Riciclo & riuso
Energia dagli pneumatici fuori uso, ci pensa Tygre
Un progetto europeo coordinato dall’Enea punta a riutilizzare gli pneumatici fuori uso per generare energia. Ma ci sono altri usi dei Pfu: ecco quali
Photo: Derek Harper
Dove vanno gli pneumatici, una volta giunti a fine vita? Non è una questione da poco dato che ogni anno nel mondo quasi 1 miliardo di pneumatici vengono dismessi e la quantità è in costante crescita; solo nell’UE sono circa 350 milioni e in Italia (fonte: Ecopneus) devono esserne gestite 380.000 tonnellate di pneumatici fuori uso (Pfu). Tali prodotti di scarto costituiscono dei rifiuti ingombranti e inquinanti, se non adeguatamente gestiti.
A questo tema l’Enea fornisce una risposta attraverso TyGRe. Si tratta di un impianto prototipo realizzato nell’ambito del progetto europeo coordinato dall’Agenzia nazionale, che permette di sperimentare un processo innovativo di recupero di Pfu. In tale impianto si possono trattare 20 kg all’ora di pneumatici a fine vita da cui ricavare energia e materiali ad alto valore aggiunto, spiega Enea, segnalando inoltre che da questo processo si ottengono due prodotti principali: un gas ricco in idrogeno, metano e monossido e biossido di carbonio, utilizzabile per scopi energetici e il carburo di silicio. Quest’ultimo è un materiale ceramico di elevato valore commerciale che trova un ampio impiego in diversi settori industriali, spaziando dall’elettronica (dispositivi ad alta potenza, alta frequenza e alte temperature), l’aerospaziale (schermatura termica), al settore automobilistico (sistemi frenanti) e siderurgico (fabbricazione dell’acciaio).
È un esempio interessante, quello di Tygre, ma non l’unico: basti considerare che l’utilizzo dei materiali derivanti da Pfu in applicazioni diverse dalla loro funzione originaria ha trovato negli anni numerose destinazioni. Tra queste (segnala Ecopneus, la onlus nata per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e la destinazione finale dei Pfu) sono reimpiegati dopo debita riduzione, in cementifici nei processi di co-incenerimento. Oppure il polverino di gomma, debitamente ripulita da parti metalliche e fibre tessili, entra in gioco nella produzione di asfalti modificati, per superfici sportive, materiali isolanti e elementi di arredo urbano.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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