Ambiente
Ue, nuove regole sulla coltivazione di Ogm
Manca solo un passaggio, poi sarà legge: ogni Stato potrà decidere se ammetterne la coltivazione sul proprio territorio, ma non in base a motivazioni ambientali
Luci e ombre sulla nuova legislazione europea relativa alla coltivazione di Ogm sul territorio dell’Unione, negoziata con i ministri europei e approvata martedì 13 con 480 voti favorevoli, 159 voti contrari e 58 astensioni. In via di principio, le nuove norme consentono agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di colture contenenti organismi geneticamente modificati sul loro territorio, anche se consentito a livello europeo.
Prima che uno Stato membro possa adottare tali misure, è prevista una procedura che permette all’azienda che coltiva l’Ogm oggetto del processo di autorizzazione di esprimere il suo accordo alle restrizioni prevista all’immissione in commercio. Tuttavia, nel caso la società non sia d’accordo, lo Stato membro può imporre il divieto in maniera unilaterale. L’accordo siglato prevede che gli Stati membri dovrebbero inoltre garantire che le colture Ogm non contaminino altri prodotti e una particolare attenzione deve essere rivolta alla prevenzione della contaminazione transfrontaliera con i paesi vicini.
«Questo accordo garantirà una maggiore flessibilità per gli Stati membri che desiderano limitare la coltivazione di Ogm sul loro territorio. Servirà, inoltre, da indicatore per un dibattito che è tutt’altro che terminato tra posizioni pro e anti-Ogm», ha dichiarato la relatrice liberale belga Frédérique Ries.
Perplesse le associzazioni ambientaliste. «Il voto di oggi, nonostante le innegabili ricadute positive, rischia di essere un regalo alle multinazionali del biotech che mirano a tenere in ostaggio la sovranità alimentare – dichiarano in una nota congiunta Aiab, Federbio e Associazione agricoltura biodinamica –. Lo Stato non potrà appellarsi a ragioni ambientali per vietare gli Ogm ma solo a ragioni socio-economiche. Un modo per rendere giuridicamente deboli i singoli paesi e per lasciare un pericoloso spazio di contestazione alle multinazionali che acquisiscono, così, un grande potere. Inoltre la possibilità che l’etichettatura obbligatoria sia considerata un ostacolo alla libera circolazione delle merci diventa, con il testo approvato, un pericolo reale che mette a rischio il diritto dei consumatori a essere correttamente informati». Criciche anche da Greenpeace, associazione molto attiva nelle battaglie anti-transgenico: «Secondo la nuova legge le motivazioni con cui il governo può giustificare il bando ‘non devono, in nessun caso, confliggere con la valutazione di impatto ambientale’ condotta dall’Efsa – sottolinea Federica Ferrario di Greenpeace Italia –. In altre parole, i governi non possono basare i bandi su specifici impatti ambientali o evidenze di possibili danni da parte delle coltivazioni Ogm a livello nazionale, anche nel caso in cui questi rischi non siano stati presi in considerazione da parte della valutazione dell’Efsa». La normativa prevede che gli Stati membri potranno vietare le colture Ogm per motivi diversi da quelli ambientali: ad esempio gli obiettivi di pianificazione urbana e rurale, l’impatto socio-economico, per evitare la presenza involontaria di Ogm in altri prodotti, e gli obiettivi della politica agricola. I divieti potrebbero inoltre includere anche i gruppi di Ogm designati in base alla varietà o alla caratteristica.
Il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, Giovanni La Via (Ncd-Ppe), ha commentato che il compromesso raggiunto – dopo anni di trattative – «rappresenta l’unico accordo possibile, e come ogni buon compromesso lascia un po’ di amaro in bocca a tutte le parti coinvolte». La legislazione era stata originariamente presentata nel 2010, ma era rimasta in sospeso per quattro anni a causa di un disaccordo tra Stati membri a favore e contrari. Dopo la votazione dell’europerlamento, manca solo il voto del Consiglio; poi, in seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Ue, toccherà ad ogni Paese recepire le nuove regole. Si prevede che l’iter si concluda nella primavera del 2015.
Il mais Mon810 è attualmente l’unica coltura Gm autorizzata e coltivata nell’Ue. La patata “Amflora” Gm è stata vietata dal Tribunale dell’Unione europea nel 2013, dopo un iniziale via libera della Commissione europea.
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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