Green Economy
Per le imprese dell’elettronica all’Italia serve una svolta green
Federazione Anie ha presentato le sue proposte per il Green Act, decisamente in linea con le richieste del mondo ambientalista
In questi mesi si è parlato tantissimo di Green Act, il documento di indirizzo strategico sull’economia green che il ministero dell’Ambiente dovrebbe varare a breve. Un documento su cui, ovviamente, c’è grande attesa nel mondo degli operatori della green economy che, dopo anni di scelte contraddittorie, sperano in un più deciso sostegno da parte delle istituzioni. Ma, come abbiamo scritto più volte in passato, green economy non vuole dire soltanto energie rinnovabili ed efficienza energetica ma, piuttosto, sottintende a una vera e propria trasformazione di tutti i campi dell’economia. Così si spiega perché un’associazione che rappresenta industrie tutto sommato fuori dal normale recinto “green”, abbia presentato una serie di proposte sul green Act.
Stiamo parlando di Anie, la Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, che – tra l’altro – ha una visione molto vicina a quella del mondo ambientalista. Ad esempio sul tema della necessità di una “Better regulation”, Anie evidenzia come l’industria nazionale “non può più sostenere il peso di una regolamentazione poca chiara, che non garantisce certezza legale, di norme che ingabbiano il mercato anziché favorirlo, di regole indubbiamente necessarie ma che necessitano di essere semplificate”. Le imprese elettroniche italiane appoggiano poi con convinzione il principio dell’economia circolare, ossia un modello di progettazione, produzione, uso e consumo dei prodotti che ponga al centro la sostenibilità del sistema, grazie al riutilizzo delle materie.
Da Anie c’è anche il riconoscimento centrale del ruolo delle fonti rinnovabili e la richiesta di maggiori sforzi nell’ambito della mobilità sostenibile: “Le Autorità competenti dovrebbero inoltre prevedere incentivi ad hoc per la sostituzione delle flotte aziendali e incrementare la capacità infrastrutturale del nostro Paese attraverso la costruzione di nuove dorsali urbane e linee per collegamenti multimodali e intermodali con porti ed aeroporti”, si legge nel documento. Importante è poi il ruolo attribuito a un’edilizia finalmente al passo con i tempi: “Il Sistema edificio deve poter contare su certificazioni energetiche evolute in chiave moderna, che integrino le nuove indicazioni in materia di energia rinnovabile, autoconsumo, storage, domotica, impiantistica e illuminazione, dove i consumi siano contabilizzati tramite smart metering. A un building efficiente deve poter corrispondere inoltre un’industria al passo con i tempi, mediante l’adozione di edifici e tecniche produttive che assumano un ruolo parimenti rilevante in quanto a sostenibilità e rispetto per l’ambiente”.
Insomma, non esiste nessuna contrapposizione tra mondo dell’industria e quello della green economy, tanto che Claudio Andrea Gemme, presidente di ANIE Federazione, si spinge a dire: “Per far ripartire l’economia italiana servono provvedimenti urgenti, effettivi e vincolanti. Come industria, non possiamo nascondere la nostra delusione quando, dopo tanto lavoro e tanti contributi, abbiamo visto arenarsi la Strategia Energetica Nazionale, mai davvero divenuta un Piano Energetico Nazionale. Nessun Paese industriale evoluto può permettersi di non avere un Piano Energetico che, se ben fatto, getta le condizioni per la ripresa economica e sociale del Paese stesso. Speriamo che il Green ACT sia #lavoltabuona, per usare un’espressione ormai consolidata. Efficientare il sistema, limitare gli sprechi, usare in maniera razionale le risorse, prime fra tutte acqua ed energia, e promuovere innovazione per un mondo sempre più sostenibile per le aziende ANIE sono da sempre dei must”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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