Rinnovabili e sostenibilità
Dalla geotermia alla birra, il passo è sostenibile
Nasce in Italia il primo birrificio che usa il vapore geotermico per produrre birra. Farà parte della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili
Photo: Edatoscana
Le energie rinnovabili entrano in gioco per produrre cibo e bevande sostenibili. Proprio ieri è stata inaugurata a Sasso Pisano, frazione di Castelnuovo di Val di Cecina, in Toscana, il primo birrificio artigianale in Italia che impiega il vapore geotermico come fonte di energia per il processo industriale brassicolo. Si chiama Vapori di Birra e nasce proprio nella terra della geotermia.
A fondarla è Edo Volpi, che «dopo una vita passata per lavoro ad imbrigliare il vapore che esce dalle profondità della terra, ha voluto che tutta quella forza della natura potesse essere utilizzata anche nella vita quotidiana, per fare la birra».
Come entra in gioco la geotermia? Come ci spiega lo stesso Volpi, ha una parte fondamentale «per tutto il processo produttivo. Si utilizza il calore residuo del pozzo Selva4 della vicina centrale geotermica. In pratica, il vapore dall’impianto, utilizzato anche per il teleriscaldamento del paese, arriva a una temperatura di 160-180 °C con una pressione di 7 atmosfere.
Viene quindi convertito in calore utile a riscaldare l’acqua (di sorgente) a una temperatura a 130 °C a circuito chiuso, utile per il fermentatore e per il deposito idrico dove sono contenuti 1000 litri d’acqua necessari per aggiungerli al fermentatore», dove avviene il processo di maturazione e fermentazione.
Vapori di birra entrerà a far parte della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili della Toscana, nata ufficialmente nel 2009, grazie ad un’intesa tra Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e CoSviG, il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche. È la prima Comunità mondiale del cibo a energia pulita e rinnovabile che opera nel settore agroalimentare, e raggruppa una dozzina di piccole realtà locali.
Lo sfruttamento dell’energia geotermica e, in generale, delle fonti rinnovabili nel processo produttivo della birra è una prassi che si ritrova anche in altre aziende nel mondo: la prima, probabilmente, a usare la geotermia è stata un’azienda statunitense, di nome Klamath Basin Brewing Company, con sede in Oregon, aperta nel 2005. Sempre negli Usa, nel Michigan, c’è la Bell’s Brewery mentre in Alaska, l’Alaskan Brewing Co. ha sviluppato un metodo ecologico di smaltimento dei rifiuti della birra avviando un processo di riutilizzo degli ingredienti, una volta finito il ciclo produttivo, come combustibili, rendendo così la birreria praticamente autosufficiente dal punto di vista energetico.
Tornando in Europa, va citata anche, in questo senso, il progetto della Forth Bridge Brewery, la prima birreria sostenibile al 100 % del Regno Unito, che sfrutta anch’essa i rifiuti della produzione per trasformarli in biomassa e biogas. Nata poco più di un anno fa, ha moltiplicato esponenzialmente gli utili. Una dimostrazione ulteriore che puntare sulla sostenibilità è una via non solo amica dell’ambiente ma anche redditizia.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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