innovazione sostenibile
Innovazione eco: il mattone che nasce dalla sabbia
Un’idea che potrebbe rivoluzionare il settore edile. Si chiama bioMason ed è un mattone che nasce da sabbia e batteri, senza emissione di CO2
Una novità molto interessante nel campo della bioedilizia si chiama bioMason ed è un mattone che non viene cotto ma si “coltiva”. Con un procedimento che imita la formazione delle barriere coralline, questo nuovo materiale “nasce” dalla sabbia grazie ad elementi naturali (azoto, calcio ed acqua) che si combinano e cristallizzano attraverso la digestione operata da alcuni batteri; quando il cibo finisce e questi microrganismi muoiono, il mattone è pronto per essere utilizzato, senza bisogno della cottura ad alte temperature, processo molto impattante. Si calcola che l’attuale procedimento di fabbricazione di mattoni provochi l’emissione di 800 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Non è un caso quindi che questa start-up abbia vinto numerosi e importanti premi per l’innovazione ecosostenibile. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati il “Cradle to Cradle Products Innovation Challenge” – concorso internazionale che annualmente valuta e seleziona i migliori materiali edili dal punto di vista di innovazione, sostenibilità, salute e correttezza sociale – e il “Postcode Lottery Green Challenge 2013”, che ha assegnato alla giovane compagnia, nata nel 2012, 500.000 euro per la realizzazione di questo rivoluzionario processo per la produzione di mattoni CO2-free.
“Grazie a questo premio riusciremo a raggiungere risultati significativi più in fretta e a lanciare la produzione su larga scala del nostro mattone sostenibile. Si tratta di un enorme incoraggiamento”, ha dichiarato Ginger Dosier, Ceo della compagnia e creatrice del bio-mattone, idea su cui lavora da nove anni.
Ginger Dosier è di formazione architetta ma specializzata in scienza dei materiali, in particolare con basi microbiologiche. È lei stessa che in un video presenta la sua invenzione, che potrebbe rivoluzionare il settore edilizio, al quale viene imputato ben il 40% delle emissioni di anidride carbonica globali. Oltre alla fase di cottura, infatti, anche quella di estrazione dell’argilla è energivora. BioMason usa invece un’altra materia prima, molto più a portata di mano: la sabbia.
Condividi
Tag
L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
Ultimi articoli
Più letti della settimana
- Come scegliere una stufa a pellet : Consumi, costi e dati tecnici sono i parametri riportati sull’etichetta dell’apparecchio e le caratteristiche della stan...
- NovaSomor vince la prima edizione del Klimahouse Startup Award : La startup di Rimini ha ideato un motore solare termodinamico a bassa temperatura applicato al sollevamento delle acque...
- Tutti gli studi : ...
- Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa : Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra...
- Pellet di qualità, istruzioni per l’acquisto : Quali sono i parametri utili per il consumatore all’acquisto del pellet? Qualità, innanzitutto, ma anche la lettura dell...