta del secolo scorso. Ciò comporta degli “effetti collaterali”, il primo e più evidente, guardando alla bolletta, è la dispersione energetica dato che case così datate consumano mediamente il triplo rispetto alle nuove costruzioni efficienti. «In Italia, a differenza di Paesi come Germania e Regno Unito, non si costruisce in quantità sufficiente per rispondere ai bisogni di ammodernamento dell’edilizia residenziale e pubblica». Ad affermarlo è Heimo Scheuch, Presidente della Tiles and Bricks of Europe (Tbe), la federazione europea dei laterizi, durante l’assemblea generale congiunta di Andil, l’Associazione nazionale degli industriali dei laterizi e Tbe.
Sempre dall’assemblea congiunta Andil-Tbe (intitolata “L’Europa da costruire”) è emersa la necessità di far acquisire nuovo valore al patrimonio residenziale attraverso un piano di riqualificazione, incoraggiato e sostenuto dallo Stato. Per parte sua, l’industria dei laterizi è pronta con nuovi materiali e soluzioni costruttive mirati a una maggiore sicurezza, a una più lunga durabilità e a una migliore efficienza energetica. Ma urgono rimedi. Il presidente Luigi Di Carlantonio ha detto, a voce dell’intera Andil, cosa si rende necessario per «dare nuovo valore al nostro patrimonio immobiliare, la maggiore ricchezza degli italiani e dell’Italia, ma anche di numerosi altri Paesi europei, Slovacchia, Spagna e Slovenia, in primis. La soluzione che proponiamo è “ricostruire l’esistente”. Si tratta di riqualificare quanto esiste, se necessario abbattendo per ricostruire ex novo, all’insegna della sostenibilità e della sicurezza, ovvero, della durabilità dei sistemi edilizi e delle loro prestazioni, in particolare sia quelle “antisismiche” che di maggiore efficienza energetica. In questo modo, oltre a dare nuovo valore agli immobili, si avrebbero ricadute positive per l’ambiente, sottraendolo al degrado e non consumando ulteriormente il territorio. La diffusione di questa pratica riattiverebbe, inoltre, l’industria delle costruzioni, traino per l’intera economia. A sostegno di un piano sicuramente ambizioso, ma ormai ineludibile, sono necessari investimenti pubblici e politiche che stimolino la responsabilità di ogni proprietario».
È concorde con lui Scheuch, affermando che «nel progetto più ampio di “ricostruire l’esistente” è importante che il Governo italiano, così come quelli degli altri Paesi dell’Unione, si concentri anche su un rilevante intervento a supporto di un vasto piano di edilizia sociale, per sostenere le categorie meno abbienti e dare, così, nuova spinta alla ripresa economica generale. Ogni euro pubblico investito nell’edilizia, infatti, genera un immediato effetto leva, stimolando ulteriori investimenti, pubblici e privati, per più di 60 centesimi, con conseguente rilevante incremento dell’occupazione».
Per passare dalle parole ai fatti, rimarca ancora Di Carlantonio, servono misure propedeutiche per la riuscita del piano “ricostruire l’esistente”: le detrazioni fiscali e la diminuzione delle imposte sulla casa, la semplificazione burocratica, lo sblocco dei pagamenti e le facilitazioni per l’accesso al credito e per l’acquisto della prima casa.
Da qui la richiesta di un’azione che parta dal Governo, che pure – sottolinea il vertice Andil «ha iniziato a far bene, ad esempio, attraverso le iniziative a sostegno dell’edilizia scolastica. Adesso è necessario che continui su questa strada, sostenendo anche fiscalmente i processi di riqualificazione urbana e favorendo, quindi, la “rottamazione dei vecchi fabbricati”. Nel frattempo, bisogna ridimensionare le imposte sulla casa, che gravano come un macigno sul mercato immobiliare. È altrettanto rilevante, inoltre, semplificare la burocrazia e facilitare l’accesso al credito per aziende e imprese. In aggiunta a questi interventi è indispensabile istituire un fondo di garanzie per l’acquisto della prima casa, a vantaggio delle fasce deboli della popolazione».
Anche Innocenzo Cipolletta, Presidente del Fondo Italiano d’Investimento e di AIFI, intervenuto all’assemblea Andil/Tbe, ha sostenuto l’importanza del piano di riqualificazione e ricostruzione dell’esistente, evidenziando, in particolare, il ruolo cruciale dello Stato: «In generale, è auspicabile che lo Stato, con apposite leggi, stimoli i proprietari a sentirsi responsabili del mantenimento e ammodernamento dei loro beni, attraverso interventi focalizzati all’incremento della sicurezza, a una sempre maggiore efficienza energetica e anche al miglioramento estetico». Diversi i benefici previsti, a suo dire: la riqualificazione delle città e una continuità di domanda per il settore edilizio. A guadagnarci sarebbe anche lo Stato, grazie all’IVA raccolta su queste attività.
La svalutazione del mattone
Agli aspetti legati alla dispersione energetica va aggiunta la svalutazione nel tempo del patrimonio immobiliare: secondo i dati Istat, a fine 2013 il prezzo delle abitazioni esistenti ha registrato un – 12,02% rispetto al 2010. Una brutta notizia per le famiglie italiane, dato che il patrimonio immobiliare residenziale rappresenta il loro maggiore investimento: non farà certo loro piacere sapere che la propria abitazione stia costantemente perdendo valore, a una media del 4% l’anno. Un problema grosso e ampio se si considera che in Italia le famiglie proprietarie raggiungono il 68,7% della popolazione complessiva (dati BCE), ben superiore rispetto alla media europea (60,1%).
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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