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L’Europa dichiara guerra agli alieni

Approvato il nuovo regolamento europeo sulla gestione delle specie alloctone invasive, una grave minaccia per la biodiversità, l’economia e la salute

Scritto da il 28 ottobre 2014 alle 9:00 | 0 commenti

L’Europa dichiara guerra agli alieni

Vengono comunemente definite specie aliene, ma non hanno nulla di fantascientifico: si tratta di organismi non nativi dell’ambiente in cui si stabiliscono, generalmente importate dall’uomo per motivi economici o ludici, ma anche in modo non intenzionale. Il problema sorge quando questi organismi alloctoni diventano invasivi, riproducendosi allo stato selvatico e minacciando la nicchia ecologica di specie preesistenti locali, fino a portarle alla scomparsa. Si tratta quindi di una gravissima minaccia alla biodiversità, che causa profondi cambiamenti sui processi ecosistemici e rilevanti impatti socio-economici, anche attraverso danni diretti alla salute umana. In Italia, uno studio ha stimato che la nutria, importata dal Sud America, ha fatto tra il 1995 e il 2000 dei danni per un ammontare di circa due milioni e mezzo di euro all’anno, che in futuro potranno arrivare fino a 12 milioni di euro all’anno. Nel nostro Paese il fenomeno sta raggiungendo livelli preoccupanti, ed è arrivato a minacciare anche le colture più tipiche.

Molti di noi hanno avuto a che fare con alcune specie aliene, come la zanzara tigre e le alghe tossiche, ma queste non sono certo le uniche né le più pericolose. Basti pensare a quelle che creano danni ai prodotti agricoli o alle foreste, come il cinipide del castagno, l’insetto più nocivo per il castagno a livello mondiale; o a specie che, introdotte per allevamento a scopo alimentare, sono riuscite a fuggire e a diffondersi, come il gambero della Louisiana, che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del gambero di fiume italiano. Analoga situazione è rappresentata dalla vongola verace filippina, che in molte zone ha soppiantato la verace autoctona.
La crescente importanza di questo problema è dovuta principalmente all’incidenza della globalizzazione, che, con l’aumento degli scambi commerciali e degli spostamenti di persone, ha favorito il trasporto di queste specie attorno al globo. Secondo la Commissione europea, allo stato attuale sul territorio dell’Unione ci sono oltre 12.000 specie estranee, il 15% delle quali invasivo e in rapida crescita; ogni anno nell’Ue si contano danni per almeno 12 miliardi di euro, sotto forma di pericoli per la salute pubblica, di danni alle infrastrutture e perdita di raccolti agricoli.
Del resto gli organismi non rispettano i confini, e quindi è fondamentale che il problema venga affrontato a livello globale. Proprio in questi giorni è stato approvato il nuovo regolamento europeo, in vigore da gennaio 2015, che prevede l’elaborazione di un elenco di specie esotiche invasive di rilevanza per tutta l’Unione. A livello europeo esiste già una risorsa di questo tipo, l’Easin (European Alien Species Information Network), il cui ultimo aggiornamento risale a metà settembre. Le specie selezionate saranno bandite dall’Ue: non sarà più ammesso importarle, acquistarle, usarle, rilasciarle o venderle. Gli Stati membri dovranno organizzare controlli per prevenirne l’introduzione deliberata o accidentale. Il regolamento stabilisce, inoltre, una fase di preallarme, monitoraggio e risposta rapida: quando uno Stato individua una specie di rilevanza per l’Unione che sta iniziando a insediarsi, deve adottare immediatamente i provvedimenti necessari alla sua eradicazione. Se, invece, le specie invasive sono già ampiamente insediate e diffuse, gli Stati membri dovranno adottare misure e sistemi atti a minimizzare i danni.


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L'autore

Stefania Marra

Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.


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