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Ispra, rifiuti: cala ancora la produzione
Secondo il Rapporto rifiuti urbani 2014 dell’Ispra, a causa della crisi si producono meno rifiuti. Ancora in crescita il dato della raccolta differenziata
Cala ancora la produzione la produzione dei rifiuti in Italia: quasi 400mila tonnellate in meno rispetto al 2012 (-1,3%), pari a circa 29,6 milioni di tonnellate nel 2013. Un’ulteriore contrazione, che fa seguito ai cali già registrati nel 2011 e nel 2012 e che porta a una riduzione complessiva di circa 2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%), valore inferiore anche a quello del 2002. Paradossalmente, si potrebbe commentare che la crisi economica ha anche un risvolto positivo, almeno per quanto riguarda il settore ambientale; infatti l’andamento della produzione dei rifiuti urbani appare, in generale, coerente con il trend degli indicatori socio-economici: ad un calo del Pil e della spesa delle famiglie (rispettivamente dell’1,9%, e del 2,5% nell’ultimo anno) fa eco una contrazione della produzione dei rifiuti urbani (-1,3%).
Secondo i dati dell’ultimo Rapporto rifiuti urbani dell’Ispra, presentato ieri a Roma, a livello nazionale tra il 2012 e il 2013 ogni abitante ha prodotto di 18 chili in meno all’anno di rifiuti, con un calo percentuale del 3,6%, che fa seguito al calo di 23 chili per abitante per anno rilevato tra il 2011 e il 2012. È l’Emilia-Romagna, con 625 chili pro capite, la Regione con che produce più rifiuti, seguita da Toscana (con 596 chili per abitante), Valle d’Aosta (565) e Liguria (559), mentre quantità minori si producono in Basilicata (359 chili abitante per anno), in Molise (394), in Calabria (421) e in Campania (434).
Continua il trend positivo della raccolta differenziata, che cresce ancora nel 2013 raggiungendo il 42,3% della produzione nazionale, oltre 2 punti in più rispetto al 2012 (40%). È sempre il Nord, con il 54,4%, la macroarea italiana che registra il tasso più alto di differenziazione, segue il Centro al 36,3% e il Sud al 28,9%. A livello regionale, Veneto e Trentino Alto Adige si attestano entrambe a una percentuale del 64,6%. Prossima al 60% è la raccolta del Friuli Venezia Giulia (59,1%) e superiore al 55% quella delle Marche (55,5%); tra il 50% e il 55% Piemonte (54,6%), Lombardia (53,3%), Emilia-Romagna (53%) e Sardegna (51%).
Per quanto riguarda lo smaltimento, testa a testa tra discarica – con il 37%, in calo rispetto al 2012 – e riciclaggio (in totale 38,7%). Il 14,6% del recupero di materia è costituito dalla sola frazione organica (umido+verde) ed il 24,1% dalle restanti frazioni merceologiche. Il rapporto Ispra sottolinea che differenziare costa meno: il costo specifico diretto di gestione della frazione indifferenziata ammonta a 22,35 eurocentesimi/kg, mentre quello delle raccolte differenziate (medio su tutte le frazioni merceologiche) è di 18,38 eurocentesimi/kg: nel dettaglio, circa 1,79 euro/kg per i farmaci scaduti (che rappresenta la voce che alza la media), 13 centesimi al chilo per la carta e cartone, 11,2 per il vetro, 23,1 per la plastica, 29,4 per i Raee, 23,4 per la frazione umida, 9,6 per la frazione verde. Dati che non comprendono l’importante valore aggiunto costituito dai materiali ottenuti dalle operazioni di recupero, che ritornano “in vita” consentendo un enorme risparmio in termini di materie prime vergini, energia ed emissioni nocive evitate. La strada che porta verso una corretta e sempre più massiccia raccolta differenziata è, senza dubbio, una scelta obbligata, il cui successo dipende in gran parte dalla responsabilità di ognuno di noi.
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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