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Ambiente

Italiani ambientalisti, ma non troppo

Da un’indagine di Adiconsum ed Ecodom su 2.500 consumatori risulta che sia istituzioni che cittadini sono responsabili della salvaguardia dell’ambiente

Scritto da il 23 febbraio 2015 alle 9:00 | 0 commenti

Italiani ambientalisti, ma non troppo

Che rapporto hanno gli italiani con l’ambiente? Adottano comportamenti sostenibili nella vita di tutti i giorni? Sanno davvero dove buttare il vecchio cellulare o come smaltire il frigorifero rotto? Ha risposto a queste domande l’indagine online “Conosciamo l’ambiente”, condotta su un campione di circa 2.500 consumatori italiani da Adiconsum ed Ecodom (il principale consorzio italiano per il recupero e riciclaggio degli elettrodomestici), che su questo tema hanno anche organizzato una tavola rotonda. Tre i temi affrontati dai questionari: la conoscenza dei temi ambientali in generale, quella più specifica dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) e i problemi e le criticità della raccolta differenziata.

Il 60 per cento degli intervistati si sente “molto responsabile” in prima persona della salvaguardia dell’ambiente in cui vive, ben il 71 per cento del campione sostiene però che le responsabilità maggiori siano da attribuire alle istituzioni.
I consumi energetici sono al 1° posto tra i fattori critici su cui agire per migliorare la qualità dell’ambiente (85%). Seguono, a pari merito, con il 75 per cento delle risposte, l’inquinamento dell’acqua, la presenza degli elettrodi/antenne, lo spreco di acqua, l’inquinamento del suolo e del sottosuolo.
Solo il quattro per cento del campione ritiene ottima la qualità dell’ambiente in cui vive; per il nove per cento è buona, per il 16 sufficiente, scarsa per il 31 e discreta per il 40 per cento.
Il tema dei rifiuti elettrici ed elettronici sembra essere ben conosicuto: il 70 per cento del campione è in grado di dare una definizione corretta di Raee e il 90 per cento dichiara di sapere che è obbligatorio fare la raccolta differenziata anche per questa categoria di rifiuti; è però poco diffusa la corretta informazione sul livello di inquinamento prodotto dagli elettrodomestici dismessi.
A quanto pare, per lo smaltimento dei grandi elettrodomestici non ci sono problemi: il 74 per cento conferma di portarli all’isola ecologica e il 26 per cento si avvale dell’aiuto dell’azienda di igiene urbana per il ritiro a domicilio; mentre per quelli piccoli il sette per cento del campione dichiara di averli buttati nel sacco della spazzatura e il tre per cento nel cassonetto stradale; il restante 90 per cento dichiara che l’unica soluzione è portarli alle isole ecologiche.
Va notato che nessuno degli intervistati afferma di aver mai riconsegnato al proprio rivenditore un piccolo elettrodomestico rotto. Pochi conoscono, infatti, le nuove norme che disciplinano la raccolta dei Raee: dal mese di aprile 2014 è stato introdotto l’obbligo da parte dei rivenditori (per i negozi con superficie superiore ai 400 metri quadri) del ritiro “uno contro zero” dei Raee di piccolissime dimensioni. Solo il 60 per cento del campione sa che esiste l’obbligo di ritiro “uno contro uno” (in vigore da giugno 2010), ma è stato utilizzato da pochi.
La principale difficoltà nel differenziare i rifiuti risulta quella dovuta all’inadeguatezza del servizio di raccolta a domicilio (per il 57%), seguita dalla suddivisione dei rifiuti troppo complicata (29%) e dal limite posto dagli orari di apertura delle isole ecologiche (14%). Solo il due per cento del campione coinvolto giudica ottimo il sistema di raccolta differenziata del proprio Comune; per il 29 per cento è buono, discreto per il 22, sufficiente per il 18 e scarso per il 29.
“La sostenibilità ambientale ha delle potenzialità enormi per lo sviluppo del Paese – ha commentato Pietro Giordano, rresidente nazionale di Adiconsum -. All’informazione e alla consapevolezza dell’importanza dello smaltimento va accompagnata l’informazione e la consapevolezza dell’importanza del recupero e del riciclo”.


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L'autore

Stefania Marra

Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.


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