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Rivoluzione green: testimoni o protagonisti?

Siamo testimoni di un cambiamento di scenario sconvolgente. I segnali si sono visti alla Conferenza Onu Rio+20 sulla sostenibilità

Scritto da il 24 agosto 2012 alle 8:30 | 0 commenti

Rivoluzione green: testimoni o protagonisti?

Articolo a firma di Jacopo Giliberto, giornalista di tematiche energetiche e ambientali, portavoce del ministro dell’Ambiente, pubblicato sul Tekneco #8

Il cambiamento di scenario di cui siamo testimoni – spesso testimoni inconsapevoli – è sconvolgente. I segnali si sono visti in giugno alla Conferenza Onu Rio+20 sulla sostenibilità, che si è svolto a Rio de Janeiro 20 anni dopo il grande summit della Terra.

Primo. La sosteniblità (la cosiddetta green economy) è un processo irreversibile che entra nella vita di miliardi di persone. I cento milioni di cinesi che hanno cultura e stili di vita simili a quelli europei (cento milioni, un Paese come la Gemania) non vogliono vivere nell’inquinamento, sono d’accordo con la raccolta differenziata dei rifiuti, preferiscono l’auto a basso impatto ambientale. È un processo irreversibile.

Secondo fenomeno, collegato al primo.  Se vent’anni fa erano i governi e la politica a trascinare, a spingere, a promuovere tra imprese, mercati e cittadini il concetto della sostenibilità (lì nacque il principio dello sviluppo sostenibile), oggi il traino all’ambiente è dato da cittadini, imprese, mercati; invece governi e politica se ne fanno trascinare, e in troppi casi sono oppositori e frenatori del fenomeno della sensibilità che parte dal basso.

Un esempio per tutti, su scala locale ma valido anche su una visione planetaria: quello di Salerno. Pochi anni fa la città campana era in emergenza rifiuti alla pari di Napoli. Poi il Comune è partito lancia in resta: raccolta differenziata. I soliti brontoloni farciti di luoghi comuni dicevano che a Salerno non c’è la cultura ambientale, che è una città socialmente degradata, che i salernitani non avrebbero diviso plastica carta vetro eccetera, insomma che la raccolta differenziata sarebbe stata un fallimento.

Invece no, per fortuna i pessimisti ancora una volta avevano torto. I salernitani volevano (proprio volevano) la raccolta differenziata, e l’inadeguatezza non era dei cittadini ma delle amministrazioni pubbliche precedenti che non avevano saputo dare il servizio ai loro cittadini. In un anno Salerno è passata da 7 al 50% di raccolta differenziata. In un anno.

Terzo, ma forse più importante, fenomeno. Siamo alla terza rivoluzione industriale. La rivoluzione del silicio. Il silicio: quello del telefonino che oggi è un mezzo completo di comunicazione (pochi anni fa, il cellulare era una mattonella che si limitava a dare la voce), quello di milioni di computer messi in rete che si scambiano fatture e ordinativi, che gestiscono impianti produttivi di grande complessità, che sostituiscono i giornali di carta (pochi anni fa i computer erano scatoloni che faticavano a reggere i programmi caricati con le audiocassette o i floppy disc).

Il sistema produttivo è magliato da una grande rete fittissima, orizzontale e paritaria. Le nuove tecnologie e le esigenze ambientali di riduzione delle emissioni stanno spostando l’asse, il paradigma. Centinaia, migliaia di piccole centrali elettriche alimentate con fonti rinnovabili o con tecnologie ad altissima efficienza.

Centrali domestiche o condominiali. Celle a combustibile grandi come una lavastoviglie producono il riscaldamento domestico e la corrente elettrica. Pannelli solari fotovoltaici o termici. A concentrazione. Trigenerazione che produce anche il freddo del condizionatore estivo. Biomasse integrate con altri impianti. Geotermia a bassa entalpia. Pompe di calore ad assorbimento. I rendimenti si alzano di colpo, raddoppiano, sfiorano e a volte superano il 100%: e cioè alcune tipologie di impianti producono più energia di quanta se ne immetta.

Non è utopia.

Gli osservatori più attenti ne sono affascinati, oppure atterriti. L’energia domestica, indipendente, orizzontale e paritaria come lo consente il mondo del silicio, smantella i monopoli e gli oligopoli e fa giocare nuove aziende, mette in moto investimenti nuovi e diversi e mette in crisi gli investimenti già fatti. Crea e distrugge ricchezze.


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