l'osservatorio
L’in-sostenibile leggerezza dell’essere (umano)
Il celebre romanzo di Milan Kundera per parlare dell' indifferenza diffusa in tema di sostenibilità ambientale
Articolo a firma di Giuseppe Todisco
Prendendo in prestito il titolo del celebre romanzo di Milan Kundera (pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984), ci si vuole riferire in maniera diretta a quel senso di indifferenza che sembra pervaderci quando si deve affrontare oramai sempre più spesso il tema della Sostenibilità intesa come vera e propria cogente trasformazione culturale. Sarà forse perché ci siamo resi conto nostro malgrado e sulla nostra pelle, che il nostro quotidiano deve essere urgentemente implementato da «nuove» azioni aventi per obbiettivo, non più la crescita economica e quindi l’accumulo di ricchezza, ma l’avvio di una nuova epoca basata su prosperità equa e condivisa? Sarà forse perché tutti i catastrofici avvenimenti climatici che si sono succeduti in questi ultimi anni e le denunce del mondo scientifico sulla gravità della situazione ambientale non si sono mai tradotte in azioni concrete ne da parte del Primo ne del Secondo Settore, ne da parte della Società comune? In effetti è come se fossimo pervasi da indifferenza appunto e disattenzione, come se fossimo in grado di produrre solo effetti opposti a quello che la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo già dal lontano 1987, indicava come la direzione da prendere urgentemente per continuare a soddisfare i nostri bisogni senza compromettere quelli delle generazioni future. Questo perché in trent’anni non si è innescata alcuna sfida all’incapacità cronica di percorrere strade diverse dalle attuali in tutti i settori sociali ed economici, ne tanto meno, si sono notati significativi avanzamenti nella capacità di sviluppare le relazioni che legano gli esseri umani dal livello più basso a quello di Governance (buttom up). Molto lavoro in questo senso è stato fatto dalle commissioni tecniche succedutesi dal 2004 a Bruxelles, passando dalle vision sociali contenute nelle Direttive, al sistema di incentivazione centralizzata a mezzo della cooperazione e del cofinanziamento esecutivo della BEI. Ma se è vero che il senso profondo di questo immane lavoro dell’UE per la definizione di linee guida da applicare per il rinnovamento e l’efficientamento del nostro patrimonio, sono state adottate da oltre 6500 comuni, sono assai meno i PAES (Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile) prodotti e ancor meno quelli operativi, a soli quattro anni dalle scadenze imposte dal Protocollo di Kyoto al 2020. Il sostanza, è troppo tempo che non essendo più riconoscibile come fattore positivo il fattore crescita dell’economia o si da vita ad un diverso sviluppo equo o ci si auto-consuma fino all’esaurimento delle risorse, sempre più lontani dalla clima resilienza, o si riparte dalla sua radice Eco compatibile e se ne fa il baluardo dello sviluppo condiviso. Specie di fronte all’inarrestabile incremento demografico che al 2050 ci vedrà superare la soglia dei 9 miliardi di persone sul pianeta, la ricetta sembra semplice, molto più che giocare in borsa o frodare il fisco e consiste nell’avviare azioni incisive in modo sistematico e diffuso. Per esempio le otto «R» di A. Segrè, genererebbero processi di Ecologia Economica «Circolare» tanto cara al prof. G. Longhi. Si tratterebbe per ognuno di noi, di Rivalutare, Riusare, Riciclare, Rigenerare, Ristrutturare, Riconcettualizzare, Rilocalizzare, Ridistribuire ogni cosa già da domani, informando il nostro quotidiano per innescare processi virtuosi a tutte le scale urbane. Parole come Smart District, Smart Grid, Smart City, ICT, BIM, IoT , etc., rappresentano strumenti della famigerata Green Economy o Ecologia Economica, figlia dell’antico Borgo medievale a km zero (luogo di origine della Smart Life), divenuto oggi ovviamente connesso in rete (smart), che potrebbe (anzi dovrebbe) far sistema in Open Source, attraverso gli Open Data e la condivisione attiva, figlia della tecnologia ma anche della valorizzazione del patrimonio artistico nazionale, da mettere però «a rendita» (come d’altronde tutta la spesa pubblica) in una visione appunto etica e condivisa. Saremo mai noi questi Signori dell’Ecologia Economica? Una cosa è certa: il futuro è a portata di mano e per farlo nostro abbiamo tutti gli strumenti. Per ciò diamoci da fare! Non c’è davvero più tempo.
Condividi
Tag
L'autore
Redazione Web
Ultimi articoli
Più letti della settimana
- Come scegliere una stufa a pellet : Consumi, costi e dati tecnici sono i parametri riportati sull’etichetta dell’apparecchio e le caratteristiche della stan...
- NovaSomor vince la prima edizione del Klimahouse Startup Award : La startup di Rimini ha ideato un motore solare termodinamico a bassa temperatura applicato al sollevamento delle acque...
- Tutti gli studi : ...
- Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa : Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra...
- Pellet di qualità, istruzioni per l’acquisto : Quali sono i parametri utili per il consumatore all’acquisto del pellet? Qualità, innanzitutto, ma anche la lettura dell...